L'esultanza di Kunitz dopo il goal in finale

L’esultanza di Kunitz dopo il goal in finale

I tifosi dei Pittsburgh Penguins a Sochi non sono rimasti delusi, nel bene o nel male la franchigia è stata rappresentata da diversi giocatori che tornano in Pennsylvania con 4 medaglie, l’oro per Crosby e Kunitz e il bronzo per Jokinen e Maatta.

Non tutti però rientrano galvanizzati e pronti per la fase finale della Nhl.

Promossi

Di ottimo umore è certamente il gioiellino Maatta, pesa come un macigno l’errore che ha contribuito al pareggio svedese in semifinale ma tutto sommato l’esperienza di Sochi lo fa crescere ulteriormente, ricordando che gioca come un veterano ma ha appena 20 anni e che i Penguins in difesa hanno diversi grattacapi.

Col sorriso chiude l’esperienza di Sochi anche Chris Kunitz, l’attaccante è stato bersaglio della critica quando il Canada difettava in attacco e Kunitz era, “solo” la spalla adatta di Crosby, dimenticando che parte dei successi Penguins in regular season passano per i suoi gol.

Kunitz ha litigato col gol in tutto il torneo ma ha segnato la rete che ha chiuso i giochi verso la medaglia d’oro, la sufficienza al suo torneo la strappa.

Sufficienza consegnata anche a Sidney Crosby, trattandosi del fenomeno mondiale ci si aspetta sempre di più rispetto ai 2 assist nelle ultime 3 gare, in ogni caso la sua firma nel successo finale c’è ed è come al solito di classe.

Vista però l’avventura di Ovechkin a Sochi per Crosby si apre ancor di più l’essere leggenda dell’hockey mondiale, 2 medaglie d’oro e altrettante reti nelle finali, preziosa questa del 2014 a sigillare la vittoria, gloriosa quella del 2010 con il gol decisivo, con un 2 a 0 nell’eterno confronto con il Re dei Capitals ancora a bocca asciutta.

Non sfigura neanche Jussi Jokinen, la sua avventura si chiude col bronzo e con un gol nella disfatta Usa per 5 a 0.

Bocciati

Bocciatura intesa come delusione,al primo posto c’è un ex equo tra Evgeni Malkin e Dan Bylsma.

Entrambi hanno fatto il pieno di critiche, Malkin è stato l’ombra di se stesso, vuoi per un carattere chiuso in contrapposizione alla grande pressione che gravava sulla Russia ma il buon Geno non ha mai fatto vedere lampi della classe che ha e che lo rende uno dei tre migliori al mondo.

Malkin è naufragato nel gioco solista che il popolo russo temeva e che la Russia ha puntualmente prodotto, nessuna reazione d’orgoglio nella medaglia più attesa di Sochi.

Troppo poco per quel potenziale offensivo.

Per gli Usa si fa lo stesso discorso che tante volte ha caratterizzato i Penguins, belli nelle gare normali, neve al sole quando conta qualcosa.

Sino alla gara col Canada gli Usa hanno impressionato, bel gioco, tanti gol fatti e pochi subiti, con Orpik in difesa; poi una volta contro il Canada, come i Penguins nei playoff, ecco che s’inceppa il sistema Bylsma, in una sfida tra potenze mondiali deludente sotto il punto di vista dello spettacolo.

Col senno di poi tutti i ragionamenti sarebbero ininfluenti, se Bylsma avesse affrontato la Svezia il risultato sarebbe rimasto uguale come accaduto con la Finlandia per il bronzo, con Rask o Lundqvist a fermare un sistema offensivo che di colpo, nei suoi metodi, svanisce quando serve la zampata finale.

Dan Bylsma, come in Italia dove per i Mondiali tutti sono CT, deve affrontare ora i processi mediatici negli Usa  con i partiti del “con gli stessi giocatori di Bylsma io giocherei meglio” dimenticando che spesso il coach di Penguins è riemerso nonostante la squadra decimata.

In ogni caso ora si chiede di dimenticare tutto, svoltar pagina per Malkin e Bylsma e ricominciare l’avventura post Sochi con vista della Stanley Cup.

Anche in questa rincorsa Bylsma dovrà fare a meno di 2 pedine fondamentali, Martin out proprio durante i giochi per in problema alla mano e soprattutto Kris Letang, bersaglio numero 1 della sfortuna quest’anno.

Prima il ginocchio destro, poi il gomito sinistro fanno saltare gran parte della stagione del numero 58, niente in confronto a nausea e vertigini che si son presentate a fine gennaio sotto forma di malattia misteriosa.

Il responso è stato un trauma, Letang ha sofferto di un leggero ictus ed esami approfonditi hanno evidenziato un piccolo foro al cuore che si concretizza con difficoltà nella corsa e causa gli altri sintomi di cui ha sofferto Kris.

La diagnosi è far uso di anticoagulanti che lo costringerà a saltare quanto meno 6 settimane poi si procederà a valutare il ritorno sul ghiaccio o uno stop più lungo, in ogni caso la sua vita non è in pericolo e già questo, dopo l’iniziale spavento, è una vittoria.

Per Bylsma i problemi di Sochi sono niente, i Penguins hanno bisogno del vero Malkin e la conferma di Crosby, poi si potrà anche sognare.

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