NBA FINALS: COME GOLDEN STATE PUO’ RIBALTARE LA SERIE
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Analisi tecnica: gli Spurs e l’arte di adattarsi
Analisi tecnica Blake Griffin Chris Paul Clippers Jamal Crawford Manu Ginobili Marco Belinelli NBA NBA Playoffs spurs Tim Duncan Tony Parker
Duncan e Griffin: così lontani, così vicini
Corsa ai Playoff NBA: situazione a quattro giornate dalla fine
NBA – Memphis: finalmente Green
Quanto manca Zach Randolph ai Memphis Grizzlies
Analisi di una sconfitta: la difesa di Miami
NBA Finals 2014: le differenze fra Gara1 e Gara2
Non c’è bisogno di dirlo.. La differenza sostanziale tra gara 1 e gara 2 ha un nome, un cognome e un numero sulla maglia: LeBron James 6.
In gara 1 il suo plus-minus era pari a 0, finchè non è stato costretto ad abbandonare il campo dai ben noti problemi di crampi.
In gara 2 il plus minus è stato +11, ma è nel terzo quarto dove LeBron ha dato dimostrazione di voler a tutti i costi strappare il fattore campo agli Spurs:
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6/6 dal campo, 14 punti, una sensazione di onnipotenza “alla Bryant”. La cosa che più ha impressionato è il fatto che tutti e 14 i punti sono avvenuti con canestri fuori dall’area: due canestri da 3 punti, 3 canestri in jump shot e 1 canestro in step back. I restanti 21 punti sono stati equamente distribuiti: 12 in area pitturata, 4 ai tiri liberi, un canestro dalla media distanza e uno dalla lunga.
Difficilmente San Antonio sarà in grado di evitare il tiro dalla media o da tre del prescelto: comunque vada, gli Spurs si accontenteranno molto più volentieri di un tiro senza ritmo, piuttosto di una penetrazione e i conseguenti due/tre punti in area o lo scarico per il tiro da tre punti come è avvenuto in una delle azioni che han deciso la partita:
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Il pick&roll con l’uomo piccolo sul campo (Chalmers) è stato utilizzato moltissimo per favorire i cambi della difesa, e quindi favorire la marcatura di Parker su LeBron. Questo ha portato il 6 degli Heat a forzare e sbagliare qualche tiro di troppo nel primo quarto, ma molto spesso a innescare i tiratori.
Se infatti gli Spurs sono riusciti in parte ad arginare “He got game”, non sono riusciti a fare altrettanto sulle triple di Bosh e Lewis, non per niente lunghi atipici schierati da 4, al fianco di Andersen o (per pochissimi minuti) Haslem. Anche James Jones è stato schierato 6 minuti per questo motivo, non risultando però efficace (0/2 da tre punti).
Nel complesso, il primo tempo di gara 2 è stato leggermente più lento e giocato a metà campo rispetto al primo episodio, favorendo la squadra in trasferta che in questo modo è riuscita ad arginare le penetrazioni di Parker (marcato per questa occasione da LeBron) e gli assist (10 in gara 1) e le triple di Ginobili.
Il franco-belga ha infatti dovuto adattare il proprio gioco alla marcatura del prescelto, che gli ha evitato i tiri a lui più congeniali.
Rispetto infatti per esempio alla gara di regular season a San Antonio, dove Parker ha tirato 10 sui 14 totali all’interno dell’area, in gara 2 sono stati soltanto 5 dei 15 tiri tentati dal francese nel pitturato (4/5).
La differenza in chiave offensiva nel primo tempo per San Antonio è stata la presenza del terzo uomo sul pick&roll: la difesa di Miami infatti, tradizionalmente, raddoppia il portatore di palla, andando a far ruotare la difesa sul lungo che taglia; l’uomo chiave è quindi un terzo giocatore che riceve il passaggio dal palleggiatore e crea gioco per i compagni, facendo sponde e ribaltamenti. Stiamo parlando per la maggior parte dei casi di Thiago Splitter (5 assist alla fine):
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Questo tipo di azione ha permesso anche numerosi rimbalzi offensivi da parte degli Spurs, frutto delle rotazioni difensive degli Heat ridotte all’osso: 11 i rimbalzi offensivi di San Antonio, 7 del solo Tim Duncan che gli hanno permesso di raggiungere Magic Johnson a quota 157 doppie-doppie nei playoff.
Nel secondo tempo queste situazioni sono state limitate al massimo, merito degli Heat che hanno capito l’importanza del passatore e anche demerito degli Spurs, forse un po’ vittime della stanchezza dovuta ad una partita intensissima.
A proposito di stanchezza e intensità, a 48 ore da gara 2 stanotte si gioca già gara 3: scenario diverso, si gioca a Miami.
Molto probabilmente le rotazioni saranno allungate, giocare a questa intensità due giorni dopo e compreso un viaggio stressante non è sempre facile, soprattutto dal lato texano, viste le età di alcuni giocatori chiave.
Sarà fondamentale infatti vedere come le panchine (compreso il nostro Marco Belinelli) reagiranno e contribuiranno, nonostante da questo punto di vista l’ago della bilancia sia sempre stato a favore dei nero-argento (solo in gara 2 37 a 12 per gli Spurs).
Non ci resta che aspettare poche ore: alle 03:00 ore italiane avremo l’inizio del terzo capitolo!
NBA Finals 2014: Analisi Tattica
NBA – Miami cade Indianapolis, i Lakers a Houston, vittorie per Minnesota, Milwaukee e Brooklyn
PHILADELPHIA 89 – BROOKLYN 109
Deron Williams trascina i Brooklyn Nets alla vittoria a Philadelphia grazie a 22 punti, massimo per la sua squadra. I 20 di Blutche e i 23 rimbalzi di Reggie Evans danno una mano agli ospiti ad ottenere la W numero 210 in stagione. Per i padroni di casa stessa percentuale degli ospiti (48% complessivo) ma meno tiri tentati e soprattutto meno tiri liberi: 19-22 per Brooklyn, 6-10 per Phila. Holiday è il milgiore dei suoi con 19 punti.
INDIANA 87 – MIAMI 77
Nel remake della semifinale della Eastern Conference dell’anno scorso gli Indiana Pacers si prendono la rivincita contro i campioni uscenti Miami Heat. I Pacers vengono da 7 vittorie consecutive in casa e sono subito determinati ad andare in vantaggio: +1 alla sirena del primo quarto. Wade tiene a galla i suoi con 23 punti nel solo primo tempo ma i canestri di George (29 alla fine) spezzano in due la partita nel terzo quarto. Alla fine sarà +10 Pacers che che tirano il 36% dal campo ma 10-22 da tre punti. Wade chiude con 30 punti e James con 22 e 10 rimbalzi (33esima gara su 33 con più di 20 punti a referto).
MILWAUKEE 108 – PHOENIX 99
Dopo un vantaggio momentaneo dei Suns che alla sirena del primo quarto conducono 33 a 26, i Milwaukee Bucks trovano la via del canestro grazie a al solito Jennings (29 alla fine) e altri 6 giocatori in doppia cifra. Per i Suns non bastano i 21 di Dragic e le doppie doppie di Scola (12 + 10) e Gortat (16 + 14).
HOUSTON 125 – LOS ANGELES LAKERS 112
I Lakers privi di Howard, Gasol e Hill riescono a tenere botta fino al quarto quarto grazie a un buon attacco e un Nash ispirato che raggiunge durante la gara i 10 000 assist in carriera. Tutto il quintetto base losangeleno finirà in doppia cifra guidato da Metta WorldPeace con 24 punti (Kobe 20). Le penetrazioni dei padroni di casa sono inarrestabili: Harden chiude con 31 punti e 9 assist, Parsons 20 punti, Lin e Delfino 19. Houston chiude con il 55% dal campo e 18-23 ai liberi.
MINNESOTA 108 – ATLANTA 103
Nicola Pekovic trascina i Minnesota TWolves sopra il 50% di vittorie grazie a una prestazione da 25 punti e 18 rimbalzi. Agli Hawks non bastano 5 giocatori in doppia cifra fra cui Smith (21 punti, 13 rimbalzi e 7 assist) e Williams (21 punti e 8 assist). Buone notizie da Rubio che gioca 20 minuti e chiude con 4 punti tutti dalla lunetta e 8 assist.