Striscia aperta di vittorie per gli Orlando Magic che dopo un paio di sconfitte fisiologiche post-trade hanno inanellato nove W consecutive.
Le vittorie con San Antonio e Boston, le due migliori squadre della Lega, hanno riportato fiducia ed entusiasmo, quelle seguenti con squadre alla portata come Cavs, Nets, Bucks, Warriors e Rockets hanno consolidato l’idea che gli scambi orchestrati da Otis Smith possano dimostrarsi un upgrade per la squadra.
Le ultime due vittorie con Houston e Dallas sono la conferma di un gioco ritrovato e di una strada appena imboccata che sembra poter essere quella giusta.
La svolta è avvenuta nel doppio confronto con Spurs e Celtics. Reduci da due sole vittorie nelle precedenti dieci gare le due partite con le squadre capofila della Lega potevano rincarare i dubbi sull’effettiva competitività dei Magic in questa stagione o segnare un punto di svolta.
Queste due partite sono state diametralmente opposte, quella con gli Spurs ha mostrato quello che possono essere i Magic al loro meglio in attacco, quella con Boston ha sottolineato i difetti di un sistema basato sui tiratori, ma il risultato finale ha sorriso in entrambi i casi a Orlando.
Vero è che sia San Antonio che Boston non si presentavano al meglio ma soprattutto la partita con i Celtics è stata giocata come se fosse una partita di post season.
Gli Spurs alla seconda partita in due giorni si sono arresi a metà gara impotenti davanti ad una Orlando che ha sfiorato il 60% dal campo con il 52% da tre. Attacco equilibrato e minuti per tutti i giocatori dei Magic con Howard immarcabile autore di 29 punti.
La partita natalizia con i Celtics privi di Rondo è stata intensa come una partita di play-off e i Magic hanno dato un segnale importante in una serata pessima al tiro, sotto il 40% complessivo.
Protagonista inatteso è stato Brandon Bass. Con Howard frustrato in panchina per problemi di falli e con un solo canestro dal campo in tutta la partita Van Gundy ha optato per uno schieramento con Bass centro spesso in una difesa a zona per colmare l’assenza del suo centro titolare.
La rotazione a soli otto giocatori è la prima indicazione di quello che potrebbe essere nei playoff. Duhon, Williams, Clark e persino Quentin Richardson spettatori non paganti per l’intera gara. Interessante anche il quintetto per il finale: Nelson, Redick, Turkoglu, Bass e Howard. Van Gundy almeno per ora si fida dei giocatori che allena da più tempo e sanno cosa lui voglia. Per Arenas e J Richardson solo panchina.
Solo col tempo i nuovi arrivati potranno integrarsi al meglio e Orlando potrà consolidare la difesa e sviluppare l’attacco. La difesa infatti è quella che sembra aver subito maggiormente il cambio. Se in attacco ci si può affidare maggiormente al talento individuale i meccanismi difensivi devono essere coordinati alla perfezione per rendere al massimo. Anche l’attacco per ora si basa su pochissime opzioni. Come sottolinea Redick contro gli Spurs i Magic hanno chiamato solo cinque giochi diversi.
A riprova di questo Orlando nella striscia vincente non ha mai convinto per i quarantotto minuti di ogni gara. Spesso ha regalato un tempo agli avversari subendo più di 50 punti con Dallas, Houston e svegliandosi nella seconda parte, segno questo che per ora basta il talento offensivo ma la solidità difensiva è ancora lontana dall’esser trovata.
I cambiamenti che si sono notati fin da subito sono la volontà di alzare il ritmo di gioco e cercare più soluzioni in transizione e una miglior circolazione di palla. Carter e Lewis sfruttavano molto isolamenti e pick and roll mentre Turkoglu, il vero playmaker della squadra, ha più propensione nel cercare il compagno libero. Conseguenza diretta di ciò è il numero incrementato di assist della squadra che prima delle trade era nelle ultime posizioni per assist di squadra.
Sia Richardson che Arenas però devono abituarsi alla presenza di Howard. La volontà di passare la palla in area è evidente tanto come le scelte nel farlo spesso sono rivedibili e portano a palle perse. Entrambi arrivano da anni in squadre senza centri dominanti che esigono spazio e possessi come Howard. Anche i rispettivi ruoli sono cambiati.
Arenas passa da giocatore di riferimento a cambio di Nelson e per ora la forma fisica non lo aiuta certamente. Se in futuro riuscirà a tenere il campo non sofferendo troppo in difesa potrà essere schierato al fianco di Nelson liberandosi da qualsiasi compito di costruzione di gioco avendo anche a fianco un giocatore molto più adatto come Turkoglu.
Richardson passa dall’essere il riferimento offensivo dei Suns ad un giocatore forse più di ruolo ma nello stesso tempo più importante. La sua fisicità aggiunge forza in un reparto, quello degli esterni, che deve subire gli svantaggi di avere Nelson, Arenas e Redick. In attacco se confermerà la precisione al tiro degli ultimi anni potrà sfruttare al meglio gli spazzi creati da Howard in post e da Turkoglu e Nelson dagli scarichi.
Chi ha avuto i benefici migliori dal ritorno in Florida è sicuramente Turkoglu. Il giocatore turco si ritrova in un sistema di gioco per lui ideale e un allenatore che crede nelle sue qualità. Le statistiche, da prendere con le pinze per lo scarso numero di partite giocate, lievitano però in ogni voce tranne che per rimbalzi offensivi e stoppate, l’habitat naturale di Dwight Howard.
Se a Phoenix il ruolo di Turkoglu non era ben definito, in bilico tra titolare e riserva, Van Gundy ne ha fatto il perno della gestione offensiva della squadra, schierandolo in quintetto e utilizzandolo per oltre trenta minuti di media a partita, quasi dieci in più di quelli giocati in Arizona.
Consequenziale è l’aumento della media punti, dei rimbalzi ma da sottolineare è il numero di assist, media più che raddoppiata. La partita con Dallas vede mettere a referto ben 17 assist. Le percentuali di tiro sono costanti, con un leggero miglioramento in generale ma in lieve peggioramento nel tiro da tre.
Gli Orlando Magic con le nove vittorie consecutive eguagliano il record di franchigia ma mostrano ancora una fase difensiva ancora da consolidare. Quello che emerge è un ritrovato gioco offensivo.
La grande scommessa per il futuro è sicuramente Arenas. Nei piani e nelle speranze della dirigenza Magic c’è l’idea di un giocatore ritrovato fisicamente che possa dare minuti di qualità dalla panchina, guidando il secondo quintetto anche con la libertà di poter forzare ma con la speranza che possa risultare ancora una volta decisivo.
ottimo articolo!
Potrebbe essere l’anno buono
Mah, sempre dell’idea che con la tattica stile playstation “via di bombe da 3 e che dio ce le mandi buone” non vinceranno mai un beneamato cazzo (giustamente)!!!
il fatto è che quest’anno non ci sono solo le bombe, nella striscia di nove vittorie per due volte siamo stati sotto al 35 per cento, e si è vinto lo stesso, contro i boston che era in serie positiva di oltre dieci partite, J-Rich e Arenas e Bass sanno attaccare il ferro, quindi ci danno una validissima alternativa al gioco da tre, per non parlare di un Howard che nell’anno in cui tutti abbassano le medie realizzative, lui le alza.
Se riuscissimo a trovare un centro difensivo, magari sacrificando solo Duhon, saremmo quasi perfetti.