I Giants sono i protagonisti assoluti di questa ultima quindicina: rimontano Colorado grazie ad una serie di 6 vittorie consecutive e poi iniziano un balletto con i Rockies che prevede lo scambio della testa della division a più riprese.

Attualmente SF è avanti di mezza partita, quando sta per iniziare l’Interleague ma la notizia e` che nessun altro sembra poter insidiare il primato delle due.

I Giants hanno ormai preso i Rockies. La NL West sembra una corsa a due!

I Dodgers, che erano i più accreditati alla lotta, si stanno allontanando parecchio (5 match) mentre avanza Arizona (-4) che, al momento, pare quella con più possibilità di rientro.
Malino anche S.Diego (-5.5), anche se sta segnando qualche punto in più del solito.

 

Scendiamo allora nel dettaglio.

S.Francisco Giants (24-19)

I Giants iniziano un homestand di 6 partite con lo scontro diretto contro Colorado, a casa propria.
Sarà un doppio sweep e la gloria andrà soprattutto ai lanciatori: i Giants saranno la prima squadra nella storia della MLB a fare uno sweep casalingo di almeno 6 partite senza segnare più di 4 punti in nessuna delle gare.
Inizia Cain che ringrazierà Schieroltz e Freddy Sanchez per la rimonta sul bullpen dei Rockies (4-3); segue Bumgarner, che insegue inutilmente la prima W della stagione, che lancia bene ma è Fontenot a dare il 3-2 finale al nono.
Lo sweep è completato dal sorprendente Vogelsong che annulla le mazze dei Rockies e rende sufficienti le due hits (3 RBI) di Ross per il 3-0 finale, sia della partita che della serie.

Arrivano poi i D’Backs, sulla carta più abbordabili ma non sarà così sul diamante. Da segnalare, nel frattempo, il rientro dalla DL di De Rosa e di Torres.

Un entusiasmante duello tra Lincecum e Kennedy apre le danze ma dovranno uscire (dopo 8 IP) i fenomeni per vedere un punto a tabellone; sarà quello nato dal singolo di Ross ma preparato dal velocissimo Ford con una determinate rubata di seconda, in pinch running per Posey.
Ben più ricca di punti gara 2, dove Sanchez concede 3 punti ma vede i suoi rimontare su Gallaraga (Tejada e Torres protagonisti) ed il bullpen sigillare la vittoria, anche se Wilson rischia un po’ ma mette in cassa la 12° save.
Lo sweep si conclude con colui che aveva iniziato la striscia, ovvero Cain; l’asso concede i primi punti solo nell’ottavo, aiutato anche dai rilievi, ma il 3-2 regge.
Buone notizie ancora da Schieroltz, con 3 valide ed una ottima difesa.

Lasciato l’AT&T, i Giants perdono il tocco magico e vengono travolti dai Cubs al Wrigley Field. Bumgarner perde la sua sesta decision pur tenendo nel match per 6 inning la squadra che vede sfuggire inesorabilmente il match per colpa di Affeldt, Mota e Runzler.
A nulla valgono gli sforzi di Huff e Ross (2 RBI a testa) e l’ennesima buona prova di Torres, sempre positivo da quando è tornato a roster.
E’ Vogelsong a ristabilire il buon umore in casa Giants lanciando 6 scoreless innings che quasi coincidevano con un mini complete game visto che la gara sarà fermata per pioggia sul 3-0 alla fine del settimo, pioggia che farà cancellare gara 3 a data da destinarsi.

Lincecum viene così spostato sull’opener in Colorado, contro i diretti inseguitori in classifica: sembrerebbe una buona cosa per Bochy ma non sarà così perchè The freak sbanda paurosamente e vanifica con una inconsueta brutta uscita gli HR di Torres e Schieroltz che stavano tenendo in partita gli arancio neri.
Viene persa anche gara 2, dove Sanchez è fantastico per 7 IP ma nell’ottavo inizia a subire valide; un suo errore di lancio peggiora la situazione e, quando entra Lopez per tentare di uscire dai guai, finisce per subire le valide decisive.
La doppia sconfitta nel confronto diretto riconsegna la testa della classifica a Colorado ma i Giants sapranno reagire, conquistando un mini sweep a LA e riguadagnando la testa con il minimo scarto.

In gara 1, è Ross l’eroe con un 3 run HR nel nono dopo che Wilson, chiamato già nell’ottavo inning, aveva subito la rimonta dei Dodgers e Cain aveva portato i suoi comodamente sino a lì.
Lo stesso Wilson rischia molto anche in gara 2 e deve ringraziare Schieroltz che lo toglie dai guai con una bella presa al volo a basi piene, preservando il 3-1, nella prima vittoria stagionale dell’ottimo Bumgarner che sfiora il complete game (8.2 IP).
Unica nota stonata, il nuovo infortunio a De Rosa, con Burriss che torna per cercare di rendersi utile dalla panca.

In ogni caso, una ottima quindicina per i Giants che hanno recuperato il distacco che li separava dai Rockies ed adesso guidano la division: un plauso speciale a Vogelsong che emerge nel gruppo dei lanciatori, gruppo notoriamente votato all’eccellenza.
In attacco, il rientro di Torres si è fatto sentire particolarmente, così come quello di Ross mentre Posey, Sanchez e Huff ancora si mantengono al minimo sindacale.
Ottimo, senza se e senza ma, Schieroltz.

Colorado Rockies (23-19)

La paralisi che attanaglia l’attacco dei Rockies non trova rimedio contro i Giants, a SF: una promettente uscita di Jimenez (nonostante 5 BB) ed il 100° HR di Tulowitski non bastano ad impedire la rimonta dei Giants che sfruttano la serataccia di Betancourt e di Paulino.
Sarà lo stesso Paulino a concedere un’altra walk off win anche in gara 2, dopo che Mortensen aveva rivaleggiato in bravura con Bumgarner ed Helton aveva messo i punti del pari al settimo inning.
Lo sweep si completa con un 3-0 finale dove De La Rosa concede troppe walk e l’attacco non riesce a trovare le contromisure a Vogelsong.
Il ritorno al Coors non tonifica le mazze dei Rockies se non quella di Iannetta, in netta ripresa dopo un inizio tremendo; buon per Tracy che Chacin sforni una ottima uscita ed il bullpen regga egregiamente, salvando una vittoria di stretta misura (1-2).
Vittoria che i Mets restituiscono la sera dopo, nonostante i solo shots di Tulowitski e Gonzales; Hammell lancia in profondità nel match ma incassa la sconfitta (3-4).
Nel rubber match, Colorado si deve inchinare a Beltran che spara 3 HR contro 3 pitcher diversi (Jimenez, nuovamente inguardabile, Morales e Lindstrom, sinora quasi intoccabile); inutili i fuoricampo del bravo Herrera e del solito Helton.
Con questa sconfitta, i Rockies cedono la leadership della division ai caldissimi Giants, vanificando l’ottimo avvio che li aveva contraddistinti.
Arrivano però i Padres al Coors ed i benefici si avvertono immediatamente: nonostante un De La Rosa inefficace, l’attacco produce in abbondanza, capeggiato da Tulowitski (3/5, HR, 3 RBI) che trova compagnia in Smith, Herrera e Spilborghs (dentro al posto dell’acciaccato Fowler) per collezionare 16 hits e 12 runs.
La partita segna anche il rientro di Wiggington al posto del fantasma di Stewart, per il quale ormai si stanno perdendo tutte le speranze.
In gara 2, Helton, Tulowitski e Gonzales regalano un margine rassicurante a Chacin che domina per quasi 5 inning per poi, con un doppio errore, far iniziare la rimonta ai Padres che abuseranno di Betancourt e Street per pareggiare la serie.
Brutta occasione persa, anche perchè S.Diego ci prende gusto ed asfalta Hammell nel rubber game: serie persa, nonostante Helton continui a battere come un dannato.

I Giants si stanno allontanando in classifica ma sono proprio loro a rendere visita al Coors: la buona giornata di Fowler ed Herrera è capitalizzata da Tulowitski e Gonzales che costringono Lincecum a scendere dal monte prima della fine del sesto con 7 punti a carico.
Sono più che abbastanza per il buon Mortensen e per il bullpen, dove ancora Betancourt offre qualche brivido ma il tutto finisce senza danni e con la vittoria.
I Rockies successivamente stentano moltissimo contro Sanchez fino all’ottavo quando riescono finalmente a colpirlo con decisione ancora con Gonzales che mette a segno i 2 RBI del sorpasso (5-3).
Da segnalare un Jimenez con maggiore controllo del solito, anche se ancora lontano da quello del 2010.

Purtroppo per Colorado, arriva la proibitiva trasferta di Philadelphia ma i Rockies, dopo aver perso gara 1 (1-2) di stretta misura mostrando un De La Rosa in gran spolvero, riescono ad impattare la serie grazie ad una eccezionale prestazione di Giambi che mette 3 HR e tutti e sette gli RBI che bastano ed avanzano a Chacin per veicolare a casa il match (7-1).

Attendendo che Tulowitski e Gonzales tornino il dynamic duo che tutti conoscono, anche se specialmente di Tulo e dei suoi 11 HR non si può certo lamentarsi, è Helton il migliore del gruppo; il veteranissimo non ha più la potenza di un tempo ma batte 0.323 (6 HR, 20 RBI) ed è indiscutibilmente presente ogni volta che serve.
Bene ancora il giovane Herrera, ormai stratitolare in 2B.
Alterni i lanciatori ma Chacin e Mortensen meritano certamente un plauso particolare.
A margine, la cessione del rilievo Morales ai Red Sox; arriverà a sostituirlo dalle minors l’altro rilievo Daley.

Arizona D’Backs (20-23)

Non fortunatissimi in questo periodo i D’Backs; lottano sino alla fine tutte le partite che inesorabilmente alla fine perdono.
Si inzia al Petco Park, contro i Padres: un Gallaraga con enormi problemi di controllo va sotto ma, complice un errore, l’attacco riesce a recuperare 3 punti a Bell (un vero miracolo) nel nono.
All’11° inning, sarà Demel a concedere la walk off win (3-4).
Hudson domina gara 2, non concedendo nulla ai Padres mentre Roberts e Upton pensano bene a mettere fieno in cascina per un rotondo 6-0.
Il rubber game vede Saunders andare sotto subito (4 runs nel primo inning) ed a nulla vale il suo impegno anche al piatto (2 su 2, 1 RBI), così come le 5 valide tra Montero e Mora: è ancora 3-4 e la serie scivola via.

Non va certo meglio a S.Francisco: uno splendido Kennedy equivale Lincecum ma Hernandez cede un punto nel nono per un bruciante 0-1 ad aprire la serie.
Segue l’ennesima magra prova di Gallaraga che vanifica i 2 RBI del backup Blanco e l’ottima prestazione del bullpen; sarà 3-4.
Chiude lo sweep un 2-3 dove Hudson lancia discretamente ma Cain si rivela montagna troppo alta per gli scalatori di Arizona.

Ancora in trasferta, i D’Backs stavolta visitano LA.
La musica non cambia: Saunders non demerita ma fa entrare 4 runs, troppe quando sul monte avversario c’è Kershaw anche se, sceso il giovane asso, Arizona rischia la rimonta sul bullpen losangelino, rimonta che rimane corta di un punto (3-4, tanto per cambiare).
Per fortuna, il vento cambia la sera dopo quando i D’Backs portano a casa il match battendo una sola valida e sfruttando la splendida uscita di Collmenter che, dopo aver mostrato il suo valore da rilievo, torna al suo mestiere più classico di partente e dimostra di meritare ampiamente il posto in rotazione.
Arizona poi vincerà addirittura la serie grazie a Kennedy ed agli HR di Nady e Roberts; nelle due vittorie, un plauso al bullpen con Heilman, Vasquez, Hernandez e Putz perfetti per 6 IP.

Purtroppo per Arizona, al ritorno a casa contro i Padres è il turno di Gallaraga a lanciare: l’ennesima magra prova del partente ed un paio di errori difensivi danno via libera ai Padres che passeggiano (8-4) nonostante gli HR di Blanco e Upton.
La prestazione vale l’esclusione dal roster per il pitcher.
Tutt’altra musica in gara 2 dove Hudson inanella la quinta quality start di fila, zittisce i caldissimi Padres e gode dell’ampio supporto che Parra, Montero e Upton gli mettono a disposizione. Finisce 6-1, serie splittata.

Prima di ospitare Atlanta, Arizona registra il prezioso rientro di Bloomquist (al posto di Gallaraga) mentre Mora viene sostituito da Burroughs, assente dalle majors dal 2006.
In gara 1, l’eroe sarà Upton che metterà la valida decisiva all’11° inning per il 5-4 finale; bene Saunders sul monte, Roberts al piatto e Parra in difesa con 2 outfield assist.
Gara 2 invece vedrà l’ennesima spettacolare prova di Collmenter (6 IP, 2 hit) segnando il 12° scoreless IP da partente; il supporto per la meritata W arriva da Young (HR) e Miranda che sigillano l’inatesso mini sweep.

Meritavano forse di più i D’Backs, spesso sfortunati nelle partite punto a punto ma che sembrano avviati al raggiungimento di un record positivo.
Detto del fenomeno Collmenter, belle notizie arrivano da Kennedy e dal bullpen che, da insanabile lacuna, è diventato un assoluto punto di forza.
Persino Gutierrez, che abbiano denigrato pubblicamente più e più volte, sta lanciando benino mentre gli altri si attestano su livelli di assoluta eccellenza.
Con Young, Upton e Roberts a produrre regolarmente, ormai stiamo parlando di un team equilibrato che, se Duke rientrerà in forma, potrebbe persino dare fastidio alle zone alte della classifica.

Los Angeles Dodgers (20-25)

I Dodgers perdono subito Broxton (DL) prima di trasferirsi a NY per la serie contro i Mets. A roster si registra il rientro di Jansen.
Una brutta uscita di Kuroda vanifica l’impegno del solito Ethier, che estende la sua striscia di partite con hit consecutive a 30; la sera dopo, la striscia si interromperà in una nuova sconfitta, caratterizzata da valanghe di occasioni non sfruttate per i blues ed una abituale defaillaince del bullpen.
Come al solito, è Kershaw ad invertire la tendenza, supportato dall’immenso Ethier in attacco; stavolta il bullpen concede meno del solito e Padilla riesce a strappare, non senza fatica, la sua seconda salvezza.

LA si sposta a Pittsburgh dove perde un contestatissimo opener che vede le espulsioni di Uribe e Mattingly su un chiaro errore arbitrale che frustra l’attacco sul 1-1 nell’ottavo inning; Billingsley, sino ad allora perfetto, e l’attualmente inguardabile Kuo, fanno la frittata nella parte bassa della ripresa.
A questo punto Kuo viene messo in DL (con colpevole ritardo) e viene chiamato Elbert per cercare di ridare un briciolo di considstenza al bullpen, che perderà anche Hawksworth per un lieve infortunio (DL anche per lui, viene chiamato il rookie Guerra).
Ormai in crisi conclamata, LA riesce a risollevarsi grazie a Lilly ed a una esplosione offensiva in gara 2: protagonisti inattesi sono Miles e Carroll che, piazzati nei primi due spot del lineup, stanno facendo più che bene.
Ne beneficiano Kemp ed Ethier che finalmente hanno qualcuno da spingere sulle basi; ne nascono 15 hits e 10 runs che pareggiano la serie che sarà successivamente vinta grazie ad una gemma di Kuroda che azzera totalmente le mazze dei Mets per un 2-0 finale.
La quarta partita sarà poi rinviata per pioggia.

Il ritorno al Dodgers Stadium vede l’ennesima brillante prova di Kershaw e l’ennesimo tentativo di gettare alle ortiche il match da parte di Guerrier e Padilla; buon per loro che Jensen li salvi bloccando la rimonta di Arizona.
In attacco, oltre ai Fantastici 4 (Miles, Carroll, Kemp ed Ethier), da segnalare il 7° HR di Barajas che batte poco ma spesso la butta fuori.
Vinta l’opener, LA trova il modo di perdere gara 2 subendo una sola hit, cosa che non gli succedeva dal 1914; Billingsley è stellare per 8 innings ma un suo errato tentativo di pickoff porta ad Arizona l’unico punto, unico ma sufficiente a perdere perchè l’attacco non cava un ragno dal buco.
Sarà poi Kennedy a zittire ancora i Dodgers nel 4-1 che chiude la serie, partita in cui Lilly sbaglia un inning e becca 4 punti tutti assieme.

Con il morale sotto ai tacchi, LA inizia la nuova serie contro i Brewers ma il canovaccio della storia è il medesimo: Garland offre una quality start ma 2 runs li concede, l’attacco totalizza un solo punto e l’opener scivola via.
Gara 2, che chiude la mini serie, vede un Kuroda in gran spolvero che non concede nulla per quasi 8 IP; Jensen e Guerrier pensano al resto e fanno bastare il 2 run HR di Kemp (8° stagionale) e l’insurance RBI di Sands nell’ottavo.

Prima dell’arrivo dei Giants, La perde l’ennesimo rilievo: è Padilla stavolta marcare visita e l’assenza peserà moltissimo in gara 1 dove i Dodgers organizzano una rimontona fino al 5-5 solo per vedere il disastroso Cormier, unico rilievo disponibile, gettare alle ortiche il match nel nono subendo tre punti. La scelta di fare uscire Kershaw nel sesto per un PH si rivela deleteria per Mattingly.
LA finisce di sprofondare in classifica perdendo anche gara 2, dove Billingsley tiene botta ma l’attacco non produce altro che un misero punto nel 1-3 che chiude la sfida.

Adesso si fa veramente grigia per i Dodgers, attualmente quarti, con un attacco che definire asfittico è quasi un complimento ed un bullpen povero di qualità e ridotto all’osso numericamente, nonostante i giovani Elbert e Guerra abbiano esordito egregiamente e Mc Dougal risulti l’unico veramente affidabile.
In attacco, le poche note liete vengono da Carroll e Miles mentre le prevedibili frenate di Ethier e Kemp erano da mettere in preventivo, nonostante i due siano ancora i leader offensivi assoluti del team.

S.Diego Padres (19-25)

I Padres iniziano la quindicina con una serie interna contro Arizona, senza Hundley (DL), con Phillips al suo posto a roster e Johnson dietro al piatto a ricevere: un ottimo Stauffer porta in dote a Bell un comodo 3-0 ma un errore difensivo di Headley consente il pari ad Arizona.
Il 3B si rifarà di lì a poco con una walk ottenuta a basi piene che assicura il 4-3 finale; l’unico a rimetterci sarà Bell che vede la sua striscia di salvezze consecutive fermarsi a 41.
C’è poco da fare contro Hudson la sera dopo, partita che segna la prima debacle di Moseley e che finisce 0-6 per gli ospiti, ma la serie va lo stesso ai Padres che, grazie a Cantu (3 run HR) ed a Harang (7 splendidi IP), vincono di misura (4-3) il rubber game.

La successiva trasferta a Milwaukee segna una pericolosa inversione di tendenza: i lanciatori di S.Diego, vera e unica forza del team, iniziano a far mancare il consueto apporto proprio quando l’attacco inizia a dare qualche timido segno di vita.
Latos perde il duello contro il rientrante asso Greinke (all’esordio stagionale), poi è Richard a soccombere malamente, nonostante i 6 runs di supporto che l’attacco offre.
Incredibile quello che succede in gara 3: Stauffer stenta, uscendo con 6 punti sul groppone dopo 5.1 IP ma l’attacco mette la bellezza di 23 hits che fruttano 13 runs.
Protagonisti principali sono Maybin e Bartlett con 4 hits, con Ludwick e Denorfia che si fermano a 3; non capiamo perchè Black si ostini a limitare le at bats di Denorfia, usato principalmente sinora come PH.

Evitato lo sweep a casa Brewers, i fraticelli visitano il Coors Field e Moseley fa la conoscenza con l’incubo dei lanciatori: è un tracollo per l’ormai ex leader ERA della lega che incassa 6 runs in 4 IP mentre altrettanti ne subisce il celebrato bullpen nelle persone di Scribner, Qualls e Frieri.
A poco vale la partitona di Maybin (2 HR, 3 RBI) se non ad aumentare le sue statistiche.
La sera seguente sembra andare ancora peggio ma, sotto 7-1, i Padres organizzano un super rimonta nei tre inning finali e rimontano fino al 9-7, con il 2 run HR finale ad opera di Hawpe, nel ballpark che lo ha reso noto a tutti ed davanti a coloro che sono stati suoi accaniti tifosi per anni.
Male Harang mentre invece ottimi Maybin, Ludwick e Patterson.
Nel rubber game, S.Diego conferma il risveglio offensivo degli ultimi giorni e batte Colorado 8-2, regalando a Latos la tanta agognata prima W del 2011: Ludwick (3 run HR) la fa da protagonista ancora una volta.

Ormai la tendenza sembra essersi invertita e la conferma arriva da Phoenix: in Arizona, Richard traballa un poco ma l’attacco travolge tutto e tutti e sforna altri 8 punti.
La potenza è ancora fornita da Ludwick (HR, 3 RBI) ma si segnalano anche Maybin, Headley e Bartlett (ottava consecutiva con almeno un RBI).

Le 3 valide di Denorfia (un suo triplo convertito in RBI dalla sac fly di Bartlett che allunga a 9 la sua striscia) e le due di Hawpe e Patterson non servono invece a Stauffer in gara 2 perchè il lanciatore subisce 4 run in poco più di 5 IP; anche Luebke, dopo un lungo periodo positivo, torna a concedere punti e la serie finisce in parità.

Arrivano poi i Brewers a confermare la parabola discendente di Moseley; a poco vale il 2 run HR di Ludwick perchè il partente subisce 3 runs e Gregerson mette fuori portata il match in rilievo.
S.Diego fa rientrare a roster Neshek ed Hudson(per Scribner e Forsythe) e sarà proprio l’eterno O Dog a mettere la sac fly che decide gara 2 al nono inning, dopo che gli attacchi erano rimasti all’asciutto per tutta la partita, grazie ad una super uscita di Harang.

La novità sui Padres è il declinante rendimento dei partenti, sinora punto di forza del team; il corrispondente risveglio di alcune mazze, tra tutti Ludwick ma bene anche Maybin, Bartlett e soprattutto Denorfia (tenuto troppo in naftalina da Black, sua culpa) rende il futuro un po’ meno fosco.
Se i lanciatori, come è nelle loro corde, si rimettono in riga i Padres potrebbero togliersi qualche soddisfazione, anche perchè il bullpen funziona alla grande.

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