David Freese, Daniel Descalso ed uno dei più incredibili finali di partita e di serie della storia del baseball…

Un finale veramente pazzo. Sembra proprio, in questi ultimi anni, che quando ci sono di mezzo i Cardinals possa sempre succedere qualcosa di inaspettato: rimonte, capovolgimenti epocali, crolli.

E’ l’imponderabilità che rende il Baseball speciale. E nessuno, nemmeno i sabermetrici, è in grado di commensurarne la fugacia e l’inafferrabilità.
E per questo credo che qualunque appassionato debba togliersi il cappello di fronte a questi “eroi”, degni rappresentanti della prestigiosa dinastia di una delle franchigie più antiche d’America, quella dei Redbirds.

Oggi, ci è dato di guardare le gesta degli uomini di St.Louis in questa NLDS, così come nella stagione regolare dello scorso anno e poi alle World Series, con la lente di ingrandimento dell’attualità: ogni gesto, ogni attimo di ogni partita assume un significato in sé e si mescola alle sensazioni del momento.

La grande gioia di chi vince. Lo sconforto di chi si vede sfuggire una vittoria così intensamente cercata per sei lunghi mesi, nell’arco di pochi minuti.

I minuti. Le ore. Sono queste le unità di misura con le quali ci confrontiamo nel commentare gli accadimenti di venerdì notte. I minuti tesissimi di quel nono inning che ha capovolto gli esiti di una intera stagione. Le ore che ci separano dalla prima sfida contro i Giants, domenica a San Francisco, per recuperare l’equilibrio fisico ed emotivo necessari per un confronto di cotanta importanza.

Ma c’è anche un’altra unità di misura, ben più intangibile per chi ha vissuto “in diretta” le emozioni di “duelli” tanto serrati nel presente della propria esistenza. E’ la storia. Invece della lente di ingrandimento utilizza il cannocchiale perché osserva tutto dalla giusta distanza. Quella necessaria per capire quando una vittoria non è solamente una vittoria, ma un “qualcosa” di più indefinibile, che rimarrà sui libri, che verrà narrato e magari anche ingigantito nei racconti tramandati ai propri figli, e poi ai nipoti, e così via.

E’ la storia che alimenta la leggenda. E i Cardinals, credo prorio di poterlo dire, hanno, in queste ultime due stagioni, contribuito a rendere grande e imperitura la leggenda del Vecchio Gioco. Ma facciamo un passo indietro.

Avevamo lasciato Washington in vantaggio per 1-0 contro i Cardinals dopo la loro primissima partita di Postseason dal lontanissimo 1933.
Tutto secondo copione, dunque. La miglior squadra della Regular season, i Nationals con le loro 98 vittorie, che ha la meglio sui Campioni del Mondo in carica, i Cardinals, freschi freschi di vittoria nella prima Wild Card Game della storia, dopo 88 vittorie in Regular.

C’è molta fiducia nella Capitale. Non solo il team ha dimostrato per una intera stagione di essere molto di più di un semplice assemblaggio di giovani giocatori molto promettenti. Le vicissitudini di questo 2012 ci hanno mostrato una squadra completa, capace di battere (.261 di media battuta nella Rs, quarti nella NL), di colpire con potenza (194 fuoricampo, secondi) e difendere (secondi con .985 di fielding pct., quarti quanto ad errori, con 94).

Ma soprattutto abbiamo visto un monte di lancio formidabile: i partenti dei Nationals hanno saputo ottenere 72 vittorie (primo posto), un ERA di 3.40 (primi), un WHIP di 1.22 (primi alla pari con i Phillies), una media battuta contro di .240 (ancora primi) e 855 K (terzi). Anche i rilievi si sono dimostrati all’altezza con un ERA di 3.22 (terzi nella Lega).

Proprio sul versante dei lanciatori, però, risiede la più grande e controversa delle incognite per Washington. Potranno fare a meno del loro asso, Stephen Strasburg, ed avere comunque successo nel loro cammino in Postseason?

Ciò che è assolutamente certo è che una prematura uscita degli uomini di Davey Johnson dai Playoffs, renderebbe la questione un vero e proprio tormentone, ancor più di quanto lo è stata nelle settimane passate a seguito della “messa a riposo” del loro miglior pitcher.

“Un investimento sul futuro”, “un progetto a lungo termine”. Così il general manager dei Nationals, Mike Rizzo, ha motivato la scelta sua, della dirigenza e dell’équipe di medici che ha seguito il cammino di recupero del giovane flame-thrower a seguito della cosiddetta “operazione di Tommy John”, un intervento ricostruttivo dei legamenti del gomito.

Prima di qualunque considerazione, credo sia necessario un rapido riassunto cronachistico delle quattro partite successive a Gara 1, della quale abbiamo già ampiamente trattato in precedenza.

GAME 2 – Garcia vs. Zimmermann

La sfida tra i due partenti non è durata molto.
Jaime Garcia ha dovuto abbandonare la partita al secondo per il riacutizzarsi di un infortunio alla spalla sinistra, dopo aver concesso agli avversari tre basi ball ed aver raggiunto il conto pieno su ben cinque battitori, totalizzando 51 lanci. Al suo posto Lance Lynn.

Su Garcia, al secondo inning, era entrato il primo punto della partita su singolo di Ian Desmond, base ball a Danny Espinosa e singolo con RBI del lanciatore avversario, Jordan Zimmermann.

La risposta dei Cardinals sul partente dei Nationals non si è fatta attendere a lungo. Parte bassa del secondo inning: ai singoli di Allen Craig e Yadier Molina, segue il doppio di David Freese. 1 a 1. Descalso, con un singolo, porta a casa il catcher di St.Louis per il 2-1. Entreranno ulteriori due punti su una rimbalzante all’interbase del pinch-hitter, Skip Schumaker, e su un singolo di Jon Jay che finirà out cercando di forzare l’arrivo in seconda.

L’inning successivo, il terzo, con due ulteriori valide, di cui un punto su home-run di Craig, sarà l’ultimo della partita per Jordan Zimmermann che conferma il proprio trend negativo contro i Cardinals, palesatosi nel corso della Regular season (9.12 ERA contro St.Louis).

La vita non sarà facile nemmeno per il sostituto, Craig Stammen, il quale subirà un fuoricampo da 3 punti dal primo uomo affrontato, Daniel Descalso, a seguito di un walk concesso a Pete Kozma, un bunt di sacrificio del pitcher Lynn e un errore del seconda base dei Nationals, Espinosa: 7 a 1.

Al quinto, Washington accorcia le distanze con due fuoricampo consecutivi di Ryan Zimmermann e Adam LaRoche. 7 a 3.
Sesto inning. Al posto di Lynn entra Joe Kelly che chiuderà la ripresa con tre rapidi out.

Al cambio campo, St.Louis allunga ancora, grazie ad un home-run su una linea a sinistra di Carlos Beltran sul nuovo entrato Michael Gonzalez.
Parte alta del settimo. A Joe Kelly subentra Edward Mujica. Jayson Werth, singolo al centro per lui, segnerà il punto del 4 a 8 a seguito del doppio di Bryce Harper, finalmente incisivo, e la volata di sacrificio di Ryan Zimmermann.

I due successivi attacchi si concludono con un nulla di fatto e con il susseguirsi di rilievi: Ryan Mattheus per i Nationals, Mitchell Boggs per i Cardinals.
Nella parte bassa dell’ottavo, St.Louis arrotonda il risultato con ulteriori quattro punti. Tanto valgono i due fuoricampo di Jon Jay (da due punti, con Kozma in base), prima, e di Beltran (il secondo della giornata; per lui 2 su 4, 1 BB, 3 RBI), poi, su Sean Burnett. Il doppio su line drive a sinistra di Craig sul neo entrato Tom Gorzelanny, porta a casa Matt Holliday per il definitivo 12 a 4. Al nono sarà Trevor Rosenthal a completare l’opera.

La serie si trasferirà ora a Washington sull’1 a 1.
Per St.Louis, in evidenza, oltre al già citato Beltran, Allen Craig (3 su 5, 1 RBI, 1 HR), Jon Jay (2 su 5, 3 RBI), Daniel Descalso (2 su 4, 2 RBI, 1 HR) e Yadier Molina (2 su 4, 1 BB).

Lanciatore vincente: Lance Lynn (3.0 IP, 3 valide, 2 punti guadagnati su di lui, 1 base per ball, 5 strike-out, 2 fuoricampo subiti). Perdente: Jordan Zimmermann (per lui 7 valide in 3.0 IP, 5 punti concessi, 2 K ed un home-run).

Uomo partita: Carlos Beltran.

Da segnalare la grandissima presa in sospensione alla recinzione di Jon Jay su lunga volata di Descalso.

GAME 3 –  Jackson vs. Carpenter

Prima partita di Playoff a Washington dopo 79 anni. L’eccitazione sugli spalti per i 45 mila del Nationals Park è alle stelle.

Per Edwin Jackson, starter dei Nationals, la partita segna il ritorno sul monte di lancio in Postseason dopo essere stato parte dei Cardinals che, lo scorso anno, vinsero le World Series. E, a giudicare dalla sua performance, sembra proprio che la sua ex-squadra gli risulti pesantemente indigesta.

I primi due inning saranno terribili per lui. Subirà ben 6 valide. Due al primo inning, con il doppio di Allen Craig che porta a casa Matt Holliday per il punto dell’1 a 0. Al secondo, al doppio e al singolo di David Freese e Daniel Descalso, segue l’home-run da tre punti di Pete Kozma, che porta il punteggio sul 4 a 0.

Nel frattempo, Chris Carpenter, reduce da una stagione abbreviata, e autore di un recupero in tempi record che gli ha permesso di potersi unire ai suoi nella fase decisiva della stagione, sembra essere il solito Carpenter di sempre: una macchina da Postseason. A parte qualche difficoltà al primo inning, non avrà problemi a gestire il line-up dei Nationals fino al quinto, quando due walk (Jayson Werth e Adam LaRoche) ed un singolo (Ryan Zimmermann) riempiono le basi con due out.

La volata di Michael Morse su Carlos Beltran permette comunque a Carpenter di chiudere la ripresa senza subire punti.
Sesto inning, attacco Cardinals. Craig Stammen subentra ad Edwin Jackson. E St.Louis gli dà il benvenuto. Al colpito su Molina, seguono il doppio di Freese e la volata di sacrificio di Descalso per il 5 a 0.

Al cambio campo, con due eliminati, finisce la gran partita di Carpenter (per lui, che risulterà vincente, 7 valide, nessun punto concesso, 2 basi per ball e 2 strike-out), sostituito da Trevor Rosenthal.

Al settimo inning, il nuovo pitcher di Washington, Christian Garcia, concede il walk a Molina con basi piene per il 6 a 0, vantaggio St.Louis.
Parte alta dell’ottavo. Sul monte per i Nationals, Ryan Mattheus. Con due out, un singolo di Jay ed un doppio per regola di campo di Beltran, portano uomini in seconda e terza base. Il singolo a sinistra di Matt Holliday li porta a casa entrambi per il definitivo 8 a 0.

Per St.Louis si avvicendano sul mound, negli inning finali, Salas e Kelly. Entrambi, così come Rosenthal, non concederanno punti né valide, completando la shutout che porta i Cardinals sul 2 a 1 nella serie per la grande delusione del rumoroso pubblico dei Nationals, accorso a tifare i propri beniamini.
Da segnalare le prestazioni di Matt Holliday (3 su 5, 2 RBI), Jon Jay (2 su 4), Carlos Beltran (2 su 4, 1 BB), Allen Craig (1 su 3, 2 basi per ball e un RBI) e Pete Kozma (1 su 5, fuoricampo da 3 punti).

Per Washington in luce Ryan Zimmermann e Ian Desmond, rispettivamente a 2 su 4 e 3 su 4. Lanciatore perdente: Edwin Jackson.

Man of the Game: lo starter, Chris Carpenter. La sua presenza sul monte sembra dare tranquillità ed equilibrio all’intera squadra.

Gara 4 diventa fondamentale per i Nationals, che devono rimettere assieme i cocci di due partite nelle quali hanno subito 27 valide e 20 punti dal line-up dei Cardinals, lasciando 20 corridori in base e battendo solamente 1 su 15 con uomini in posizione punto.

GAME 4 – Detwiler vs. Lohse

Nella decisiva Gara 4, si affrontano il pitcher di punta dei Cardinals, Kyle Lohse, e Ross Detwiler per Washington. La partita è uno scontro tra lanciatori, in una serie nella quale, fino ad ora, sono state le mazze ad avere la meglio.

I primi a colpire sono i Nationals, con il solo homer nella parte bassa del secondo inning ad opera di Adam LaRoche. Al cambio campo St.Louis rimette tutto in parità sull’unico vero momento di difficoltà del partente di Washington. Una base per ball a Pete Kozma, seguita dalla smorzata di scarificio di Kyle Lohse, fanno da preludio all’1 a 1 sulla volata out al centro di Carlos Beltran.

La partita scorre via veloce in equilibrio. Lohse lancia 7 riprese senza concedere altro alle mazze di Washington. All’ottavo, Mitchell Boggs prosegue il lavoro iniziato dal collega.

Sul fronte Nationals, Detwiler, per parte sua, lancia 6 riprese, anche lui senza permettere agli avversari altre segnature. Stessa cosa faranno i rilievi Jordan Zimmermann (inedito in questo ruolo), autore di tre K consecutivi, Tyler Clippard (anche lui autore di tre strike-out, intervallati da una base per ball) e Drew Storen. Tre inning di rilievo senza alcuna battuta valida.

Il momento clou arriva nella parte bassa del nono quando Lance Lynn, appena subentrato a Boggs, concede un fuoricampo a Jayson Werth.
E’ il tripudio, la tanto agognata vittoria in Postseason dei Nationals tra le mura amiche, dopo decenni di astinenza, è finalmente arrivata.

E Werth, Player of the Match per la prestazione “clutch” che ha tenuto in vita le speranze di migliaia di tifosi nella Capitale d’America, è l’eroe capace di portare la serie alla bella.

GAME 5 – Gonzalez vs. Wainwright

La gara della verità. Adam Wainwright, pitcher di comprovato valore, affronta una di quelle situazioni che un lanciatore mai vorrebbe trovarsi a dover fronteggiare nella partita decisiva di una serie di Playoffs.

La sua apparizione durerà solamente 2.1 innings, nei quali concederà veramente molto al line-up dei Nationals.
Quando entra Joe Kelly per sostituirlo, il match sembra ormai segnato: le 7 valide concesse, di cui 2 doppi, un triplo (per Bryce Harper due valide, un fuoricampo ed un triplo, e 2 RBI, numeri che rimarranno invariati fino al termine della partita per una prestazione, comunque, maiuscola) e 3 fuoricampo (oltre a quello di Harper, due home-run da due punti di Ryan Zimmermann e Michael Morse), determinano un deficit complessivo di 6 punti, che sembrano troppi perfino per le grandi mazze degli uomini di Mike Matheny.

Per dare un’idea comparativa circa la performance di Adam Wainwright, basti ricordare che solo due partenti prima di lui nella storia delle Major, avevano concesso 6 o più punti in meno di 3 innings in una “elimination game” nei Playoffs.

Ma, a partire dal quarto inning, qualcosa sembra poter accadere. La prestazione di Gio Gonzalez -il miglior pitcher dei Nationals, in assenza di Strasburg-, buona fino a quel momento, subisce un crollo. Gli spettri di Gara 1 tornano ad affacciarsi sulla “collina” del Nationals Park. In due riprese, la quarta e la quinta, il lanciatore di Washington concederà ben quattro basi per ball (zero nei primi tre innings). Unitamente a tre valide e ad un lancio pazzo contribuiranno a dimezzare lo svantaggio dei Cardinals (RBI da due basi di Matt Holliday al quarto, punto di Descalso su wild pitch a Carlos Beltran e walk-RBI di Allen Craig al quinto).

Al settimo, attacco St.Louis, con Edwin Jackson come rilievo sul monte di lancio, a seguito di una base per ball a Jon Jay e del secondo doppio della giornata di Beltran, una rimbalzante in campo interno di Matt Holliday si trasformerà in out “produttivo”. 6 a 4 per i Nationals.

Parte alta dell’ottavo. Un solo homer di Daniel Descalso, porta i Redbirds sul 5 a 6. St.Louis, adesso, ci crede davvero.
Al cambio campo, con il closer Jason Motte sul mound, i singoli di Adam LaRoche, Michael Morse e di Kurt Suzuki (RBI) portano Washington ad allungare le distanze: 7 a 5.

Siamo al nono inning. L’esito è storia nota.
Il closer dei Nationals, Drew Storen, subisce un doppio in apertura da Beltran. Per lui è il terzo della giornata e ciliegina sulla torta di una prestazione straordinaria. Seguono due out di fila che sembrano ridurre ad un lumicino le speranze di portare a compimento una rimonta straordinaria.

Ma Storen sente la pressione. Concede due walk ai successivi due uomini (Yadier Molina e David Freese).
Basi piene, due eliminati.

Descalso batte una rimbalzante che, per poco, sfugge allo shortstop dei padroni di casa, Ian Desmond.
E’ accaduto. La lunga rincorsa dei Cards li ha condotti ad acciuffare il pareggio all’ultimo tuffo.

Ma non è finita. Freese è sul cuscino di terza. Descalso ruba seconda base. Pete Kozma, con un line drive a destra, porta a casa entrambi i compagni di squadra.Ecco l’imponderabilità di cui parlavo poc’anzi. Questo è il Baseball.

Il pubblico di casa è ammutolito.
9 a 7 St.Louis. L’inning da incubo si chiude con lo strike-out di Jason Motte, l’uomo chiamato a chiudere la pratica NLDS per i suoi.

Parte bassa del nono inning. Jayson Werth finisce al volo all’esterno destro. Bryce Harper viene lasciato al piatto da Motte. Ryan Zimmermann batte un pop che si spegne, insieme alle speranze dei 46 mila presenti sulle gradinate, nel guanto del seconda base, Descalso.

L’emozione è davvero tanta. In maniera opposta, da ambedue le parti, le immagini di questa notte di ottobre rimaranno indelebili.
Serve a poco sciorinare statistiche.

I migliori in campo sono stati Descalso, Kozma e Beltran. Quest’ultimo, con uno slugging in Postseason che sale ad .817 in carriera, è di gran lunga il migliore di tutti i tempi, prendendo in esame questo parametro.

I lanciatori vincente e perdente, rispettivamente Jason Motte e Drew Storen, sono i protagonisti dell’ultimo, incredibile inning.
I Cardinals diventano la prima squadra di sempre a vincere una partita “do-or-die”, partendo da uno svantaggio di 6 punti. Tutto in una serata in cui i Nationals sembravano aver ritrovato se stessi, mettendo in campo un dignitosissimo 4 su 9 con corridori in posizione punto, dopo che nel resto della serie non avevano saputo far meglio di un mediocre 3 su 24 (.125) in situazione “RISP”.

Adesso tocca ai Giants. Non sarà facile per Posey & co. affrontare una squadra caricata da un entusiasmo incontenibile.
Per i Redbirds sarà l’ottava apparizione nella NLCS dal 1995 ad oggi. Nessuno ha fatto meglio di loro nello stesso lasso di tempo.

Ci sarà sicuramente da divertirsi ad osservare le gesta di questi campioni che, mai domi, sembrano davvero capaci di poter avversare qualunque difficoltà si presenti sul loro cammino.

Per i Nationals adesso iniziano tempi difficili. La stagione è stata straordinaria. Tutti sapevano delle grandi potenzialità di questa squadra, ma nessuno immaginava che potessero condurre una intera annata a questi ritmi.

Ma, si sa, l’appetito vien mangiando. E le discussioni sull’ “affaire” Strasburg saranno inevitabili.
Cosa sarebbe accaduto se il giovane lanciatore di Washington fosse stato a disposizione di Davey Johnson nella rotazione della NLDS? La domanda se la stanno ponendo in moltissimi ed è più che legittima.

Il management del team parla, come dicevamo, di “progetto a lungo termine”. L’anno prossimo Strasburg sarà più forte che mai e potrà aiutare la squadra ad arrivare laddove quest’anno, davvero per un soffio, non ha saputo arrivare.

Ma l’imponderabilità che più volte abbiamo richiamato ci impone una domanda la cui risposta è ancora più difficile rispetto al precedente quesito: quando il tema è la potenziale vittoria di un campionato difficile e selettivo come quello della MLB, ha senso parlare del prossimo anno?

Si sa, le variabili sono tante e la corsa al titolo rischia sempre di essere “once in a lifetime”. Chiedere dalle parti di Chicago quante volte hanno udito il refrain “next year, Cubbies”…

Ai posteri l’ardua sentenza.

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