Nando De Colo contro Sergio Llull: un giorno potrebbero anche loro tentare la carta della NBA

Come da titolo, abbiamo voluto approfondire i prospetti non ancora approdati in NBA che meglio si sono messi in luce in questo Europeo, usando la manifestazione per accrescere la loro visibilità e la loro considerazione presso gli addetti ai lavori.

Dovendo definire la parola “prospetto”, ho scelto di prendere in esame giocatori che ancora devono presentarsi a un draft NBA o giocatori under 24 già draftati in passato da qualche franchigia.

Accanto al nome del giocatore sono indicati anno di nascita, ruolo, altezza, squadra di appartenenza e, in caso di giocatori già draftati, la squadra NBA che ne detiene i diritti.

 

Emir Preldzic – Turchia (1987, SF, 2.05, Fenerbahçe, Washington Wizards)

Giocatore sloveno nato in Bosnia-Erzegovina, la sua eleggibilità per la nazionale turca è stata oggettivamente una porcata, avendo già indossato in passato la maglia della Slovenia (la FIBA di regola concede deroghe solo per giocare con la nazionale del paese d’origine, in questo caso la Bosnia).

Ed è stata un’aggiunta molto importante per la deludente Turchia: tra le espressioni più alte del ruolo di point forward, in campo era di fatto il vero playmaker della selezione (e ancora più importante dovrebbe rivelarsi in futuro, con Turkoglu che ha salutato la nazionale).

Sa crearsi un tiro così come crearlo per gli altri, ha un elevatissimo QI cestistico, è un passatore sopraffino, mette palla a terra come una guardia, tira da tre e soprattutto ha messo in mostra una sinistra tendenza a essere decisivo quando conta (ad esempio quando la Turchia ha inflitto l’unica sconfitta della manifestazione alla Spagna).

A livello europeo può giocare tre ruoli (SG, SF e PF), in ottica NBA bisogna pensarlo come una small forward adatta particolarmente a determinati contesti. Anche per questo, credo che finchè i suoi diritti restano dei Wizards e la stessa franchigia di Washington si dimostra un contesto disastrato come quello visto l’anno scorso, sarà molto difficile vedere questo splendido giocatore varcare l’Atlantico.

 

Enes Kanter – Turchia (1992, C, 2.08, Utah Jazz)

C’era tanta curiosità attorno al giocatore, di cui si è parlato molto ma che di fatto non si vedeva all’opera su un reale banco di prova da molto tempo.

Proprio perché ormai di lui si è detto e si continua a dire tantissimo, non sto a dilungarmi troppo sulle qualità tecniche: la mano è cinque stelle, il fisico già importante e il senso della posizione ottimo; da segnalare che ha giocato in modo presumibilmente più interno di quanto invece potrà fare ai Jazz.

Tirando le somme, ha fatto molto bene come primo cambio dei lunghi, mostrando maturità e intensità: in particolare nell’ultima decisiva partita contro la Serbia sono stati lui e Preldzic a tenere a galla la Turchia in luogo dei disastrosi Turkoglu e Ilyasova.

 

Sergio Llull – Spagna (1987, PG/SG, 1.92, Real Madrid, Houston Rockets)

E’ stato un giocatore importante nelle rotazioni di coach Scariolo, che lo ha impiegato principalmente da shooting guard.

Per la NBA va pensato invece essenzialmente come point guard: atletismo di primo livello, centimetri, ball-handing e ottimo decision making lo rendono d’altra parte particolarmente adatto a giocare tale ruolo, che già a Madrid copre con relativa regolarità; giocatore maturo e dalla grande esperienza accumulata tra le file del Real, l’anno scorso ha guadagnato la nomina nel secondo quintetto dell’Eurolega.

Al draft 2009 i Rockets lo hanno acquistato dai Nuggets per più di due milioni di dollari, facendone la seconda scelta più pagata nella storia del draft.

 

Devon Van Oostrum – Gran Bretagna (1993, PG, 1.93, Tarragona)

Nome da segnarsi. Secondo giocatore più giovane all’Europeo (quattro mesi più anziano dello sloveno Rupnik), è il fiore all’occhiello delle giovanili del Caja Laboral, che già la scorsa stagione gli aveva dato un posto nel roster dell’Eurolega dopo averlo fatto allenare con la prima squadra per un certo periodo.

Il buon Europeo Under 20 gli ha garantito la chiamata con la nazionale maggiore, con la quale ha superato i tagli riuscendo a fare il roster finale; ha giocato minuti importanti in due occasioni (pure decisamente meno importanti, le larghe sconfitte contro Turchia e Spagna).

Ottimo atleta verticale, veloce, con ball-handing di livello, buona visione di gioco e soprattutto un gran carattere, con qualche anno di esperienza può venir fuori alla grande. In ogni caso, per caratteristiche, credo sia da tenere d’occhio già in vista del prossimo draft, in cui sarà al suo primo anno di eleggibilità; giocherà la prossima stagione in prestito a Tarragona, in LEB Oro (l’equivalente spagnolo della nostra LegaDue).

 

Joel Freeland – Gran Bretagna (1987, PF/C, 2.08, Malaga, Portland TrailBlazers)

Chi scrive ha un principio di venerazione per questo giocatore, draftato dai Blazers con l’ultima scelta del primo giro nell’ormai lontano 2006.

Giocatore che abbina mobilità, centimetri e cattiveria, capace di dare un apporto fondamentale su entrambi i lati del campo, è migliorato tantissimo di anno in anno.

Difensivamente è ormai tra i giocatori più completi a livello europeo: capace di difendere bene sui lunghi più perimetrali così come in post basso, bravissimo nel leggere l’azione per svolgere puntualmente rotazioni e aiuti, stoppatore di buon livello grazie ad atletismo e tempistiche, è inoltre particolarmente bravo in situazioni di pick-and-roll.

Anche in attacco ha un’interessante combinazione di dimensione interna ed esterna, essendo capace di segnare dal post basso come pure di giocare fronte a canestro per tirare dalla media ed eventualmente anche da tre. Completano il quadro la buona abilità a rimbalzo e l’abilità di passatore nettamente migliorata.

All’Europeo era l’uomo più importante della squadra dopo Deng, e dopo aver passato le prime partite a spendere molto in difesa e a fare a sportellate con gli ottimi reparti lunghi delle prime tre, si è sfogato contro i poveri polacchi e il loro reparto lunghi rattoppato, affossando le loro quasi soddisfatte speranze di qualificazione con una partitina da 27+11, 11/11 da 2, 1/1 da 3 e 2/2 ai liberi.

 

Jonas Valanciunas – Lituania (1992, C, 2.10, Lietuvos Rytas, Toronto Raptors)

Premessa: è un altro giocatore che adoro e sono mesi che lo ritengo materiale da Top3 al draft, con in particolare Cleveland che potrebbe rimpiangere non poco la decisione di passarlo in favore di Tristan Thompson.

Idolo dei tifosi di casa, miglior marcatore e rimbalzista dei suoi nelle amichevoli di preparazione all’Europeo, reduce da un Mondiale Under 19 dominato ai limiti dell’imbarazzante, in questa rassegna ha dovuto sudarsi i minuti sul campo poiché nelle rotazioni è partito (un po’ a sorpresa) addirittura dietro a Petravicius.

Missione compiuta, ad ogni modo: coach Kemzura lo ha presto promosso nelle rotazioni, anche perché sarebbe stato difficile ignorare le prestazioni del nostro.

Ha mostrato quanto bene o male già si sapeva: maturità, atletismo, difesa e una capacità di giocare il pick-and-roll a tratti letale; qualche errore di inesperienza (ad esempio lo sfondamento su Vojdan Stojanovski in un momento delicato della memorabile sconfitta contro la Macedonia), ma niente di particolarmente grave e che non si possa imputare alla giovane età.

La sensazione rimane quella che a Toronto abbiano tra le mani un potenziale crack, vediamo cosa sapranno tirarne fuori.

 

Davis Bertans – Lettonia (1992, SF, 2.05, Olimpija Lubiana, San Antonio Spurs)

Il neo-draftato dagli Spurs è il terzo più giovane del torneo, ma la cosa non risalta neanche tanto in questa “Lettonia B”, a sua volta squadra più giovane dell’Europeo con meno di 23 anni di media.

Non si è comportato male il minore dei Bertans, giocatore acerbissimo ma chiaramente più a suo agio come comprimario in questo gruppo piuttosto che come leader di quello, piuttosto deludente, presentatosi all’ultimo Mondiale Under 19; tuttavia ha chiuso con un orrendo 3/17 complessivo al tiro da tre, che invece dovrebbe essere il suo primo punto di forza.

Giocatore capace di costruirsi un tiro, con ottima combinazione di centimetri e proprietà di trattamento del pallone, meccanica veloce e punto di rilascio molto alto, ad oggi ha tuttavia lacune piuttosto importanti in altri aspetti del gioco, su tutti il coinvolgimento dei compagni; lascia invece intravedere del buon potenziale difensivo, ovviamente da rivalutare una volta intrapreso il vitale lavoro di irrobustimento fisico (necessario a prescindere da un suo approdo o meno in NBA).

La prossima stagione sarà per lui un punto di svolta, dal momento che presumibilmente entrerà in pianta stabile nelle rotazioni dell’Olimpija Lubiana.

 

Nando De Colo – Francia (1987, PG/SG, 1.95, Valencia, San Antonio Spurs)

Se la Francia è arrivata in finale lo deve anche all’ex compagno di squadra di Beaubois, che ha azzeccato due-tre partite chiave del torneo: su tutte quella contro la Grecia, dove nel primo tempo ha tenuto a galla da solo i francesi, che avrebbero stentato a metterla anche nella famosa vasca da bagno. Non brillante nella prima fase e in finale, ma ha probabilmente sofferto anche la lunga rotazione del reparto esterni francese; non a caso le sue prestazioni migliori sono coincise con l’infortunio di Gelabale, che aveva riportato Batum ad agire da ala piccola quando Nando giocava da guardia.

Tiratore completo con la tendenza a metterla quando conta, la sua migliore prerogativa sono tuttavia le doti da playmaker che ne fanno una combo-guard piuttosto atipica, se consideriamo gli standard americani: ottimo passatore, con visione di gioco e capacità di controllare il ritmo, a tratti letale nel giocare il pick-and-roll, in questo Europeo ha agito anche come cambio di Parker.

Girano voci su un suo approdo a San Antonio tra un anno, dopo un’altra stagione passata in Spagna ad apprendere ulteriormente l’arte della point guard.

 

Nemanja Bjelica – Serbia (1988, SF, 2.09, Caja Laboral, Minnesota Timberwolves)

Non ha fatto un Europeo molto appariscente, ma si è comportato piuttosto bene se consideriamo le premesse: è un’ala piccola che qui gioca anche da 4, ruoli in cui era chiuso da Keselj, Savanovic e Tepic; e tuttavia avrebbe potuto forse giocarsi meglio la possibilità di un posto da titolare se non fosse stato per l’infortunio che lo ha tenuto fuori per gran parte della passata stagione (frattura allo scafoide della mano destra).

Coach Ivkovic lo ha impiegato principalmente con compiti difensivi, alternandolo spesso con Keselj, mentre in attacco in generale gli veniva chiesto poco che non fosse “fai girare la palla”: questa situazione ha reso abbastanza difficile una valutazione completa del ragazzo, che non ha avuto occasione di mettere in mostra le sue doti da point forward.

Da segnalare però l’ottima prestazione nella partita, un po’ sciolta se vogliamo, contro la Slovenia per il settimo posto; nonché la tripla pesante messa contro la Turchia, in uno dei rari momenti in cui ha dovuto prendersi responsabilità offensive importanti.

L’arrivo di Adelman sulla panchina di Minnesota potrebbe essere una buona notizia per il ragazzo, potenzialmente molto adatto al suo gioco.

 

Milan Macvan – Serbia (1989, PF, 2.05, Maccabi Tel Aviv, Cleveland Cavaliers)

A vederlo giocare potremmo pure spostare la sua data di nascita indietro di una decina di anni, perché questo trattato di basket vivente sembra tutto meno che ventiduenne.

Possiede una conoscenza del gioco a livelli universitari, con un impatto sulla partita che va ben al di là delle cifre che fa registrare: sintetizzando in modo estremo, sa cosa deve fare e lo fa bene.

Giocatore con bagaglio offensivo vastissimo e mano educata, passatore sublime (credo tra i migliori in Europa dal post), dotato della giusta cattiveria e della voglia di impegnarsi in difesa, ha alle spalle un riconoscimento di MVP all’Hoop Summit 2009, totalmente dominato; tuttavia a causa di limiti fisico-atletici piuttosto evidenti non è mai stato particolarmente considerato tra gli addetti ai lavori in NBA, e di sicuro resta di non facile adattamento ad almeno la metà dei contesti americani, mentre sembra costruito apposta per dettare legge in Europa.

Eppure pochi mesi fa, dopo che il ragazzo non aveva svolto minimamente una preparazione pre-draft e anzi aveva firmato a metà stagione un quinquennale con il Maccabi, i Cavs hanno deciso di puntare su di lui con una delle ultime scelte del secondo giro. Secondo me un affare, piuttosto che andare sul Tanguy Ngombo di turno.

 

Nihad Djedovic – Bosnia-Erzegovina (1990, SG/SF, 1.98, Virtus Roma)

Il romano è un elemento fondamentale della sua nazionale, di cui è uno dei leader nonostante la giovane età; in questo Europeo ha di fatto sbagliato una sola partita, purtroppo poi decisiva per l’eliminazione subita al primo turno, ovvero quella contro la Finlandia.

Giocatore maturo e di fondamentali completi, tuttavia resta prioritariamente uno scorer e non può certo prescindere dalla sua, peraltro ottima, dimensione realizzativa. E’ uno swingman con gran primo passo, buon trattamento di palla, capacità di concludere nel traffico e ottimo controllo del corpo, tutte doti che ne fanno un eccellente slasher, capace di puntare il canestro con estrema facilità; deve tuttavia necessariamente migliorare nel tiro da tre e più in generale aumentare il range e la costanza del suo jump-shot.

Sembrava volesse rimanere all’ultimo draft, ma alla fine ha saggiamente deciso di ritirarsi e riprovare quindi al prossimo; ha di sicuro le potenzialità per giocarsi una seconda scelta, prima però vediamo come si comporterà in questa nuova stagione a Roma.

 

Ante Tomic – Croazia (1987, C, 2.17, Real Madrid, Utah Jazz)

Uno dei tanti lunghi europei nel giro della squadra di Salt Lake City, in un anno e mezzo a Madrid sotto la guida di Ettore Messina è migliorato tantissimo, al punto da guadagnarsi il primo quintetto ideale della ACB nella passata stagione.

Ha cominciato a giocare come guardia, cosa che spiega in gran parte le qualità nel ball-handing e l’ottima mobilità per un giocatore di tale stazza; di livello tecnico molto alto, manuale del gioco in post e passatore sopra la media, ha mostrato più di qualche problema difensivamente parlando e a livello di cattiveria sul campo. Da segnalare inoltre che, per un eventuale approdo in NBA, dovrebbe aggiungere ulteriore massa muscolare, un lavoro in cui i Jazz ultimamente hanno fatto non pochi danni.

A Eurobasket si è comportato ottimamente, cercando da solo di tenere a galla la squadra, che purtroppo era una delle selezioni croate peggiori mai viste a livello di gioco; la qualificazione alla seconda fase è stata mancata di un soffio e non certo per colpa del giocatore che, pur nella pochezza complessiva, ha chiuso da miglior realizzatore (74% dal campo) e rimbalzista della squadra.

 

Bojan Bogdanovic – Croazia (1989, SG/SF, 2.03, Fenerbahçe, New Jersey Nets)

A livello di impatto sul campo e di importanza in questa Croazia secondo me dopo Tomic viene lui, che però è stato probabilmente utilizzato male e ha forse peccato lui stesso di poca leadership, qualità che invece è da sempre una sua prerogativa.

Swingman dotato di un’altezza ottimale per il ruolo, estremamente completo sotto l’aspetto offensivo, abbina al buon tiro una notevolissima capacità di battere il proprio uomo, cambiare repentinamente velocità e attaccare il canestro, trasportabile senza problemi anche a un eventuale livello NBA; fortemente caratterizzato da questa sua dimensione offensiva, resta tuttavia un giocatore ben più completo, intelligente, capace di coinvolgere i compagni e attivo a rimbalzo.

Poco prima del draft ha firmato un triennale con il Fenerbahçe, dicendo di voler rimanere in Europa per almeno altri due anni; nonostante questo, ha sfiorato l’approdo al primo giro, andando poi ai Nets con la prima scelta del secondo. Dal New Jersey hanno fatto sapere di voler provare a portarlo in squadra già tra un anno.

 

Nick Calathes – Grecia (1989, PG, 1.97, Panathinaikos, Dallas Mavericks)

Lasciare Florida dopo l’anno da sophomore e scegliere di approdare in Grecia è stata come prevedibile un’ottima mossa: Nick è infatti migliorato esponenzialmente in questi due anni, guadagnandosi sul campo l’importante spazio che ha ora tanto nel Panathinaikos quanto nella nazionale greca.

Stiamo ormai parlando di un playmaker dotato di tanti centimetri e cresciuto sotto l’aspetto fisico, cosa che ha sicuramente la sua parte nell’enorme miglioramento difensivo che si può riscontrare rispetto agli anni del college; capace di controllare il ritmo della gara e di agire in modo appropriato tanto ad alte velocità quanto nel gioco a metà campo, passatore di primo livello e con attenta visione di gioco, ha inoltre dimostrato un fortissimo carattere e una maturità a tratti impressionante.

La sensazione è che ad oggi gli manchi giusto il tiro da tre per poter essere un solido titolare in NBA, fondamentale in cui comunque ha mostrato qualche confortante miglioramento.

 

Kostas Papanikolau – Grecia (1990, SF, 2.03, Olympiacos)

Ala piccola titolare della Grecia (ma capace di dare minuti da 4) e con già alle spalle due stagioni come solido giocatore di rotazione in una squadra di vertice come l’Olympiacos, è uno degli elementi più maturi in relazione all’età che si possano trovare a livello europeo.

All-around di primo livello, sa passarla, andare a rimbalzo, difendere, tirare sugli scarichi e giocare in post ma non eccelle in nessun fondamentale in particolare; i suoi limiti principali risiedono nel crearsi un tiro e in parte nel ball-handing, specie se parliamo di mano destra.

Ciò che veramente impressiona vedendolo giocare però sono l’immenso QI e la conoscenza del gioco: bassissimo il livello di errori che commette, attento alle spaziature e a fare sempre il movimento giusto, gran quantità di intangibles e lavoro sporco, conoscenza dei propri limiti e anche una notevole “clutchness”. Per rendere l’idea, basti guardare il numero delle palle perse al suo Europeo: zero nelle prime nove partite, con le quattro totali arrivate tutte nelle ultime due ininfluenti prestazioni.

Resta un giocatore disegnato per il basket europeo ma con un adattamento ben più difficile al basket americano, tuttavia una seconda scelta al prossimo draft è ampiamente alla sua portata.

 

Petteri Koponen – Finlandia (1988, PG, 1.94, Virtus Bologna, Dallas Mavericks)

Se la Finlandia è arrivata clamorosamente a sfiorare la qualificazione ai quarti di finale lo deve innanzitutto al bolognese, senza dubbio il giocatore con più talento di tutta la squadra.

Offensivamente è particolarmente completo: ottimo passatore con visione di gioco sopra la media, capace di attaccare velocemente il canestro così come di crearsi un jump shot, buon tiratore da tre e a suo agio tanto ad alti quanto a bassi ritmi; difensivamente è un altro giocatore rispetto a quando è stato draftato, migliorato tantissimo anche se ancora soggetto a qualche passaggio a vuoto non da poco.

Il fatto di essere il go-to-guy della squadra lo ha portato spesso (lui che è già di suo predisposto a perdere un po’ troppi palloni) a eccessive forzature in questo Europeo, dove infatti ha anche concluso con percentuali bruttine; stranamente sotto controllo invece nella partita decisiva contro la Slovenia dove, dopo aver trascinato i suoi a un passo dall’impresa, nel finale ha anche sbagliato due appoggi facili da solo che avrebbero potuto fare la storia.

L’anno prossimo scade il suo contratto con la Virtus, facile che colga l’opportunità per provare ad approdare in NBA; e in ogni caso Dallas tra lui e Calathes dovrebbe riuscire a tirar fuori almeno un playmaker di buon livello.

 

Sasu Salin – Finlandia (1991, PG/SG, 1.90, Olimpija Lubiana)

Anche lui decisivo per i finlandesi nonostante sia il più giovane della squadra e pur con qualche passaggio a vuoto dovuto all’inesperienza, ad esempio il tecnico preso in un momento delicato contro la Slovenia; durante il torneo ha giocato quasi esclusivamente da guardia.

E’ infatti principalmente uno splendido tiratore, con buon ball-handing, capacità di crearsi un tiro in ogni situazione e un rilascio piuttosto veloce, ma viene dirottato nel ruolo di point guard principalmente per i pochi centimetri. Bene in difesa, sempre molto attivo e generalmente concentrato.

Ha carattere e faccia tosta per non aver paura di prendersi responsabilità, e in generale gioca senza la minima tensione; forse qualcuno lo ricorderà far male all’Italia durante le qualificazioni all’Europeo di un anno fa, qualificazioni in cui tra l’altro tenne una media superiore al 60% nel tiro da tre.

Ero tentato dal non inserirlo nell’articolo, perché oggettivamente pare un po’ problematico un eventuale adattamento alla NBA; ma ha disputato veramente un buon torneo, e i due anni di eleggibilità rimasti possono aiutarlo ulteriormente, specie passandoli nella prima squadra di una buona società come l’Olimpija Lubiana.

 

Tornike Shengelia – Georgia (1991, SF, 2.07, Spirou Charleroi)

30 punti, 12 rimbalzi, 2.5 assist, 2 steal e 2 stoppate a partita. Sono queste le medie tenute dal georgiano nell’ultimo Europeo Under 20 Division B, cifre che rendono solo una pallida idea dello splendido torneo disputato dal giocatore, che ha trascinato i suoi al primo posto (con conseguente promozione in Division A) e si è guadagnato titolo di MVP e posto assicurato in nazionale maggiore.

Considerato qualche anno fa come un “bambino prodigio” del basket, era approdato anche nelle giovanili di Valencia; tuttavia si era un po’ perso, senza riuscire a soddisfare le aspettative.

Da qualche mese pare finalmente essere riuscito ad esplodere: il suo impatto è stato fondamentale per il buon Europeo della Georgia, subentrando dalla panchina per cambiare entrambi i ruoli di ala.

Giocatore atletico e veloce, intenso, abbastanza creativo e con un buon trattamento di palla, ottimo slasher per doti fisiche e primo passo, deve necessariamente migliorare il suo tiro da tre e il jump shot in generale per poter riuscire a diventare una small forward in pianta stabile.

Ha riguadagnato molti punti nella considerazione generale, può puntare a una scelta al draft se continua a lavorare in questi due rimanenti anni di eleggibilità.

 

Zoran Dragic – Slovenia (1989, SG, 1.96, Krka Novo Mesto)

Ho deciso di chiudere menzionando questo giocatore, che di fatto non rientra in nessuno dei due parametri che ho usato per selezionare quelli presenti in questo articolo: non è più eleggibile per un draft NBA e non è stato draftato da alcuna squadra in passato.

Fratello minore del più noto Goran, a differenza del play dei Rockets ha disputato un Europeo fantastico, risultando più volte decisivo nella deludente Slovenia.

E’ principalmente una shooting guard dall’altissimo QI cestistico, ma può giocare comodamente anche point guard grazie alle notevoli doti di playmaking e al buon ball-handing; è inoltre un eccellente difensore, intenso e veloce tanto di piedi quanto di mani. Come tiratore ha invece evidenziato preoccupanti carenze, che si manifestano anche nella brutta percentuale ai liberi.

E’ esploso piuttosto tardi, di fatto gioca ad alti livelli solo da un anno e anche per questo è rimasto fuori dai radar della maggior parte degli addetti ai lavori, nonostante abbia vinto il titolo sloveno da MVP della finale; tuttavia è un giocatore estremamente interessante, che credo meriti l’eccezione che sto facendo per poterlo inserire in questo articolo.

7 thoughts on “I prospetti da NBA a Eurobasket 2011

  1. tantissimi giocatori inutili alla causa di qualsiasi franchigia NBA….e del montenegrino Nikola Vucevic draftato al primo giro dai Philadelphia 76ers non ne vogliamo proprio parlare?!?

    • “Abbiamo voluto approfondire i prospetti non ancora approdati in NBA che meglio si sono messi in luce in questo Europeo, usando la manifestazione per accrescere la loro visibilità e la loro considerazione presso gli addetti ai lavori”.

      Vucevic ha giocato un brutto Europeo, quindi non è stato inserito nell’articolo. Così come Rubio, d’altra parte.

      Che molti di questi giocatori possano non approdare mai in NBA è pacifico e nessuno l’ha negato (ma questi c’erano all’Europeo, non potevo inventarmi nomi a caso), che siano “inutili alla causa di qualsiasi franchigia” è decisamente sbagliato.

  2. ok, ma tirare su cifre modeste in un contesto come quello della Finlandia o dell’Inghilterra non mi sembra proprio lo stesso che farlo in mezzo ai talenti spagnoli, serbi o montengrini

    • Le cifre non sono tutto: Vucevic ha proprio giocato male pur con un ruolo importante in squadra (come anche Pekovic ad esempio); ed è per questo che non è stato inserito nell’articolo dove, torno a ripetere, è presente solo chi si è ben comportato a Eurobasket (indipendentemente dalle cifre messe su, che non sono certo il parametro con cui ho giudicato i giocatori).

  3. SID

    Non scherziamo. Se valutassimo dei giocatori per 5/6 gare ad un europeo saremmo dei fuori di testa. Questi sono giovani con un’età che oscilla dai 19 ai 24 anni. Qualcuno farà il grande salto qualche altro no. Ma sono certo che i Kanter e i Valanciunas faranno il loro nella NBA.

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