L’estate dei Rockets è trascorsa in attesa di qualche notizia che potesse scuotere delle aspettative altrimenti piatte, dal momento che la squadra possiede un roster privo di All-Stars di primo livello che possano far competere ad alti livelli, e adatto solamente a far ballare il posizionamento finale tra l’ottava ed la decima piazza ad Ovest, un risultato che tiene Houston stretta in un limbo dalla quale sembra proprio di non poter uscire.

Il general manager Daryl Morey le ha provate tutte, ma a posteriori le sue mosse non hanno portato a quanto sperato. Dwight Howard non è arrivato, né nell’ipotetica trade a tre con i Lakers (che se lo sono preso in altri modi), né con una trade diretta che molto probabilmente avrebbe portato al sacrificio di mezzo roster, così come non è arrivato quello che poteva essere il premio di consolazione, Andrew Bynum.

Le numerose trade a ridosso del draft, a conti fatti, sembravano dover liberare spazi salariali per poter eseguire il colpo tanto desiderato, Houston ne esce comunque a testa alta vista la quantità di gioventù che si è aggiunta alla compagnia, ma le possibilità di competere per qualcosa di importante da subito sono rimandate a data da destinarsi.

Inoltre, il mancato arrivo di Howard o di un’altra superstar del suo calibro rendono più pesanti i sacrifici di uno scontento Kyle Lowry, spedito a Toronto, di Luis Scola, combattente favorito del pubblico e vittima della amnesty, e di Courtney Lee, per il quale è stata organizzata una sign & trade con Boston.

Conference: Western Conference
Division: Southwest

Arrivi: Omer Asik (RFA, Chicago Bulls); Jon Brockman (trade, Milwaukee Bucks); Carlos Delfino (FA, Europe); Toney Douglas (trade, New York Knicks); Gary Forbes (trade, Toronto Raptors); JaJuan Jonhson (trade, Boston Celtics); Jeremy Lin (RFA, New York Knicks); Shaun Livingston (trade, Milwaukee Bucks); Scott Machado (undrafted FA); Donatas Motiejunas (draft 2011, Prokom Gdynia)
Partenze: Chase Budinger (trade, Minnesota T-Wolves); Marcus Camby (trade, New York Knicks); Samuel Dalembert (trade, Milwaukee Bucks); Goran Dragic (FA, Phoenix Suns); Courtney Lee (trade, Boston Celtics); Kyle Lowry (trade, Toronto Raptors); Luis Scola (amnesty, Phoenix Suns)
Scelte al Draft: Terrence Jones, Jeremy Lamb, Royce White

Probabile quintetto:
PG: Jeremy Lin
SG: Kevin Martin
SF: Chandler Parsons
PF: Patrick Patterson
C: Omer Asik

ROSTER
Guardie: Toney Douglas, , Jeremy Lamb, Courtney Fortson, Jeremy Lin, Shaun Livingston, Scott Machado, Kevin Martin.
Ali: Jon Brockman, Carlos Delfino, Gary Forbes, JaJuan Johnson, Terrence Jones, Marcus Morris, Chandler Parsons, Patrick Patterson, Royce White.
Centri: Omer Asik, Donatas Motiejunas.

HEAD COACH: Kevin McHale

Omer Asik deve stabilizzare la difesa a centro area dei “piccoli” Rockets.

Detto in introduzione di quanto non è accaduto, per presentare in maniera consona la stagione dei Rockets è necessario analizzare quanto è invece andato in porto. Morey è partito a ricostruire occupandosi delle due posizioni principali del roster, ovvero playmaker e centro, firmando Jeremy Lin ed Omer Asik con meccanismi similari sfruttando il loro status di free agents con restrizione, costruendo l’offerta a loro destinata in modo tale che né New York e né Chicago fossero allettate dal pareggiarla.

Lin è la point guard del nuovo corso in un settore dove Houston trovava grandi sicurezze da un Lowry che stava cominciando a giocare da All-Star, che a quanto pare non era in completa sintonia con coach McHale e trovava stretta la convivenza con Goran Dragic, per il quale sono state effettuate delle brevi trattative per il rinnovo prima di lasciarlo andare a Phoenix, la più vicina ad offrire quello che il giocatore desiderava.

La Linsanity è scoppiata all’improvviso dentro le mura storiche del Madison Square Garden, e quello che tutti attendono di capire è se Jeremy sarà in grado di ripetere gli exploit che hanno aiutato i Knicks a risollevarsi da una situazione difficile, mantenendo quindi delle aspettative che sono nel frattempo diventate molto alte.

Lin porta a Houston, oltre che un ottimo seguito a livello pubblicitario che si spera non lo distragga eccessivamente, le sue capacità di scorer in penetrazione, azione dalla quale può tranquillamente far tornare il pallone sul perimetro dopo aver attirato parte della difesa e rifornire i tiratori appostati fuori, tuttavia deve necessariamente ridurre il numero di palloni persi e migliorare le percentuali da tre punti.

La posizione è stata rifornita attraverso l’acquisizione di Toney Douglas, già pratico di rotazione con Lin in quanto proveniente anch’egli dai Knicks, di  Shaun Livingston, sul quale gravitano perennemente i noti dubbi circa la tenuta fisica e quindi sulla possibilità di giocare tutte le partite, nonché con la firma dell’undrafted rookie Scott Machado, che durante la scorsa stagione ad Iona è stato il miglior assistman di tutta la Ncaa giocando in seguito una buonissima Summer League con l’uniforme di Houston risultando spesso tra i migliori in campo.

Jeremy Lamb dovrebbe essere il sostituto naturale in quintetto di Kevin Martin.

La posizione di shooting guard sarà ancora del discusso Kevin Martin, discusso se non altro in quanto il suo nome è entrato di diritto in qualsiasi ipotesi di trade sia stata portata avanti dalla dirigenza (12 milioni di dollari abbondanti in scadenza) e perché, per lo stesso motivo, potrebbe risultare il primo giocatore speso nel momento in cui Morey dovesse ingaggiare nuovi colloqui durante la stagione per tentare di acquisire l’All-Star che non ha comunque rinunciato a cercare.

Martin è un giocatore da 18/20 punti a partita che può essere uno dei terminali ideali per gli scarichi di Lin vista la strana ma efficace tecnica con cui infila numerose conclusioni da tre punti, l’unico problema resta la già testata impossibilità a restare in salute con costanza, e capire quale sviluppo possa avere un rapporto dimostratosi altalenante nei confronti di Kevin McHale.

Il naturale sostituto di Martin è arrivato dallo scorso draft, Jeremy Lamb, uno dei protagonisti della corsa al titolo di UConn di due stagioni fa, è difatti un giocatore di grandi potenzialità e dal talento accertato che nella Nba è adatto a giocare da 2 e che possiede un buonissimo gioco nel medio raggio.

Ai Rockets deve sviluppare le doti da penetratore dato che è in possesso di un bel primo passo, può dare pericolosità con inserimenti che normalmente terminano con il jumper cadendo all’indietro, con un tiro da tre che ha senz’altro in faretra ma nel quale deve migliorare la qualità di selezione delle conclusioni, e non ultimo attraverso la creatività nel crearsi la visuale a canestro in diverse situazioni offensive.

E’ sicuramente lui, sempre che non venga sacrificato in futuro quale contraccambio per accontentare i capricci della prossima superstar, il giocatore su cui puntare a lungo termine nel ruolo di guardia tiratrice. Gary Forbes, che non ha mai superato i 15 minuti di media nella sua giovane carriera, aggiunge spazio alle rotazioni dividendosi tra le posizioni 2 e 3.

Chandler Parsons è stato una gradita sorpresa nel suo primo anno nella lega.

Chandler Parsons è stato una delle sorprese più gradite degli ultimi tempi, è un giocatore duttile da utilizzare in più posizioni, buonissimo tiratore e rimbalzista offensivo, che in genere fa accadere molte piccole cose positive durante la sua permanenza in campo pur senza essere una star affermata.

38ma scelta assoluta del draft 2011, Parsons ha mantenuto una media di 9.5 punti e quasi 5 rimbalzi a partita in 28 minuti abbondanti di media a partita, ed il suo ruolo, anche in virtù delle numerose modifiche apportate al roster, è destinato ad ampliarsi.

Carlos Delfino, ultima acquisizione di Houston in ordine cronologico, dividerà minuti con lui, ma molto spazio dovrebbe essere destinato allo sviluppo di Terrence Jones, una delle tre prime scelte 2012 dei Rockets, il quale a Kentucky ha giocato sia da 3 che da 4 dimostrando grande capacità di attaccare il canestro, un buon tiro in sospensione, ed attitudine al rimbalzo offensivo.

Il vuoto, non trascurabile peraltro, lasciato dal taglio di Scola, un guerriero che ha lasciato solo bei ricordi al Toyota Center, sarà riempito da colui che era il suo backup, Patrick Patterson, il quale ha caratteristiche maggiormente adatte ad un ruolo dove subentrare a gara in corso, e che sembra quindi una soluzione temporanea in attesa di trovarne una di più definitiva.

Il settore ali è stato rimpinzato così tanto da avere giocatori in esubero, la concorrenza sarà tanta e la squadra non possiede al momento un’opzione valida in post, problema che si dovrà cercare prima o poi di risolvere. Qualora Patterson non dovesse sfruttare al meglio questa ghiotta occasione i Rockets non esiteranno nel mettere alla prova il rookie Royce White, 6’8’’ per 268 libbre, un prospetto assolutamente intrigante per l’ottimo trattamento della palla in rapporto alla statura, un atleta fluido che corre molto bene, passa come una guardia e che potrebbe trasformarsi in una point forward qualora riuscisse a buttare giù qualche chilo. In mezzo al caos tenterà di raccogliere minuti anche il secondo anno Marcus Morris, atteso ad un contributo maggiore in relazione alle potenzialità espresse.

Tutto parte dalla difesa, ed ecco che si entra dritti nella sfera personale di Omer Asik, discussa acquisizione di off-season che a Chicago faceva il backup e garantiva minuti di qualità soprattutto grazie alle doti di rimbalzista ed intimidatore.

L’intasamento delle corsie di penetrazione ed una solida presenza difensiva sotto canestro è un aspetto nel quale i Rockets si sono spesso trovati in difficoltà, prima perché Yao o non intimidiva abbastanza o si rompeva troppo spesso, e poi perché il roster è stato spesso occupato da giocatori di statura non eccessiva, adatti al gioco veloce e votato al contropiede praticato ai tempi di Adelman.

L’acquisizione di Asik, visto quanto proposto sul mercato e vista la cessione di Dalembert e Camby, era necessaria per quanto lo stesso debba dimostrare sensibili miglioramenti offensivi per giustificare l’importo del suo nuovo contratto (25 milioni di dollari per tre anni), da lui arriveranno stoppate, rimbalzi, solidità difensiva, doti alle quali dovrà aggiungere un minimo di pericolosità in attacco.

Donatas Motiejunas, scelto nel 2011 ma in arrivo quest’anno, sarà un’arma offensiva importante e versatile.

A dare man forte in trincea arriva un’altra scelta del 2011, Donatas Motiejunas, originariamente selezionato da Minnesota e del quale i Rockets hanno mantenuto i diritti mentre lo stesso aveva deciso di prolungare l’esperienza europea di altri dodici mesi.

Il lituano è quanto di più opposto si potesse trovare rispetto ad Asik: attaccante che sa incidere sia in uno contro uno grazie alle buonissime movenze atletiche e sia grazie ad un raggio di tiro sviluppato che arriva fino oltre l’arco dei tre punti, rimbalzista molto migliorato rispetto agli inizi di carriera (ha registrato il record di Eurolega per rimbalzi in singola gara con 18), terminale offensivo principale durante l’ultimo anno speso in Polonia contro avversari di alto livello, e difensore tutto da testare a livello Nba.

Morey non è ancora riuscito ad acquisire la superstar in grado di far eseguire ai Rockets il salto di qualità, ma sicuramente tornerà alla carica prima di quanto si pensi. Nel frattempo ha assemblato un roster giovane, inesperto e versatile con il quale McHale potrà trovare diversi tipi di mis-match e far maturare esperienza a tutti i giovani, alcuni dei quali potrebbero costituire una parte fondamentale del futuro nucleo cui mancano un paio di pezzi da novanta.

Si prospetta un anno di pazienza, che ancora una volta potrebbe veder veleggiare la squadra troppo in basso per fare la post-season, e troppo in alto per poter scegliere un giocatore di estremo talento al draft 2013.

 

One thought on “Houston Rockets: Preview

  1. Con tutto quello che hanno mosso a Houston ho trovato utile la lettura di questa preview per mettere a posto un pò le idee. complimenti.

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