Andre Miller risolve Gara 1 alla sua maniera, old school ma ancora efficace

Andre Miller risolve Gara 1 alla sua maniera, old school ma ancora efficace

Trentasette anni e non sentirli, potrebbe titolare qualsiasi pagina sportiva riguardante l’NBA e nello specifico la gara tra Nuggets e Warriors che ha aperto una delle serie più attese di questi playoff 2013. Gli anni in questione sono quelli di Andre Miller, uno che ha tredici primavere di esperienza sulle spalle e che non è mai stato eliminato al primo turno di playoff, ma che non aveva mai messo prima un tiro vincente nella sua carriera. Non all’high school, non al college e ovviamente nemmeno nella lega di basket più popolare al mondo. Più di vent’anni per arrivare a questo momento, tanto che non voleva crederci nemmeno lui quando i compagni lo hanno abbracciato dopo il canestro del 97-95 che ha deciso la prima partita.

Una partita assai equilibrata tra due squadre che hanno collezionato 100 e passa punti di media durante la regular season, due squadre che fanno del gioco a campo aperto la loro prerogativa, ma che hanno terribilmente sentito l’intensità dei playoff, quella che ti fa commettere errori di valutazione o che ti fa scendere in campo con la giusta determinazione.

L’errore di valutazione lo hanno fatto i Warriors sull’ultimo possesso (e qui il nostro Fraccu potrebbe tranquillamente dedicarci una puntata di Last Minute), lasciando libero Miller di penetrare e scaricare il suo layup vincente. E dire che il canestro da tre sganciato poco prima dalle mani del migliori tiratore da tre in una singola stagione, avrebbe almeno garantito l’overtime in una partita già baciata dallo spettacolo, soprattutto nella seconda parte di gara. Ma la paura dei Nuggets di perdere il primo match casalingo dopo tre mesi è stata forte.

Fatto sta che quando il suo leader spirituale ha deciso di salire in cattedra, inserendo 18 dei suoi 28 punti (massimo in carriera nei playoff) nell’ultimo quarto, c’è stato poco da fare per gli uomini di Mark Jackson. Ma cos’ha realmente spinto coach Karl ad affidare la palla bollente al suo uomo più esperto, ma non propriamente un clutch player?

“Durante il timeout (chiamato dopo il pareggio di Curry, ndr) ci siamo guardati in faccia l’uno con l’altro per decidere il da farsi. Andre era in palla e per questo è saltato fuori ‘perché non ci facciamo da parte e lasciamo il possesso a lui’” ha raccontato Corey Brewer nel dopo partita. “Questo è quello che è successo.”

Ma la spiegazione più plausibile e affine è arrivata dal coach stesso:

“Lo adoro. E’ un playmaker straordinario. Lui ama aiutare gli altri e la propria squadra, per questo in determinati momenti di partita è dannatamente l’uomo giusto.”

E quel momento di partita scorre ancora davanti agli occhi di Steph Curry e soci, insieme a quello in cui David Lee si è infortunato, lasciando il campo al non ancora recuperato al 100% Andrew Bogut, comunque autore di 9 punti e 14 rimbalzi. Per lui si presume uno strappo al flessore destro procurato durante uno scontro di gioco con JaVale McGee che ha fatto rimanere il lungo dei Warriors a terra per qualche istante, per poi vederlo uscire dal campo con il sostegno dei medici. Se la diagnosi dovesse essere confermata sarà un brutto colpo per Golden State che perderebbe un giocatore fondamentale (10 punti e 14 rimbalzi ieri) oltre che un All-Star, per almeno qualche partita o, nelle peggiore delle ipotesi, fino alla fine della serie se dovesse chiudersi prima del previsto. Una sfortuna che non ha però abbattuto i Guerrieri, protagonisti di un finale di partita entusiasmante, anche grazie al sempre più prolifico Klay Thompson, autore di 22 punti e del sesto uomo Jarrett Jack (10 punti e 10 assist).

Un finale di partita che non ha avuto nulla a che vedere con un inizio stentato e a dir poco imbarazzante delle due squadre, fatto di palle perse, tiri sbagliati e chiamate arbitrali poco convincenti, tanto da fissare il punteggio su un deludente 48-44 per i Nuggets all’intervallo lungo.

La mancanze di Gallinari, soprattutto in attacco, e di Faried si sono fatte sentire per i padroni di casa, capaci, però, di scendere in campo con quella giusta determinazione a cui facevamo riferimento sopra e di mettere in cascina un’importantissima vittoria. Un plauso va sicuramente fatto anche a Wilson Chandler, non brillante nelle percentuali al tiro, ma grintoso in difesa come dimostra anche la palla recuperata su Curry che ha lanciato il contropiede di Lawson per il +3 a 35.7 secondi dal termine.

Insomma, una gara che ha regalato già parecchio agli appassionati di questo sport e l’attesa di gara-2, in programma martedì notte, infiamma. Riusciranno i Warriors a violare l’inespugnabile campo della Mile High City?

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