Kevin Johnson alla fine è riuscito nell’intento di trattenere i Kings a Sacramento. Non da solo, certo, ma insieme con una nuova cordata di imprenditori il sindaco ex giocatore NBA è riuscito ad evitare che la capitale della California perdesse la sua squadra di pallacanestro professionistica, nonostante i fratelli Maloof stessero cercando in tutti i modi di vendere la franchigia, possibilmente spendendola ad un nuovo indirizzo (Seattle e Anaheim le due destinazioni che, in diversi momenti, sono sembrate più probabili).
Ci sarà una nuova arena a Downtown Plaza, per il costo stimato di 448 milioni (e aumenteranno visto che è già in corso una causa legata al California Environmental Quality Act, legge della California che ha reso il “Golden State” il più ambientalista dell’Unione) di cui parte peserà sulle finanze pubbliche, ma questi sono altri discorsi.
Tanti saluti a Chris Hansen, Steve Ballmer e a Seattle, che peraltro, avevano portato un’offerta economicamente migliore sul tavolo di David Stern: i Kings sono a Sacramento per rimanerci con un nuovo gruppo di proprietari, capitanati da Vivek Renadivé, miliardario indiano che ha fatto la sua fortuna nella valle del silicio (sì, ok, Silicon Valley, che suona meglio).
Licenziato l’Head Coach coach Keith Smart e il General Manager, Geoff Petrie, la nuova proprietà ha scelto di cambiare direzione rispetto alla squadra anonima e amorfa degli ultimi anni, arrivata a trascurare i tifosi al punto che Andy Miller, uno dei nuovi soci, in un’intervista ha parlato di alcuni bagni rotti da tre anni all’interno della Sleep Train Arena, tutte cose segnalate dal pubblico e ignorate dai Maloof; non proprio una cartolina nel solco della tradizione che vuole la NBA efficientissima e impeccabile, ma tant’è, se alle promesse seguiranno i fatti, le cose sono destinate a cambiare.
Conference: Western
Division: Pacific
Arrivi: Greivis Vasquez (g) ,Luc Richard Mbah a Moute (f), Carl Landry (f), C.J. Aiken (f), DeQuan Jones (f), Trent Lockett (g)
Partenze: Tyreke Evans, Cole Aldrich, James Johnson
Draft: Ben McLemore (g) 7th pick, Ray McCallum (g) 36th pick;
Probabile quintetto base
PG: Greivis Vasquez
SG: Ben Mclemore
SF: Luc Richard Mbah a Moute
PF: Jason Thompson
C: DeMarcus Cousins
ROSTER
Guard: Greivis Vasquez, Jimmer Fredette, Trent Lockett, Ray McCallum, Ben McLemore, John Salmons, Isaiah Thomas, Marcus Thornton
Forward: Chuck Hayes, Carl Landry, Luc Mbah a Moute, Travis Outlaw, Patrick Patterson, Jason Thompson, C.J. Aiken, DeQuan Jones
Center: DeMarcus Cousins
Head-Coach: Michael Malone
Il San Francisco Chronicle, in una scaramuccia tra vicini, lo ha chiamato furto, ed in effetti l’organizzazione di Sacramento ha pescato a piene mani dai Warriors, portando nella capitale della California Peter D’Alessandro (GM), Carl Landry, l’allenatore Michael Malone e da ultimo anche Chris Mullins,che già svolgeva mansioni di consulente per i Kings ma che non ha certo convinto durante la sua precedente gestione dei Golden State Warriors, ma che oggi si segnala per aver vinto la gara del tiro da tre punti in un allenamento aperto al pubblico, chiudendo con 14 su 15, alla sua veneranda età.
Questa piccola transumanza lascia intendere che la nuova proprietà un’idea di come fare le cose ce l’abbia e anche abbastanza ben precisa, se è andata a pescare così in un’organizzazione geograficamente vicina e affine (anche i Golden State Warriors sono reduci da un recente cambio di proprietà che ha investito l’intera piramide societaria).
Il nuovo allenatore viene proprio dalla baia di San Francisco, dove ha svolto egregiamente il compito di coordinatore difensivo alle dipendenze di Mark Jackson. Michael Malone è un allenatore esordiente ma vanta esperienze da assistente a New York, New Orleans, Cleveland e, appunto, ad Oakland; con lui è arrivato suo padre, l’assistente specialista difensivo Brendan Malone, oltre a Chris Jent da Ohio State, Corliss Williamson e Micah Nori.
I due Malone, padre e figlio, sono considerati allenatori difensivi di primo livello ed è chiaro che i Kings vogliono rifondare la squadra dandole sin da subito un’impronta difensiva, in controtendenza rispetto alle abitudini della gestione Maloof-Petrie. Curiosamente, Malone padre si è appena dimesso dal ruolo che aveva assunto nel corso dell’estate, e il club non ha rilasciato dichiarazioni in merito al motivo del passo in dietro di Brendan.
A dirigere il settore atletico è arrivato Chip Schaefer, preparatore di lungo corso con esperienze ai Bulls e ai Lakers, mentre ad occuparsi dello sviluppo dei giocatori ci saranno Dee Brown e Ryan Bowen, rispettivamente per gli esterni e per i lunghi.
I Kings affronteranno il 2014 con rinnovato entusiasmo sia in campo che fuori; una nuova guida tecnica, unita alla certezza della permanenza della squadra in California hanno galvanizzato i tifosi, che avevano perso l’entusiasmo ed l’interesse degli anni gloriosi (ma ormai lontani) di Webber, Divac e Bibby.
Sacramento è una squadra in costruzione, lontanissima dal poter competere per i playoffs, e per ora D’Alessandro non ha voluto stravolgere il roster, in attesa di poter valutare meglio i giocatori sotto la guida del neoassunto Michael Malone, che nel 2012 era stato nominato dai GM come miglior assistente della NBA.
Gli arrivi di Mbah a Moute e di Vasquez hanno rinforzato il roster, che resta ugualmente debole ma dispone di alcuni giocatori di prospettiva come il già menzionato Cousins e i due rookie, McCallum e soprattutto McLemore, che, nelle parole di LeBron James, è stato sottovalutato da troppe squadre; il fatto di essere stato scelto alla settima chiamata da Sacramento gli toglie pressione e in un mercato non particolarmente esigente come quello dei Kings McLemore potrà procedere ad un adattamento alla NBA più morbido rispetto alle primissime scelte.
Atleta, tiratore di livello, ha la taglia giusta per il ruolo (guardia) ma deve metter su un po’ di muscoli. Ha grande potenziale, resta da vedere se e come verrà sviluppato: l’atletismo e il talento gli consentirebbero di crescere per diventare qualcosa di più di un semplice tiratore.
In un draft popolato di lunghi (spesso molto acerbi) i Kings hanno puntato su una guardia e hanno pescato McLemore, uno che tra qualche anno potrebbe anche essere considerato l’esterno migliore del draft 2013. Ha poca concorrenza nello spot di guardia tiratrice e non avrà nemmeno compiti di trattatore di palla, giocando vicino a Vasquez. I Kings sanno di aver scelto un progetto, ora sta a loro svilupparlo con pazienza.
L’altra scelta è Ray McCallum, un prodotto di Detroit destinato almeno inizialmente a fare panchina dietro a Vasquez e Thomas. Giocatore di discreta taglia (è 1.91 cm) ma non rapidissimo, è un buon atleta capace di passare e segnare, giocatore d’ordine come sanno essere solo i figli degli allenatori, sa fare un po’ tutto senza eccellere in niente.
Dovrà sicuramente lavorare sul tiro (non molto affidabile) e sulla gestione dei possessi, mentre taglia ed esplosività lasciano intravedere del potenziale difensivo che coach Malone potrà far fruttare.
Lo spot di playmaker appartiene a Vasquez, arrivato da New Orleans in cambio di Tyreke Evans. Sottovalutato da Memphis, Vasquez è esploso nel suo secondo anno a New Orleans viaggiando a 13 punti e 9 assist di media. A Sacramento gli si chiede di gestire un nucleo molto giovane e le sue qualità di passatore saranno usate per innescare Cousins sotto canestro ma anche McLemore sul perimetro o sopra al ferro.
Dietro di lui, si divideranno i minuti Thomas e Fredette. In una squadra con pochi tiratori puri, Jimmer potrebbe anche trovare spazio, posto che i suoi numeri NBA non possono essere quelli che aveva al college. Isaiah Thomas (quasi omonimo e non parente della leggenda dei Detroit Pistons) viene da una prima stagione incoraggiante, coronata dalla nomina nel secondo quintetto di rookie.
Nessuno dei due è un difensore e se McCallum dovesse dimostrarsi pronto rischiano di finire fuori rotazione, a meno di inventarsi un ruolo (Fredette come tiratore, Thomas come giocatore di break dalla panchina).
La guardia, manco a dirlo, è Ben McLemore, giocatore interessantissimo e che avrà tanto spazio, mentre Marcus Thornton dovrà probabilmente accomodarsi in panchina, in un ruolo forse più indicato per le sue caratteristiche.
In ala piccola Malone ha chiesto ed ottenuto un giocatore difensivo: Mbah a Moute, che però ha davvero poche doti realizzative, al contrario di John Salmons, che inizialmente dovrebbe partire dalla panchina anche se è un difensore discreto e aprirebbe maggiormente il campo a Thomas e Cousins. Terza ala è Travis Outlaw, veterano con dieci anni di NBA che sa fare un po’ di tutto senza essere mai diventato il giocatore importante che si pensava potesse essere.
In ala forte troviamo il solido Jason Thompson, giocatore fisico, affidabile ma rimbalzista sotto media, soprattutto se si guarda ai centimetri, che non sono pochi. Anche per questo è arrivato a Sacramento Carl Landry, che non è molto alto ma in compenso ha la mentalità giusta per farsi sentire sotto canestro. Infortunatosi al training camp, rischia di rientrare non prima di gennaio e per il momento verrà sostituito da Patterson, ma è un giocatore che reciterà un ruolo importante, non fosse altro per l’atteggiamento, che servirà da esempio ai compagni.
L’unico pivot del roster dei Kings è DeMarcus Cousins, il centro chiamato con la quinta scelta nel 2010 e fresco di prolungamento contrattuale; dopo tre stagioni è ancora un punto interrogativo: giocatore franchigia o talento problematico?
Cousins ha tutto per fare benissimo, è un giocatore potente, forte, dotato di atletismo ma anche di tecnica; il problema è la testa, decisamente immatura e la difesa, tutta da verificare con il nuovo allenatore. La scarsa consistenza difensiva di DeMarcus non è certo legata a carenze atletiche o di centimetri; semplicemente non sa mettere il corpo nella giusta posizione.
Storicamente, non è mai facile trasformare un giocatore abituato a sbagliare tutto in difesa e “rimediare” con l’attacco. Dall’altra, Cousins è ancora giovane e disporrà degli insegnamenti di uno staff di allenatori difensivamente competenti. Non è un segreto che i Kings lo terranno sotto alla lente d’ingrandimento nella speranza di verificarne i miglioramenti, sia dal punto di vista dell’atteggiamento e del controllo delle emozioni, sia dal punto di vista della continuità di rendimento e della difesa. Se non ci saranno passi avanti, Cousins farà la stessa fine di Tyreke Evans.
Alle sue spalle il solo Chuck Hayes (anche se chiamare centro un giocatore di grande cuore ma di soli due metri fa sorridere), segno che Cousins avrà tutto lo spazio del mondo e dunque, nessuna scusa. Per lui questa stagione sarà lo spartiacque della carriera: può diventare un difensore ed un rimbalzista migliore, trasformandosi nella pietra angolare dei nuovi Kings, oppure ritrovarsi con le valigie in mano.
La nuova dirigenza ha fatto delle mosse logiche, coerenti (McCallum, Mbah a Moute sono giocatori funzionali allo stile del nuovo allenatore) ma bisogna essere chiari: la squadra è scarsa e i Kings sanno benissimo che al prossimo draft saranno disponibili Jabari Parker, Julius Randle e lo strepitso Andrew Wiggins oltre a tanti altri giocatori di una classe che si preannuncia straordinaria, motivo per cui (anche se David Stern ha già avvisato i dirigenti NBA che certe pagliacciate del passato non saranno tollerate) questa primavera il termine “tanking” tornerà tristemente di stretta attualità.
I Kings partono avvantaggiati per arrivare primi (o ultimi, secondo una logica sportiva) e andare alla lottery con il vantaggio di avere più palline possibili nell’urna da cui usciranno i biglietti vincenti per le prime scelte del draft 2014.
D’Alessandro sa che questa sarà nella migliore delle ipotesi una stagione di transizione in cui verrà impostata la squadra dei prossimi anni, quindi Malone e il suo staff avranno il tempo e la tranquillità per allenare i giocatori e capire chi può fare parte del progetto e chi invece è materiale per gli scambi, forti del fatto che con il draft del ’14 alle porte, le sconfitte saranno meno amare anche per il pubblico.
Giurista in erba (qualsiasi cosa ciò significhi), seguo la NBA dal lontano 1997, quando rimasi stregato dalla narrazione di Tranquillo & Buffa, le due persone alle quali, cestisticamente parlando, sento di dovere quasi tutto;
una volta mi chiesero: “Ma come fai a saperne così tante?” Un amico rispose per me: “Se le inventa”.
“silicon” è il silicio (lì ci hanno fatto per decenni i computer di mezzo mondo).
Quanto a cousins, pare che shaq sia parte della cordata dei nuovi proprietari: l’ex nemico di sacramento potrebbe così l’influenza giusta a livello tecnico, di esperienza e di carattere per far esplodere (in senso positivo) il giovane centro
E’ un refuso, ma non cambia nulla, hai ragione, errore mio!