Ci si aspettava una reazione d’orgoglio dei Blazers dopo le due sonore sconfitte nelle prime partite della serie. Ci si aspettava che Lillard e compagni si sarebbero fatti trascinare dal caldo pubblico del Moda Center. Che sarebbero tornati a piovere i canestri come nelle gare con Houston. Che la serie si sarebbe riaperta, almeno un pò. E invece dall’altra parte c’erano i San Antonio Spurs, che da anni si divertono a ribaltare tutti i pronostici di chi li battezza vecchi o stanchi o datati. Non esistono, per gli uomini di Popovich, partite dove ci si può rilassare, ormai dovremmo saperlo. E gara 3 non ha fatto differenze.
Come nei primi due capitoli della sfida, San Antonio è saltata da subito alla giugulare della partita con un Parker (29 e 6 assists con 12/20 al tiro, 26 punti 8 assists e 52% al tiro finora) indemoniato. Subito 6-0, poi 10-3. Il francese è stato ancora il mattatore dell’incontro e nè Matthews, nè Lillard sono mai riusciti a mettergli un freno. Sul primo canestro della partita, in acrobazia, di Belinelli è arrivata la doppia cifra di vantaggio ospite, con i primi 12′ che si sono conclusi sul 28-18 nero argento e Parker già a quota 12.
La ricetta degli Spurs è stata la stessa applicata fino ad ora, con l’attacco scintillante (come sempre quando Parker gira in questo modo e al 56% all’intervallo) e capace, con il suo sistema, di creare tiri per tutti. Quelli di Belinelli e Diaw, ad esempio, che lanciano il parziale di 8-0 per il 36-20 Spurs che apre il divario, di nuovo, in maniera decisiva.
Ma anche una difesa asfissiante, che toglie i riferimenti ai due cavalli da traino di Portland, Lillard e Aldridge (16/44 complessivo al tiro), lasciando senza guida tutti gli altri, che in realtà sono stati solo gli altri tre del quintetto, considerando gli irrisori minutaggi dei panchinari (massimo 10’42” di Barton). Panchina che continua ad essere il grande fattore di differenza della serie: a oggi il conto dei punti di chi parte da seduto è di 141-43 per gli Spurs (oggi 40-6).
San Antonio prende di nuovo in mano la partita e tocca il +20 (60-40 all’intervallo) ma, come in gara 2, la reazione dei Blazers, insieme a un mini black out di Duncan e soci, arriva. 12-0 di parziale in meno di 3′, con nuova fiducia per Portland che trova canestri in velocità, fino a quel momento totalmente levati dal gioco, e il pubblico in partita. Si ricuce fine al -7 (57-64), ma a quel punto è di nuovo la panchina a fermare l’emorragia in tempo. Ginobili (14 con 10/10 ai liberi) prende in mano la second unit, mentre i padroni di casa sono aggrappati al solo Aldridge (21+12 ma solo 9/23) che deve tirare anche più del necessario.
Alla terza sirena è di nuovo ristabilita una distanza importante (83-69), Lillard (21 e 9 assists ma anche lui solo 7/21 dal campo) prova a mettersi in proprio in apertura di quarto periodo ma Duncan (19, 7 rimbalzi e 4 assists), da vero campione quale è, dà lo squillo di tromba importante, con sei punti consecutivi che mantengono le distanze e, in pratica, spengono l’ultimo tentativo di rimonta dei padroni di casa. A quel punto, infatti, si assomma un 13-2 di parziale Spurs, chiuso da un 2+1 di Parker e un canestro in contropiede di Leonard per il 102-81 che a 7′ dalla fine equivale alla parola fine, sulla partita e, molto probabilmente, sulla serie.
San Antonio chiude, insomma, i conti anticipatamente come ha ormai abituato a fare. Le differenze di intensità, esperienza, presenza nei momenti topici è talmente lampante da rendere molto plausibile uno sweep a questo punto. Attacco e difesa sono state, fino ad ora, ambiti ingestibili per gli uomini di Stotts, e anche quando qualcosa è riuscito, nel momento dei cambi la maggiore lunghezza e freschezza dei nero argento ha permesso allunghi letali.
I Blazers non sono riusciti a fare il proprio gioco ad alti ritmi e di corsa (solo 9 punti in contropiede oggi) neanche sul proprio campo. Lillard sta perdendo nettamente il confronto con Parker e, probabilmente, il lato difensivo (per quanto l’accoppiamento sia a metà con Matthews) gli sta togliendo anche preziose energie in attacco, dove le percentuali di tiro sono bassissime. E idem per Aldridge. Che continua a subire la presenza difensiva di Splitter e continua a tirare attorno al 35%.
L’orgoglio in casa Blazers, comunque, non manca e di sicuro in gara si cercherà in tutti i modi di evitare un 4-0 che chiuderebbe in modo ingenerosa una comunque ottima stagione.
Cestista, baskettaro, appassionato della palla a spicchi, fedele adepto del parquet.
Nato a pane e Danilovic, cresciuto a tarallucci e Ginobili, ho sviluppato col tempo un’insana passione per il basket a stelle e striscie e i Denver Nuggets, aggiungendo poi con calma interesse vivo per Football Americano (San Francisco 49ers) e Baseball (San Francisco Giants). Scrivo per diletto. Parlo a volte, a sproposito, su Radio Playit.