Ci aspettavamo una serie molto equilibrata, esaltante ed emozionante. I primi due episodi della serie non hanno di certo mancato di rispettare le attese e nonostante una gravosa quanto fondamentale assenza, lo spettacolo non è assolutamente mancato all’interno della Philips Arena, ancora una volta.

Come detto una squadra ha dovuto cercare di sopperire ad un’estremamente importante assenza: a doverne pagare il prezzo sono stati i Washington Wizards con John Wall, in una gara 2 che ha visto gli Atlanta Hawks pareggiare la serie a quota 1-1 con il punteggio di 106-90.

Con la mancanza sul parquet del numero 2, che si è fatta ben sentire per l’intero arco della partita, Atlanta ha potuto continuamente gestire la partita, e sin dalle prime battute.

L’insieme di rapidità ed esplosività che garantiva Wall è ovviamente venuta a mancare e Atlanta ha deciso di ripetere quanto fatto nel primo tempo di gara 1, riuscendo tuttavia ad allungare lo stint praticamente fino alla fine del match.

L’elemento chiave che ha consentito a Mike Budenholzer di pareggiare la serie prima di trasferirsi a Washington è stato sostanzialmente il front court.

Il trio composto da DeMarre Carroll, Paul Millsap e Al Horford è riuscito a tenere a bada per quasi tutto l’arco del match i propri avversari, prima di tutto chiudendo bene il pitturato, aspetto del gioco favorito anche dall’assenza di Wall, e contribuendo in maniera decisivamente clamorosa anche nella metà campo offensiva.

DeMarre Carroll, autore ancora una volta di una gran partita

DeMarre Carroll, autore ancora una volta di una gran partita

Il primo dei tre in particolar modo si sta sempre più dimostrando una pedina fondamentale nello scacchiere del proprio head coach e a suon di concretezza mista a produttività sta dimostrando che il suo gioco vale la candela, e visto che a fine stagione sarà un free agent non sarà certamente facile per la franchigia della Georgia riuscire a trattenerlo.

Dopo un solidissimo primo tempo di gara 1 Carroll riesce quindi a ripetersi in gara 2 chiudendo con 22 punti (9/16 al tiro) e 6 importantissimi rimbalzi e una serie di giocate che hanno consentito agli Hawks di riuscire a tenere la testa avanti.

Nene, indubbiamente peggiore in campo per la formazione ospite

Nene, indubbiamente peggiore in campo per la formazione ospite

Per quanto riguarda gli altri due componenti del front court titolare, la loro combo non ha permesso alle proprie controparti di essere estremamente incisivi, soprattutto nella persona di Nene.

Millsap è riuscito a fermare il giocatore brasiliano praticamente in ogni modo possibile, costringendolo ad un misero 0/5 dal campo e a 4 palle perse. Altrettanti sono stati i recuperi del numero 4 ex Utah Jazz, che alla fine dei giochi riesce addirittura a chiudere con un’ottima doppia doppia da 18 punti e 11 rimbalzi.

A marcare ancora di più quanto di buono fatto su Nene ci ha pensato anche Al Horford, e in particolare con una perentoria stoppata tramite cui è riuscito a lanciare uno dei tanti contropiedi che hanno consentito ai padroni di casa di prendere del margine che Washington è riuscita a malapena a chiudere nel terzo quarto, prima di subire un altro e decisivo allungo nell’ultimo periodo.

Con la mancanza di Wall, Washington ha dovuto pagare dazio anche per quanto riguarda la difesa sul perimetro, dove i soli Bradley Beal e Otto Porter non sono riusciti a fare abbastanza. Le loro 6 palle rubate (3 pro capite) hanno permesso ai Wizards di non sprofondare, ma comunque lo scarso peso offensivo non è riuscito a calibrare quello del fantastico movimento di palla di speroniana memoria a nome Budenholzer.

Basti guardare il raffronto tra assist e palle perse per rendersi conto di quanto questo aspetto del gioco sia stato importante affinché Atlanta potesse pareggiare i conti: 30 assist e 10 palle perse per i padroni di casa, 21 assistenze e 16 turnover per gli ospiti.

Gli aspetti maggiormente positivi della gara dei capitolini sono sostanzialmente pochi: la solida partita di Ramon Sessions, partito dal quintetto per rimpiazzare Wall, e l’ottimo apporto di Porter dalla panchina.

Per quanto riguarda il primo parlano da se i 21 punti (team high) con 8/14 al tiro, anche se (ovviamente) la chimica con Beal non è paragonabile a quella del proprio pari ruolo assente per il problema al polso sinistro patito e sofferto nel precedente episodio.

Il numero 3 ha tentato in ogni modo di aiutare la propria squadra a chiudere il gap, ma con lo scarso rendimento di Nene, un Gortat quanto mai anemico e sofferente più che mai la pressione di Horford, il suo rendimento non è stato dei migliori. La sua partita ha infatti visto numeri al tiro decisamente non portentosi, che hanno peraltro tenuto la stessa lunghezza d’onda di gara 1: 8/22 dal campo per 20 punti.

Passando al secondo, invece, una prestazione difensiva di buon livello ha permesso la realizzazione di una serie di giocate di buon impatto anche nella metà campo offensiva. Un po’ a sorpresa, il numero 22 è riuscito ad aiutare i propri compagni quando più ne avevano bisogno, riuscendo a porre in essere 15 punti con 2/3 dall’arco dei tre punti insieme a 8 rimbalzi, 5 assist e i 3 recuperi di cui sopra.

Ma oltre a Otto Porter la panchina della squadra guidata da Randy Wittman non è riuscita neanche lontanamente a rendersi protagonista, cosa che invece è riuscita alla propria contro parte. Il trio composto da Pero Antic, Kent Bazemore e Dennis Schroder è riuscito a totalizzare la bellezza di 27 punti, contribuendo nell’allungo decisivo dopo il pareggio di Washington del terzo periodo.

Atlanta avrà certamente bisogno del miglior Jeff Teague in quel di DC

Atlanta avrà certamente bisogno del miglior Jeff Teague in quel di DC

Una serie di quattro triple piazzate da Antic e Bazemore si è dimostrata di fondamentale importanza in una serata che ha visto Kyle Korver con una mano estremamente fredda, fatta eccezione per un’altra e vitale tripla piazzata nel secondo tempo dopo una serie di sei errori consecutivi, e che ha visto anche un Jeff Teague in grande difficoltà al tiro per l’intero arco della partita.

Poco ha potuto l’esperienza di Paul Pierce, in particolare visto lo scarso apporto dei propri compagni di reparto a fronte invece della prestazione incredibilmente solida e collaborativa del trio di Budenholzer.

Washington ha sicuramente sofferto l’assenza di John Wall, ma l’apporto complessivo dell’intera squadra ha sofferto, e in maniera abbastanza netta, il lavoro combinato di Millsap e Horford, bravi nel saper chiudere il pitturato in una serata che ha visto i propri avversari non muniti della propria principale arma per quanto riguarda tagli e affondi verso il canestro.

A questo punto la serie si trasferisce nella capitale a stelle e strisce, nella speranza per i Wizards di recuperare il numero 2, e con la voglia di Atlanta di proseguire il proprio cammino grazie alla ben oleata macchina creata da Mike Budenholzer e che presenta importanti tratti dal retrogusto nero-argento.

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