L’aria di marzo la senti quando arriva: la vegetazione inizia a fiorire, le giornate si allungano, il sole inizia ad uscire con più frequenza e tutta l’America collegiale si chiude in sé per le 3 settimane più pazze e più attese dell’anno. Eh sì, è la March Madness.

Le 68 squadre sono state scelte ed il Commitee anche quest’anno ha lasciato molti con lo sguardo interrogativo su alcune decisioni. Prendiamo ad esempio Colorado e Saint Mary’s che dovranno accontentarsi del NIT quando già assaporavano un posto nel Torneo che conta davvero, vedendosi superare da squadre come Virginia Commonwealth e UAB -anche se quest’ultima ha come scusa il fatto di essere la seconda squadra della C-USA-, sorprendendo tanti tra tifosi ed esperti.
Sarà un peccato non vedere Burks o la piccola comunità di australiani alle prese con partite in or out (St.Mary’s già lo scorso anno aveva fatto lo scherzetto a Villanova).

Ma andiamo a dare un’occhiata al nostro bracket

Le 4 seed #1 sono Ohio State (che è anche la 1 assoluta), Kansas, Pittsburgh e Duke.

E proprio ai Blue Devils è capitato forse il tabellone più difficile.
La West Region infatti comprende anche due campioni di Conference come UConn (BigEast) e San Diego State (Mountain West), una squadra come Texas che a sorpresa si ritrova con un seed #4. Tutte squadre solide e soprattutto in forma.
Come se non bastasse ai ragazzi di Coach K potrebbe toccare al secondo turno la mina vagante arancione per eccellenza, quella schizofrenica Tennessee che è il peggior incubo delle avversarie in singola partita.

Nella East Region, Ohio State dovrebbe avere (il condizionale in questo periodo dell’anno è d’obbligo) vita facile fino alle Elite8. mentre nella parte bassa troviamo tante squadre interessanti che potrebbero dar vita a belle partite.
Infatti troviamo una gran quantità di talento con North Carolina a tirare le fila, seguita da Syracuse, Washington, Xavier, la ripescata Georgia e l’imprevedibile Marquette. Sarà bene dare un’occhiata a cosa succede a Cleveland e Charlotte in questo weekend.
La Southwest Region invece sembra a portata di Kansas.

I Jayhawks, freschi vincitori della Big12, sono una squadra solida che gioca a memoria con pochissime sbavature ma si lascia un po’ andare dal punto di vista emotivo. Ecco perchè gli unici problemi potrebbero arrivare non da squadre importanti quali Louisville o Notre Dame, ma da piccole che si giocano tutto.
Può essere Boston U la Northern Iowa dello scorso anno?

Anche Pittsburgh, nella SouthEast Region, non dovrebbe avere grossi grattacapi.
Anzi, il maggior pensiero lo avrebbe nel secondo turno contro una tra Butler e Old Dominion, squadre fisiche e difensive capaci di far saltare il banco grazie alla fisicità del loro gioco.
Per il resto, gli altri seed alti non mettono gran paura: la 2 di Florida è immeritata, soprattutto se si confronta con la 4 di UK, vincitrice della SEC; BYU senza Davies ha dovuto cambiare il modo di giocare e ora si affidano alle serate dello strepitoso Jimmer; Wisconsin rischia già al primo turno contro Belmont, cliente più che ostico in un primo turno. Occhio perchè da questa parte c’è il rischio di molti upset.

E non dimentichiamocelo mai, la Cinderella è sempre quella che non ti aspetti mai…

HoopsFocus

  • Marzo è March Madness ovviamente, ma anche la Champ Week di quest’anno non ha lasciato gli appassionati con l’amaro in bocca.Partite bellissime, finali eccitanti e tante sorprese, come dimostrano le poche vincenti con i seed #1: 8 nei 31 tornei di Conference e 12 upset sono avvenuti proprio nelle finali.
  • E qual’è la squadra col seed più basso a vincere un Championship? La sorprendente UConn di Kemba Walker.
    Dopo la partenza di stagione al fulmicotone da parte del ragazzo proveniente dal Bronx che aveva sorpreso anche gli esperti di lunga data, gli Huskies ed il loro leader si erano un po’ persi nelle partite all’interno della BigEast, cocciando in difese che adeguavano il loro gioco sulle qualità del numero 15, limitando l’efficenza sua e dei suoi compagni.

    La squadra di Calhoun infatti ha ottenuto il cartellino numero 9 per il Championship, il che voleva dire che per arrivare alla vittoria dovevano vincere 5 gare in 5 giorni. Un’impresa fisicamente ai limiti dell’impossibile.

    Storie.

    Sarà stata l’aria di casa (si giocava al Madison Square Garden) o la grandezza della sfida, ma Kemba ha preso sulle spalle la squadra e partita dopo partita, vittoria dopo vittoria, l’ha portata alla vittoria finale con prestazioni che ricordano vagamente l’avvio stagionale.
    26, 28, 24, 33 (conditi da 12 assist e 6 palle rubate) e 19 in 5 giorni consecutivi, giocati con un’energia impressionante per la quantità di fatica e tensione accumulata, con la chicca del game-winner jumpr contro Pittsburgh, la #1 del tabellone.

    Ovviamente l’impresa degli Huskies ed i 130 punti totali di Kemba sono record per la BigEast. E non poteva essere altrimenti.
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  • La stessa posizione scomoda era toccata anche a Villanova, solo che i ragazzi di Jay Wright non sono riusciti a superare neppure la modesta USF.
    Sempre più overrated.
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  • E’ stata la settimana degli upset, ma è stata anche quella delle rimonte insperate.
    Michigan, Louisville, e Memphis nella finale della C-USA sono tornate in partita dopo deficit importanti, ma vogliamo prendere in esame due casi.

    North Carolina ne ha collezionate due di discreto spessore.
    La prima ai danni di Miami (FL), recupernado uno svantaggio di 19 punti grazie alla sveglia suonata da Kendall Marshall, autore di 6 assist in meno di 5 minuti compreso quello che ha dato a Zeller il canestro della vittoria. La seconda invece ha visto salire in cattedra Harrison Barnes, 40 punti per portare i Tar Heels alla vittoria contro Clemson dopo esser stati in svantaggio di 14 punti.
    Peccato che la stessa cosa non è successa nella sfida decisiva contro i Blue Devils.


    In Georgia-Alabama invece è successo qualcosa di abbastanza strano.
    Adagiati sul vantaggio di 15 punti, si sono fatti recuperare dai tenaci Crimson Tide, alla disperata ricerca di una vittoria per entrare nel Torneo Ncaa, fino ad arrivare in parità a 3 secondi dalla fine. Palla nelle mani di DeMarcus Ware per Georgia che corre veloce oltre la metà campo, lascia andare il tiro della disperazione che… entra! Grande felicità per i tifosi accorsi e sorriso di Ware che rischia di toccare le orecchie, ma gli arbitri fanno cenno che il canestro non è valido a causa del timeout chiamato da Mark Fox, coach di Georgia, proprio nel momento in cui la guardia iniziava il movimento di tiro. Con 0.8 secondi da giocare.
    La gara è andata all’OT e Alabama è riuscita a vincerla, ma questo non è bastato per ottenere l’invito. Cosa che invece ha ottenuto Georgia.
    Dov’è l’inghippo?

  • Gli upset sono sempre belle gare… o quasi.
    In uno di questi infatti, Penn State ha battuto la ben più quotata Wisconsin di 3 punti, con un punteggio finale che recitava… 36-33! 

    Statistiche al limite dell’orrido: nessun giocatore dei Nittany Lions sopra la doppia cifra, supporting cast dei Badgers che fuori da Leuer e Taylor colleziona 7 punti, percentuali di tiro che superano a malapena il 30%…

    Dato interessante (si fa per dire): Wisconsin ha segnato 33 punti in tutta una partita, quando nello stesso giorno il solo Jimmer Fredette ne ha segnati 33 in un tempo!

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  • Ah sì, perchè Jimmer nella semifinale contro New Mexico ne ha messi 52. Con un solo tiro libero.
    Teach Me How To Jimmer.
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  • Capitolo draft.
    Dopo aver parlato della sensazionale partita di Barnes contro Clemson, di Kemba versione Linda Blair e del solito Jimmer, c’è da segnalare qualcosa fuori dal campo, perchè probabilmente abbiamo la prima early entry di quest’anno. 

    Perry Jones infatti è stato sospeso da Baylor fino alla fine dell’anno per aver accettato benefits durante le partite extra-Conference.
    Già prima avevamo molti dubbi sul fatto che Jones potesse rimanere in Texas a lungo, ora possiamo dire al 99,9% che la sua carriera collegiale è al capolinea.

    See you in June!

(pezzo pubblicato anche su Draftology)

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