La Coastal Division appare come il più debole dei due raggruppamenti che compongono la conference, ed il dominio di Virginia Tech sembra un dato certo ed incontrovertibile. L’unica alternativa valida appare essere quella portata dai cugini di Virginia, una squadra miglioratissima sotto la guida di coach Mike London ma forse ancora troppo inesperta.

L’annata è condizionata dal fatto che North Carolina non potrà partecipare alla post season per provvedimenti disciplinari imposti dalla Ncaa, che prima o poi si pronuncerà anche su Miami, attraversata da uno scandalo di grandi proporzioni.  Anche qui le squadre sono state ordinate attraverso un’ipotetica griglia di arrivo.

VIRGINIA TECH HOKIES

Logan Thomas

Gli Hokies non muoiono mai. La grande capacità di dare continuità a questo programma è fatto oramai assodato per quanto riguarda coach Frank Beamer, giunto al quarto di secolo di esperienza sulla panchina di questo programma di football vincente.

Nonostante il gran curriculum che durante la scorsa stagione gli ha permesso di superare le 200 vittorie su questa sideline, Beamer deve fare i conti con il record perdente che recentemente ha afflitto la squadra nelle grandi occasioni, compresa una buona serie di Bowl Bcs; dato quindi per assodato che V-Tech sarà una contender diretta per il titolo della Acc, praticamente come ogni anno, resta da vedere se il medesimo successo potrà essere ripetuto anche in post-season.

Il quarterback Logan Thomas è il giocatore rientrante più rappresentativo dell’attacco, avendo lanciato per poco più di 3.000 yards con 19 mete su passaggio ed 11 su corsa suoernado il record di ateneo per yards prodotte dalla linea di scrimmage solamente al primo anno da starter.

La scommessa è il rimpiazzo di ricevitori solidi come Danny Coale e Jarrett Boykin, di star affermate come il running back David Wilson, e di quattro dei cinque partenti della linea offensiva, compreso il forte tackle Blake DeCristopher. Thomas per fisico, mobilità e forza del braccio può essere considerato il quarterback con maggior potenziale di tutta la Acc, e dovrà essere protetto al meglio da una linea che ritrova il centro Andrew Miller, l’unico superstite, e che attende di saggiare la consistenza della guardia Brent Benedict, un transfer da Georgia.

Il backfield è colmo di gioventù, in quanto i gradi di titolare dovrebbero andare a Michael Holmes, redshirt freshman, che si alternerà in campo con il true freshman Drew Harris, proveniente dalla Pennsylvania e dotato di un’ottima combinazione tra fisico e velocità. Il reparto wide receiver ritrova tre vecchi elementi che avranno maggiori snap a disposizione, con Marcus Davis apparentemente davanti a tutti nel divenire il nuovo ricevitore primario del roster.

La difesa è attrezzata come ai tempi migliori, ed è pronta ad un altro campionato incisivo dopo aver concesso 17.6 punti a gara nel 2011, settimo miglior risultato assoluto della Ncaa. La linea è molto profonda ed ha fortemente collaborato nel far racimolare al reparto ben 41 sack stagionali, il fronte è interamente confermato e vede il rientro dell’end James Gayle e di Antoine e Derrick Hopkin, i due fratelli terribili che costituiscono un muro sostanzialmente invalicabile nel mezzo. Più delicato il discorso nel back seven, dove il reparto linebacker è atteso al pieno recupero dei tre titolari progettati, Bruce Taylor, Tariq Edwards e Jeron Gouveia-Winslow hanno difatti lavorato a parte per tutta la off-season, e dove le secondarie rischiano di possedere poca profondità in caso si dovesse ripetere l’epidemia di infortuni occorsa nella scorsa stagione.

La mancanza di esperienza data dalla presenza di riserve al primo anno, ha costretto il veteranissimo defensive coordinator Bud Foster (17 anni su questa sideline) a cambiare ruolo ad un paio di elementi, schierando Kyshoen Jarret e Detrick Bonner – entrambi originariamente corner – nelle due posizioni di safety. Gli special team hanno sempre giocato un ruolo determinante nel sistema di Virginia Tech – battezzato “Beamer Ball” – privilegiando lunghi guadagni o mete sui ritorni di calcio, ed enfatizzando la capacità di bloccare punt e field goal degli avversari, cosa che nel 2011 gli Hokies non sono riusciti a fare con costanza.

Resta il fatto che la squadra possiede le caratteristiche adatte per riuscire a ripetere quantomeno la vittoria divisionale, vista la forza della difesa e la sua capacità di mettere i quarterback sotto costante pressione, cui si aggiunge un logan Thomas già ampiamente a suo agio nel suo primo anno da titolare, al quale non può che seguire un futuro ancora migliore.

VIRGINIA CAVALIERS

Perry Jones

Dall’arrivo di coach Mike London sono cambiate tante cose, tutte in positivo. I Cavaliers hanno fermato con successo un periodo avaro di vittorie, sono tornati competitivi in minor tempo rispetto a quelle che potevano essere le attese più floride, e quest’anno sono pronti a dare del filo da torcere ai rivali di Virginia Tech sfruttando i provvedimenti disciplinari che impediranno a North Carolina di giocare la post-season, levando di mezzo una rivale accreditata fin dai blocchi di partenza.

L’attacco, gestito dal coordinator Bill Lazor, poggerà definitivamente sul quarterback Michael Rocco e su un sistema pro-style che intende accumulare grossi guadagni, che dovranno però essere tradotti in un maggior numero di punti messi a referto.

Rocco ha cementato il suo status di partente indiscusso dopo aver parzialmente condiviso il palcoscenico assieme al backup David Watford, che veniva inserito in alcuni drive per la diversità che riusciva a fornire al reparto grazie alla sua grande mobilità. Il gruppo di ricevitori che si presenta a roster fornisce una qualità mancata negli anni recenti, la velocità, che Lazor spera si traduca in quell’aumento di mete segnate che tanto serve per fare il salto di qualità.

Tim Smith è il ricevitore con più esperienza nonché uno dei giocatori da cui ci si aspetta molto in termini di leadership nello spogliatoio, mentre Dominique Terrell è stato giudicato dal coaching staff come il più migliorato al termine della sessione primaverile di allenamento.

Il backfield garantisce equilibrio e possiede diverse armi per poter colpire le difese grazie alla presenza del tuttofare Perry Jones, che tra corse e ricezioni ha messo insieme un 2011 fatto di 1.421 yards e 8 mete totali, dietro al quale esiste una rotazione molto valida che comprende Clifton Richardson e Kevin Park, quest’ultimo divenuto primatista d’ateneo per numero di touchdown segnati nell’annata da freshman. La linea offensiva è esperta e coesa, e propone elementi specializzati nell’aprire varchi per il gioco di corse.

Il ruolo di linebacker sembra quello in grado di offire le maggiori garanzie alla difesa, che per il resto ha visto tanti dei vecchi protagonisti per fine eleggibilità. Il roster riaccoglie a braccia aperte il middle linebacker Steve Greer, cui è stato elargito un quinto anno di presenza per via dell’infortunio al ginocchio che lo ha tenuto fuori anche dallo spring game, e farà coppia con La Roy Reynolds, pronto per diventare il punto di riferimento di tutta la difesa.

La linea difensiva ha letteralmente perso i pezzi e propone una schiera di giocatori tutta da testare, il che potrebbe costituire un problema vista la possibile mancanza di pressione costante da portare al quarterback.

Il che si potrebbe tradurre in qualche difficoltà in più per delle secondarie che propongono il solo Demetrious Nicholson come cornerback abbastanza esperto, dopo un’annata da freshman nella quale è dovuto crescere in tutta fretta. Il reparto dietro ha concesso difatti molte giocate a lunga gittata già un anno fa, ragione per la quale la produzione di sack sarà determinante per lo sviluppo di una difesa che giocherà nuovamente la 4-3 sotto le direttive di coach Jim Reid, che sta tentando di completare la transizione dalla vecchia 3-4 installata da Al Groh. Punter e kicker non hanno ancora dei volti definiti, ed il camp estivo sarà fondamentale per definire questi due importantissimi ruoli, con Alex Vozelinek attualmente in lizza per entrambi.

L’idea generale è che London abbia posizionato la nave in modo corretto per raggiungere i lidi desiderati, e solo il verdetto sul campo potrà dire se la sua missione si completerà già quest’anno. La differenza la farà solo l’esperienza, per cui i Cavaliers riusciranno a dare fastidio a più di qualcuno, più difficilmente a portare a casa la division.

GEORGIA TECH YELLOW JACKETS

Tevin Washington

Ancora una volta l’efficacia di Georgia Tech sarà direttamente correlata allo schema offensivo praticato, essendo da questo dipendenti molti degli aspetti necessari per vincere con continuità. Paul Johnson e la sua triple option disputano difatti la quarta stagione dopo aver ottenuto risultati altalenanti in termini di vittorie, a dimostrazione del fatto che l’esperienza e la precisione nel più piccolo dei movimenti gioca un ruolo determinante per un reparto offensivo che deve tenere la palla a lungo e produrre saltuariamente qualche big play per funzionare al suo meglio.

Il non eccitante quarterback Tevin Washington, 11 passaggi da TD e 9 intercetti con solo il 45% di completi, rientra per il suo anno da senior, e pur non costituendo la più entusiasmante delle soluzioni rappresenta l’unico elemento a roster in grado di giocare con cognizione di causa uno schema che fa dipendere tutto dal tempismo decisionale del quarterback, nonché dalla sua capacità di leggere la reazione della difesa nel giro di due secondi.

Washington è anche stato il miglior rusher del 2011 grazie alle 987 yards e 14 mete fatte registrare un anno fa, mentre il tradizionale schieramento a tre running back potrà contare ancora una volta sull’ A-back Orwin Smith, buonissimo ricevitore anche fuori dal backfield, nonché sull’apporto dell’altro A-back Robert Godhigh e sul B-back David Sims.L’attacco sulle corse è stato il secondo migliore di tutta la nazione per yards prodotte di media a gara.

Più difficile il discorso per i wide receiver, che hanno perso Stephen Hill, prima scelta dei New York Jets, e devono fare affidamento su un gruppo di ragazzi che non ha mai ricevuto un singolo passaggio in gara ufficiale. Jeremy Moore si è distinto più degli altri durante le sessioni primaverili e potrebbe essere sicuro di uno dei due posti di starter dello schema base. La linea offensiva è dotata di esperienza, ed il suo elemento più forte è sicuramente la guardia Omoregie Uzzi, uno deimigliori nel suo ruolo di tutta la conference.

A due anni dall’assunzione di Al Groh quale coordinatore della difesa vi sono ancora alcuni lavori in corso, come normalmente accade quanto si tenta di plasmare il materiale a disposizione e reclutarne di nuovo secondo la propria filosofia schematica, in questo caso la 3-4. L’intenzione dichiarata è quella di utilizzare la linea difensiva in un ruolo più attivo, che non sia limitato al liberare gli spazi per gli attacchi dei linebacker, e che possa quindi generare pressione da sè, oltre che tenere meglio sulle corse. Ci sono quindi maggiori attese per Izaan Cross, unico end al rientro da starter rispetto all’anno scorsoL, che verrà affiancato dal gigantesco nose tackle T.J. Barnes e dall’altro end Euclid Cummings, con la variante di vedere un quarto uomo di linea in campo in situazioni particolari.

La coppia di linebacker esterni offre maggiori garanzie, in quanto alla pericolosità di Jeremiah Attaochu, 6 sack, si aggiungono gli evidenti progressi del veloce junior Brandon Watts, che il coaching staff ha indicato quale elemento più migliorato in primavera. Le secondarie posseggono un gruppo veterano di elementi, comprensivo del safety Isaiah Johnson e della già collaudata coppia di corner back formata da Rod Sweeting e Louis Young.

Gli special team avranno un nuovo allenatore, Dave Walkosky, che ha provato diversi candidati a cui affidare il ruolo di ritornatori di punt e kickoff. Justin Moore e Sean Poole, kicker e punter, sono attesi ad un netto salto di qualità, vista la discontinuità dimostrata l’anno passato, fattore di non poco conto se si considerano le generose posizioni di campo date agli avversari nel recente passato.

Come al solito, la triple option può essere un sistema di gioco imprevedibile, o impossibile da fermare, o facile da prevedere. L’obbiettivo di Johnson è quello di far prendere consistenti vantaggi alla sua squadra per non trovarsi forzato a percorrere il campo in tutta velocità non essendo questo il punto di forza del reparto offensivo; con una gestione ottimale del cronometro e con una difesa esperta, si può anche pensare di arrivare a migliorare le otto vittorie del 2011 e puntare al titolo divisionale, specialmente qualora i Jackets dovessero vincere lo spietato big match di apertura del calendario contro Virginia Tech.

NORTH CAROLINA TAR HEELS

Bryn Renner

North Carolina vuole ripartire in fretta dopo le note problematiche legali e disciplinari che hanno investito l’ateneo e provocato la perdita di eleggibilità ad un Bowl per il 2012, frutto delle numerose violazioni accademiche risalenti a due anni fa, che provocarono l’improvviso licenziamento di Butch Davis.

Dopo una discreta annata chiusa con la qualificazione all’Indipendence Bowl perso per41-24 contro Missouri, i Tar Heels hanno completamente voltato pagina decidendo di assumere coach Larry Fedora, 34-19 in carriera nei quattro anni passati ad allenare Southern Miss, il quale ha già pronta una completa rivoluzione sotto tutti i punti di vista.

Il passo più importante sarà passare alla up-tempo offense da lui predicata, una transizione che porterà via i concetti del vecchio pro-style in favore di una spread no-huddle da giocare a ritmi più che sostenuti per arrivare a sfiancare le difese nel quarto decisivo.

Fedora ha visto buoni risultati durante gli scrimmage primaverili pur lamentando una lentezza di base tra un’azione e la successiva, ha dichiarato che l’obbiettivo è portare il numero medio di snap offensivi a partita dai 63 dello scorso campionato ai circa 75 registrati da Southern Miss, e si è detto soddisfatto del fatto che il maggior ritmo non abbia intaccato la precisione del quarterback Bryn Renner, che nel suo primo anno da starter ha sfiorato il 70% di completi.

Renner dovrebbe quindi passare la transizione con pochi problemi, alzando le potenzialità di un attacco che possiede un lato sinistro della linea offensiva molto forte grazie alla contemporanea presenza del tackle James Hurst e della guardia Jonathan Cooper, e di una schiera di ricevitori che vede Erik Highsmith come principale punto di riferimento aereo viste le note qualità di possession receiver, con l’addizione di T.J. Thorpe, sophomore al primo anno da titolare, a fornire grande velocità all’esterno.

Uno dei punti di forza dell’attacco è senza dubbio rappresentato dal running back Giovanni Bernard, autore di ben 1.253 yards al suo esordio in squadra e primo rusher dell’ateneo negli ultimi 15 anni in grado di rompere la barriera delle 1.000 yards. Il backup di Bernard, Romar Morris, ha velocità da vendere e potrà fornire un ottimo cambio di passo al reparto.

Grandi cambiamenti li dovrà affrontare anche la difesa, che passerà ad uno schema base 4-2-5 introducendo le posizioni rover e ram, costituite da due linebacker ibridi in grado di indietraggiare in copertura nelle ovvie situazioni di passaggio. La linea può contare sul rientro di due pezzi importanti come il tackle Sylvester Williams e l’end Kareem Martin, mentre l’esperienza dei senior Dion Guy e Gene Robinson sarà messa al servizio della squadra per ricoprire i due ruoli nuovi appena citati.

Linebacker puro sarà ancora invece Kevin Reddick, uno dei migliori di tutta la conference per rendimento e consistenza, che assieme al forte safety Tre Boston cercherà di replicare gli ottimi numeri dello scorso anno, che hanno aiutato la difesa nel realizzare un buon piazzamento in particolar modo contro le corse. Gli special team ritrovano Casey Barth (50/62 in carriera) per un quinto anno di eleggibilità in seguito all’infortunio all’inguine che ha fatto terminare anzitempo il suo 2011, nel quale avrebbe potuto superare il fratello Connor quale miglior realizzatore di field goal di ogni epoca vestendo l’uniforme bianco azzurra. T.J. Thorpe, già menzionato per la brillante velocità, è un kick returner molto pericoloso.

I Tar Heels saranno esclusi da qualsiasi competizione post-season, e questo anno sabbatico cade quasi a puntino per mettere a punto due schemi completamente diversi dal passato, sia in attacco che in difesa. Fedora è un coach non sconosciuto al successo, e North Carolina potrebbe riprendere il trend positivo cominciato con l’era Butch Davis prima di quanto ci si potesse aspettare.

MIAMI HURRICANES

Denzel Perryman

Per la gloriosa università di Miami è tempo di ricostruzione, visto che nella scorsa annata già avara di soddisfazioni ci sono stati problemi sia dentro al campo (record di 6-6, difesa pessima specialmente contro le corse) che fuori (si attendono le sanzioni da parte della Ncaa dopo lo scandalo che ha coinvolto numerosi giocatori ed ex giocatori per benefits irregolari ricevuti).

Gli Hurricanes devono ripartire dalla gioventù e dalla consueta buona nidiata di rookie che la recente recruiting class si porta appresso, non disponendo all’attualità di un quarterback con esperienza da titolare, di un ricevitore affidabile, e di un rusher in grado di sostituire Lamar Miller e le sue oltre 1.200 yards.

La missione primaria per sistemare l’attacco è senza dubbio quella di assegnare una maglia da titolare ad un quarterback tra Stephen Morris, reduce da un’operazione alla schiena e fuori per tutta la scorsa primavera, e Ryan Williams, fermo per tutto il 2011 in quanto trasferitosi da Memphis, dove giocò una decina di partite da titolare prima di lasciare quell’università.

Non sarà facile fare dei progressi sostanziali vista la mancanza di un sicuro playmaker tra i ricevitori, dove il solo Allen Hurns offre un minimo di trascorsi in campo con sole 31 ricezioni per 415 yards e 4 mete, per il resto è battaglia aperta per trovare spazi per giocare con il sophomore Rashawn Scott apparentemente destinato ad un ruolo importante.

Il backfield lasciato scoperto dalla partenza per la Nfl di Miller dovrà vivere attraverso le gambe di Mike James ed Eduardo Clements, che l’anno scorso hanno totalizzato quasi 400 yards in combinata, e sono molto alte le aspettative per il true freshman Duke Johnson, che non avrà certo problemi a ritagliarsi minuti in campo.

La linea offensiva è stata falcidiata dalle partenze negli ultimi due anni, attende progressi dal grande recruit che all’epoca si pensava fosse Seantrel Henderson, tackle destro, mentre il reparto tight end è atteso ad un notevole salto numerico che possa arrivare a raddoppiare la produzione di Clive Walford e compagnia.

Una difesa che ha concesso 161 yards di media a gara su corsa ha perso i pezzi per quanto riguarda una linea difensiva già di per se non eccelsa, nella quale il pass rusher Anthony Chickillo si propone quale elemento più pericoloso di un gruppo che conterà su diversi atleti soggetti ad infortuni.

Il punto di forza è rappresentato dalle secondarie, che contano sull’esperienza del safety Vaughn Telemaque, mentre tra i cornerback potrebbe esserci posto già subito per il true freshman Tracy Howard, uno dei defensive back più desiderati della nazione, che si accoppierà all’esperto Brandon McGee. Il gruppo dei linebacker sarà capitanato dal tenace Denzel Perryman, che esordirà nella posizione di middle e garantisce solidità dopo aver siglato 69 placcaggi, miglior risultato di squadra, nella sua stagione d’esordio. Jake Wieclaw ricoprirà nuovamente la posizione di kicker dopo aver concluso l’annata passata con 11/14, e sarà importante come non mai viste le difficoltà offensive che la squadra si appresta a combattere.

Miami ha un brillante futuro davanti, distante un paio d’anni, ovvero il tempo necessario per sviluppare tutto il nuovo talento a disposizione. La nuova stagione sarà sicuramente di transizione per via degli aggiustamenti offensivi, del calendario difficile, e della difficile gestione del personale che coach Al Golden è chiamato ad eseguire alla luce delle numerose incertezze in diversi ruoli e considerando i recenti problemi disciplinari – non una novità da queste parti – che sono costati il posto in squadra, ad esempio, al safety Ray-Ray Armstrong.

DUKE BLUE DEVILS

Sean Renfree

Per quanto paradossale possa sembrare, una stagione da 3-9 a Durham viene accolta come una festa locale, tanto bassa è la qualità che il programma di football di Duke riesce a mettere in campo ogni anno. I piccoli progressi non mancano, e quantomeno i Blue Devils stanno diventando una squadra rispettabile, che ha vinto 3 partite in un anno ed ha rischiato di vincerne altrettante, non fosse stato per l’incapacità di gestire situazioni di punteggi ravvicinati.

Il lavoro di David Cutcliffe, coach che resiste da un quadriennio su questa sideline, è tangibile e come sempre sarà impostato sulla figura del quarterback, da sempre figura traino nel suo personale sistema di gioco, e questo significa che il protagonista principale offensivo sarà ancora Sean Renfree, che ha fruttato il 28mo attacco aereo della nazione segnando però solamente 14 passaggi da touchdown a fronte di 11 intercetti. Il suo bersaglio principale sarà nuovamente il senior Conner Vernon, capace di grandi giocate come già dimostrato in passato, reduce da un’annata composta da 956 yards e 6 mete.

A fargli compagnia, purtroppo, non ci sarà Blair Holliday, promettente wide receiver attualmente ricoverato in seguito ad un grave incidente occorso mentre sciava sull’acqua, lasciando un vuoto preoccupante che dovrà essere colmato dal sophomore Jamison Crowder.

L’attacco è sbilanciato, in quanto le corse non reggono minimamente la produzione aerea e la media di yards per partita è stata la 115ma d’America. Si punta tantissimo sull’esplosione di Josh Snead, un fulmine avvezzo al contatto che ha avuto tanti problemi fisici e che deve mantenere le numerose promesse fatte vedere negli spring game, ma la rotazione comprenderà sicuramente anche Desmond Scott e Juwan Thompson, quest’ultimo il titolare del 2011 e reduce da 7 mete.

In difesa la forza sta nelle retrovie, dove Walt Canty e Ross Cockrell costituiscono un ideale uno-due rispettivamente nel ruolo di safety e cornerback, mentre il fronte offre la versatilità del defensive end Justin Foxx, che può allinearsi anche da tackle, ma per il resto il reparto manca di esperienza. Duke gioca una 4-2-5 con un ibrido nel ruolo di rover, ruolo che presumibilmente sarà di Brandon Braxton, mentre nel ruolo di linebacker più incisivo è atteso Kyler Brown, fratello di quel Kelby che per l’ennesima volta ha subito un grave infortunio ai legamenti del ginocchio.

Per percorrere il cosiddetto prossimo passo la squadra di Cutcliffe deve forzatamente correggere il tiro in fase di esecuzione, in tutti i reparti. L’attacco può funzionare, la difesa deve migliorare tantissimo e concedere molti meno dei 31.2 punti a gara del 2011, e gli special team dovranno superare il muro psicologico creatosi dopo i tanti errori decisivi del recente passato che sono costati alcune vittorie, le stesse che avrebbero potuto portare Duke a quella qualificazione alla post season che manca addirittura dal 1994.

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.