Nel football americano il tessere lodi o il distruggere una squadra troppo facilmente non paga quasi mai, tante sono le variabili che di settimana in settimana possono cambiare i valori messi in campo dalle singole franchigie. Gli Steelers sono stati tuttavia oggetto di molte considerazioni, sia positive che negative, nate dall’osservazione di una partenza molto difficoltosa che aveva provocato facili conclusioni nei riguardi di una difesa avanti con l’età e dal dubbio rendimento, nonchè verso una dubbia digestione di un nuovo playbook offensivo poco propenso alla corsa,  pensieri poi sbriciolatisi dinanzi alle quattro vittorie consecutive con cui Pittsburgh ha non solo risollevato le proprie quotazioni divisionali, ma dato nuovamente l’idea di essere un punto fermo della Afc. Vecchi o non vecchi, non si sono certo arresi davanti ad anagrafe, cambiamenti tattici ed infortuni.

Ben Roethlisberger non giocherà contro Baltimore, gli Steelers sperano in un suo recupero veloce.

Nonostante una faticosa vittoria contro i disastrati Chiefs nel Monday Night  di questa settimana, la squadra ha lasciato pressochè intatte le impressioni positive che ne avevano decretato la ripresa delle quotazioni tra gli addetti ai lavori, ma ora, quasi per dispetto, dopo tante certezze cade loro sulla testa una tegola non indifferente che potrebbe cambiare le prospettive stagionali a seconda dell’entità dell’infortunio di Big Ben Roethlisberger, la cui spalla potrebbe decidere o meno la futura corsa al Super Bowl dei ragazzi allenati da Mike Tomlin.

Suona quasi surreale, difatti, che esattamente nel momento in cui la stagione è stata girata in positivo e molti dubbi sono stati cancellati possano nascere ulteriori interrogativi, legati alla ripresa di quel problema al legamento tra spalla e clavicola del giocatore più importante.

Big Ben, fino a questo momento, è stato quanto di più adatto si potesse immaginare per un attacco che è dovuto passare attraverso diversi cambiamenti durante la offseason, portati dal passaggio di consegne tra Bruce Arians e Todd Haley, equivalente allo smantellamento di una filosofia offensiva per permettere la digestione di una completamente diversa. Il quarterback ha compreso velocemente i concetti base del nuovo attacco, che ha lasciato da parte i numerosi passaggi in profondità che Arians ha portato con sè ai Colts in favore di una sorta di West Coast Offense che predilige lanci corti per una gestione ottimale del cronometro, continuando a sfruttare la sua capacità istintiva di tenere vivi i giochi muovendosi fuori dalla tasca e tenendo una più che soddisfacente precisione, di poco superiore al 66%, una delle sue migliori percentuali di carriera.

Secondo le statistiche ufficiali, inoltre, Big Ben è secondo solo a Matt Ryan per efficienza in fase di conversione aerea dei terzi down, dove il suo 47% rappresenta una percentuale da sogno per chiunque, e la sua precisione all’interno delle ultime 20 yards, dove non ha commesso intercetti nel presente campionato, è stata il motivo principale del successo dell’attacco nel rapporto tra presenze in redzone e mete segnate.

La fantastica presa ad una mano di Wallace contro i Chiefs.

All’interno di un attacco che va a cercare le zone scoperte della difesa nell’intermedio, si è altresì bene adattato il discusso Mike Wallace, protagonista di una disputa contrattuale estiva seguita al rientro nei ranghi, il quale si è drasticamente visto ridurre le chiamate in profondità togliendogli apparentemente una delle caratteristiche che ne facevano una delle armi più esplosive della Nfl, ma che sta contribuendo in maniera ottimale alla causa guidando la squadra per yards e mete raccolte, dimostrando che la sua velocità esplosiva può essere utilizzata in maniera differente ma altrettanto produttiva, come ha dimostrato la meta decisiva segnata contro i Giants nella quale il numero 17 ha ricevuto attraversando il campo per poi non essere più raggiunto.

Chi ha largamente guadagnato dalle idee messe sulla lavagna da Haley è stato senza ombra di dubbio il tight end Heath Miller, il quale è tornato di forte attualità dopo anni in cui la sua forte propensione a ricevere era stata ridimensionata dal fatto di dover rimanere quasi esclusivamente a bloccare per le corse o per garantire maggiore protezione durante lo sviluppo delle tracce profonde. Poco importa che i ricevitori non offrano numeri da capogiro, quando uno sfogo come Miller viene coinvolto con questa efficienza la continuità offensiva non può che essere garantita, ragione per la quale il tight end all’ottavo anno di servizio sembra destinato a riscrivere molti dei suoi primati personali in fase di ricezione.

Jonathan Dwyer si è rivelato un ottimale sostituto per l’infortunato Mendenhall.

Quando c’è stato bisogno di tornare alla fonte, Pittsburgh non si è certo tirata indietro, e la profondità che il roster presenta nel ruolo chiave di running back ha sorpreso molto positivamente. Alcuni dei sospetti sull’attacco ricadevano difatti sul fatto che Rashad Mendenhall doveva cominciare il campionato tra gli infortunati, dovendo quindi sopperire alla sua assenza attraverso giocatori inesperti come l’agile Isaac Redman ed il possente  Jonathan Dwyer. I due backup hanno risposto molto positivamente alla chiamata del coaching staff e non a caso il gioco di corse si è rivelato una delle caratteristiche-chiave per determinare una vittoria od un insuccesso. Quando gli Steelers hanno corso male sono difatti arrivate tre sconfitte nelle prime cinque partite, ma quando è stato trovato in bandolo della matassa la media di yards corse si è alzata prepotentemente (155 per gara nei successi contro Cincinnati, Washington e New York Giants), e non a caso la statistica è stata coincidente al momento in cui la squadra ha intrapreso la strada giusta, rendendo l’attacco duttile permettendogli di vincere sia con i nuovi schemi di Haley e sia con il caro vecchio Smash Mouth Football offensivo.

In questo contesto, la spesso discussa linea offensiva sta reggendo bene riuscendo a proteggere al meglio Roethlisberger ed aprendo contemporaneamente ottimi i varchi per il running back di turno.

La difesa sta contrastando meglio che può l’età che avanza e gli infortuni, Pittsburgh occupa le prime posizioni statistiche sia contro i passaggi che contro le corse, risultato assolutamente di non poco conto se considerata l’assenza di Troy Polamalu, l’età di elementi chiave come Casey Hampton, Larry Foote, James Harrison e lo stesso Polamalu, ed il difficile inizio di stagione per il veterano Ike Taylor in fase di copertura.

La stessa compagine sconfitta ad inizio campionato da pessime squadre come Tennesse ed Oakland ha messo la museruola all’attacco dei Giants tenendo Eli Manning a sole 125 yards lanciate in una giornata emotivamente importante per tutta la città di New York, e la qualità generale delle prestazioni è aumentata esponenzialmente negli ultimi 15 minuti, quelli decisivi, trend iniziato con la vittoria nel Sunday Night contro i Bengals, dove A.J. Green è stato tenuto a sole 8 yards ricevute seppure con una meta, e proseguito contro i Redskins creando i presupposti per un pomeriggio infernale per Robert Griffin III, che ha registrato i peggiori numeri della sua giovane carriera proprio all’Heinz Field.

Lawrence Timmons è uno dei punti di forza del reparto linebackers.

Se è vero che il fronte a tre non è più efficiente come lo era un tempo, è altrettanto vero che le giocate importanti stanno continuando a pervenire soprattutto quando l’eterno Dick LeBeau riesce a mettere sotto enorme pressione i quarterback avversari grazie ai noti blitz dei linebackers, e qui la continutà di rendimento di Lawrence Timmons e LaMarr Woodley ha recitato un ruolo di rilevante importanza. Lo stesso si può asserire per le giocate vicino alla linea di scrimmage fornite da Ryan Clark, e per l’ascesa del giovane Keenan Lewis, che si è appropriato del ruolo di cornerback titolare al fianco di un Taylor rispetto al quale ha vissuto un trend simile probabilmente dovuto alla mancanza di amalgama ed alle emergenze per gli infortuni, che l’ha portato a migliorarsi sensibilmente gara dopo gara facendo delle secondarie un reparto fisico, capace di aumentare la comunicazione in campo e di dimenticare alcune amnesie di inizio stagione costate qualche big play di troppo. Il numero di sack è molto basso se paragonato alle annate precedenti, ma la fretta con cui il regista avversario deve prendere le decisioni consente comunque alla difesa di tenergli il fiato su collo, mettendolo in costante disagio.

Mike Tomlin, dal punto di vista motivazionale il miglior allenatore che potesse arrivare a Pittsburgh per il dopo-Bill Cowher,  è riuscito a tenere alta la concentrazione anche dopo il 2-3 iniziale, non ha permesso alla squadra di cercare delle scuse per i propri passi falsi ed ha fatto capire a tutti che gli Steelers sono sempre gli Steelers, la squadra è sempre modellata per essere tosta mentalmente e fisicamente,  per essere dura come l’acciaio. Pittsburgh non ha mollato davanti a nessun ostacolo, nè davanti ad un record perdente che nel primo mese di cammino aveva troppo frettolosamente posto la franchigia tra le delusioni dell’anno ed iniziato prematuri discorsi su un ricambio generazionale soprattutto difensivo, nè davanti ad avversità come la trasferta in giornata a New York, davanti alla quale Tomlin ha aperto gli occhi dei componenti della sua formazione facendo capire loro che nella vita c’è ben peggio di un viaggio improvvisato in poche ore senza un hotel a disposizione per riposare, e che se si vuole arrivare fino in fondo bisogna affrontare al meglio ogni tipo di circostanza.

A seconda della gravità delle condizioni della spalla di Big Ben bisognerà ora mantenere lo stesso livello di intensità cercando di sopperire all’assenza come meglio si può, ed i backup degli Steelers (domenica giocherà Byron Leftwich) sono notoriamente ben preparati nel subentrare alla gestione di una partita, pur non potendo presentare l’imprevedibilità nella tasca e la precisione nei passaggi che fanno di Roethlisberger uno dei migliori quarterback in circolazione.

All’orizzonte c’è la sfida divisionale contro i rivali più odiati, i Ravens, per la prima di due faide divisionali che avranno luogo nei prossimi venti giorni. L’occasione per pareggiarne il record, dopo che Baltimore pareva aver già vinto il raggruppamento a mani basse, è molto ghiotta. Ancora una volta, Tomlin dovrà capitanare i suoi nel bel mezzo della tempesta, senza il suo uomo di fiducia.

Le prime luci dell’alba italiana di lunedì, ci diranno qualcosa di più.

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