Mezzo secolo di storia per chi compie 50 anni, mezzo secolo da leggenda se questi 50 anni sono di Mario Lemieux, il Magnifico, SuperMario e soprattutto, il più grande.

Gli esordi

Il piccolo Mario nasce il 5 ottobre 1965 a Montreal, è il minore di tre figli di papà Jean-Guy e Pierrette Lemieux. Data stellare, perché lo stesso giorno nasce Patrick Roy, altra superstella Nhl. All’età di tre anni viene spinto dai suoi fratellini a provare quello strano sport con bastone e disco, usando posate di legno e tappi di bottiglia. Se ne innamorerà all’istante.

Narra la leggenda che il padre di Lemieux costruisca una pista da hockey nel giardino, ricordiamo che siamo in Canada, l’equivalente di avere una porta di calcio o calcetto nei giardini italiani.

Lemieux inizia la sua carriera presso i Montreal Concordia ed a 15 anni sigla 124 punti in 47 partite, cosa che gli frutta l’approdo nei Laval Voisins dove prende a sassate tutti i record giovanili. Nel 1983/84, alla sua ultima stagione nelle leghe minori, segna 282 punti in 70 partite, qualcosa come 133 reti e 149 assist, decidendo con 6 gol nell’ultima partita con Laval, di superare il precedente record di Guy Lafleur con 130 gol, vincendo quella partita 16-4.

Contemporaneamente in Nhl la prima scelta assoluta andava alla peggior squadra della lega, affare tra Devils e Penguins. Pittsburgh iniziò una corsa verso il…perderle tutte, mandò via il difensore più forte, Randy Carlyle e sostituì il portiere Roberto Romano con Vincent Tremblay che in 4 partite prese 24 gol, il trucco, mai ammesso da Eddie Johnston, fu poi vietato dalla lega, il migliore oggi va a sorte tra una serie di squadre con record negativo che si giocano la cosiddetta “Lemieux Lottery”.

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Tuttavia per Lemieux fu chiaro che la prima scelta era Pittsburgh e, pur dichiarando di non aver problemi a giocare con quella squadra, il giocatore si rifiutò di stringere la mano al GM e di esibirsi nella foto con la divisa dei Penguins, in aperto contrasto con quella scelta.

Col senno di poi, il matrimonio diventò lungo perché partì col piede sbagliato.

Finalmente Nhl

Il giovane Lemieux divenne il catalizzatore del pianeta Penguins, 3.000 tifosi assistono alla diretta del draft 1984, un’enormità se paragonata alla media spettatori di Pittsburgh dell’anno precedente, circa 7.000, meno della metà della capienza della gloriosa Mellon Arena.

Fatto sta che alle 14.29 del 20 settembre 1984, al primo allenamento di Lemieux con 400 tifosi a guardarlo, il numero 66 prende il disco, primo tiro e primo gol. Si grida al miracolo.

L’11 ottobre di quell’anno al debutto contro i Boston Bruins per Lemieux fu come in allenamento, disco rubato a Ray Bourque (mica uno qualsiasi), primo tiro in porta e Pete Peeters battuto, prima vittima del Magnifico.

La prima gioia in casa arriva a dicembre, periodo in cui Super Mario regala doni ai tifosi meglio di Babbo Natale, segna a Kelly Hrudey e fa vincere i Penguins contro i Devils per 4-3.

Da rookie partecipa anche alla gara delle stelle, primo ad esserci riuscito, chiudendo poi la stagione con 100 punti (pur saltando 7 partite) e vincendo ovviamente il Calder Memorial Trophy destinato all’esordiente d’oro.

Dalla stagione dell’esordio parte la rincorsa ai record di Wayne Gretzky, quel 99 che Lemieux omaggia indossando il 66 sulla maglia e che tanti fa discutere alla voce: il più grande.

Il 31 dicembre 1985 per capodanno regala ai suoi tifosi 4 gol contro i St.Louis Blues e ci aggiunge 2 assist nella partita finita 8-4, a fine campionato è secondo nella classifica marcatori con 141 punti dietro Gretzky con 215, conquistando il Lester B. Pearson Award come il migliore della Nhl scelto dall’associazione dei giocatori.

Il 12 marzo 1987 Lemieux segna la settima tripletta in carriera e aggiunge due assist nella vittoria per 6-5 contro Quebec, con i 3 gol è il quinto nella franchigia di Pittsburgh a segnare 50 gol in stagione.

Un infortunio blocca l’ascesa di Super Mario che vede sfumare ancora i playoff, ma a soli 21 anni è selezionato in estate per giocare la Canada Cup insieme a Gretzky e Messier. La finale è una guerra contro la corazzata dell’Unione Sovietica, si va al meglio delle 3 e Lemieux segna il gol decisivo al minuto 10:07 del secondo overtime, pareggiando la serie e decidendo la gara 3 segnando su assist di Gretzky, una delle reti col boato più grande, la definitiva consacrazione del potenziale offensivo del 66.

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Wayne Gretzky, numeri alla mano, è il più grande, da 7 anni consecutivi vince l’Art Ross Trophy come cannoniere spaziale della Nhl, il 12 gennaio 1988 Lemieux affianca The Great One in testa alla classifica, poi accelera e chiude con 70 gol in stagione e 98 assist, 168 punti contro i 149 di Gratzky. La striscia vincente è interrotta e Super Mario si porta a casa Art Ross e Hart (migliore della lega), primo pinguino a farlo.

Lemieux si ripete la stagione successiva regalando perle eccezionali come 2 gol e 6 assist contro St.Louis e regalando un altro capodanno speciale ai suoi tifosi, quando il 31 dicembre 88 segna in 5 modi diversi contro i Devils, in parità numerica, in power play, in inferiorità numerica, su rigore e a porta vuota, qualcosa di mai visto prima. Come i 5 gol rifilati ai Flyers nei playoff nel 10-7 vincente e chiuso con 8 punti in totale.

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Quando anche il 1989/90 sta segnando l’epopea di Lemieux con una striscia a punti di 46 partite, un infortunio alla schiena ne chiude prematuramente la stagione, senza impedire però di vincere il titolo di mvp alla gara delle stelle, oltretutto giocata in casa e condita con 4 reti.

Finalmente Stanley Cup

Il cammino verso la coppa è pieno di sacrifici ma vale la pena, l’infortunio alla schiena peggiora diventando ernia del disco, l’11 luglio Lemieux viene operato per sistemare il danno, perdendo 50 partite della stagione 90/91. Per arrivare ugualmente ai playoff i Penguins acquistano giocatori esperti come Ron Francis, Joe Mullen, Larry Murphy e Ulf Samuelsson, inoltre il draft 1990 ha regalato un giovanotto dai capelli lunghi e dal sicuro avvenire, è Jaromir Jagr, che per inserirsi meglio dalla Cecoslovacchia è ospite per diverso tempo a casa di Mario Lemieux.

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Lemieux fa in tempo a ritornare sul ghiaccio in campionato segnando 45 punti in 26 partite, poi esplode nei playoff, segna 16 gol in 23 partite, tra cui una delle reti più belle contro Jon Casey nella prima gara di Stanley Cup, Minnesota si arrende in 6 gare perdendo in casa 8-0 (1 gol e 3 assist per il 66) regalando a Lemieux e a Pittsburgh la prima coppa della storia, grazie a 47 punti nella postseason del suo capitano.

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La schiena fa ancora male e Lemieux non completa tutta la stagione successiva, gioca solo 64 partite su 82 ma tanto basta per segnare 131 punti e portarsi a casa il terzo Art Ross Trophy.

Acciaccato in post season anche per un infortunio alla mano sinistra, Lemieux guida ancora i suoi in finale, spazzando via in 4 gare i Chicago Blackhawks, con la memorabile gara 1 rimontata da un 4-1 alla vittoria per 6-5, stesso risultato che consente in gara 4 di vincere la seconda Stanley Cup.

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Tutti pensano che il dominio non verrà mai interrotto, invece la sfiga bussa ancora alla porta di Lemieux.

Ho superato tanti difensori, farò lo stesso con il morbo di Hodgkin

I Penguins iniziano in maniera splendida il 92/93, sono una macchina perfetta, Lemieux segna in 12 gare consecutive, ha nel mirino il record di Gretzky e sa che può farcela, ma non si sente al top, il 12 gennaio arriva l’annuncio che paralizza il mondo di Pittsburgh e dell’hockey, Mario annuncia di avere il linfoma di Hodgking, una neoplasia che mette a rischio non solo la carriera di Le Magnifique ma anche la sua vita.

Costretto a lunghe sessioni di radioterapia, Lemieux salta i due mesi successivi e i Penguins mantengono il dubbio su quando rivedranno il Capitano. Come una favola, lo stesso giorno dell’ultima sessione di radioterapia al mattino ecco che Lemieux si presenta negli spogliatoi di Philadelphia per giocare contro i Flyers, appena viene avvistato parte un boato che si trasforma in standing ovation e per un giocatore Penguins in casa Flyers (ma anche viceversa) è un evento rarissimo.

Rivedere Lemieux sul ghiaccio agita la Nhl, dietro 12 punti rispetto a Pat LaFontaine ecco che parte l’inseguimento, Super Mario è come nuovo, anzi meglio di prima e che bello quando segna al rientro con Philadelphia, o quando al Madison Square Garden infila 5 volte la porta dei Rangers, facendo vincere ai Penguins la sedicesima partita di fila.

Ovviamente LaFontaine è affiancato e superato in classifica con 160 punti, 69 gol e 91 assist in appena 60 partite, media 2,67 a gara e vittoria del President Trophy, ma anche aggiungendo ai trofei individuali il Bill Masterton assegnato al giocatore esempio di perseveranza e sportività nella Nhl.

Ma gli infortuni non lo lasciano stare, il 23 luglio 1993 torna sotto i ferri per un’altra ernia, salta 48 partite poi annuncia il suo ritiro nel 1994/95 a causa del trattamento radioterapico.

Ma Lemieux è un eroe, non lo ferma neanche Hodgking, nella stagione 1995/96 ecco il nuovo ritorno, avviene sul ghiaccio di casa, quando alla presentazione della squadra parte la canzone “Simply The Best”, il faccione allegro che si presenta ha anche gli occhi azzurri, il numero 66 sulla maglia e un nome che sa del migliore, Mario Lemieux è pronto alla battaglia.

Non è tipo banale quel 66, non rientra tanto per rientrare, lo fa per dominare, 161 punti nella stagione post ritiro, 122 in quella successiva, maree di trofei individuali vinti, gol numero 600 nel palmares, poi a metà 1996/97 annuncia il nuovo ritiro, questa volta per sempre e al termine di ogni gara riceve una standing ovation, sia che sia in casa che fuori.

Pittsburgh Penguins Mario Lemieux (66) looks for the puck as Florida Panthers Geoff Smith (25) guards him in the first period of the game in Pittsburgh Saturday, Dec. 30, 1995. Lemieux scored two goals in the first period. (AP Photo/Keith Srakocic)

Tre mesi più tardi Lemieux è introdotto nella Hall of Fame senza attendere i canonici 3 anni, nono giocatore ad avere questo privilegio, il 19 novembre 1997 Pittsburgh ritira la maglia numero 66.

Fine della storia? No, il meglio deve ancora venire.

Dai papà chi è quello nella foto?

Nel frattempo della carriera agonistica di Lemieux arriva anche il matrimonio con Nathalie, nascono 4 figli, Lauren, Stephanie, Austin e Alexa. Il maschietto, Austin, farà un grande regalo alla Nhl, ma lo vedremo in seguito.

Una gestione dei Penguins scellerata a livello finanziario finì con accumulare oltre 90 milioni di dollari di debiti, chiedendo cosi ai giocatori di ritardare la riscossione degli stipendi, e la storia proseguì nel post-Lemieux, tanto che nel 98/99 avevano due alternative: o trasferirsi in un’altra città o ritirarsi dalla Nhl.

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A sorpresa spunta fuori una terza alternativa, Mario Lemieux, il più grande creditore nei confronti dei Penguins con oltre 30 milioni di stipendi arretrati, propone una cosa, trasformare i crediti in capitale sociale per acquistare la franchigia, mantenendo i Penguins a Pittsburgh.

Nella Mellon Arena quando spuntò il nuovo proprietario in tanti furono vicini ad esplodere di gioia, un Mario Lemieux in giacca e cravatta era ora l’icona più grande dei Penguins, come prima e forse, più di prima.

La vita da presidente, benché fantastica è anche noiosa, narra poi la leggenda che un piccolo Austin ormai di casa alla Mellon Arena si incantava alle foto di Jagr, nuovo capitano, ma in una di queste chiese: “Chi è il signore vicino a Jagr, quello con la coppa?”. Alla risposta “E’ tuo padre” il bimbo sorride, ma non ci crede, nel padre vede il proprietario, non un giocatore di hockey, e pare che allo sguardo stupito del bimbo in Lemieux si riaccese qualcosa, il mito era stato sfidato da suo figlio, non ricorda?Son vecchio?Bene, ho un modo unico per farlo ricredere.

Cuore di Capitano

Nel 1999/00 le cose vanno in maniera altalenante a Pittsburgh, quando poi arriva dicembre, mese in cui Lemieux ha fatto più volte Babbo Natale, si respira un’aria più frizzante del solito, gira voce che c’è un nuovo giocatore che si sta allenando, pare sia un vecchio numero 66.

Quando Lemieux indice una conferenza stampa, la gente sta col fiato sospeso come quando senti i numeri alla lotteria, Mario diventa sorridente e spiega con poche parole: “Non so se sia una sorpresa, ma i miei amici mi hanno supportato in questa cosa, torno a giocare nella Nhl” aggiungendo poi “Mio figlio Austin non mi ha mai visto giocare, torno per lui”.

In tanti, a quelle parole, avrebbe urlato come pazzi, il gioco, con Mario Lemieux, era nuovamente acceso.

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35 secondi, ecco quanto passa da quando Lemieux torna sul ghiaccio a quando arriva il gol di Jagr su assist del 66, ma il boato più grande arriva al secondo periodo, assist al centro ancora di Jagr e sassata al volo che batte Joseph, Lemieux segna e guida i suoi al 5-0 finale, come una favola, meglio di una favola.

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L’effetto Lemieux è contagioso, tutto esaurito nei palazzetti sia in casa che fuori, 76 punti in 43 partite, media più alta dell’intera lega, Pittsurgh che sogna e risorge.

Ma non è solo Penguins, il Canada non vince l’oro alle Olimpiadi da 50 anni, il selezionatore della squadra è Wayne Gretzky, il primo nome sul taccuino è quello di chi sarà il capitano, ovviamente lui, capitan Lemieux, e chiaramente arriva l’oro contro gli Usa.

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Non è tutto, nel 2004 in clima lock out il Canada partecipa alla Coppa del Mondo, quel 66 guida pur non al meglio della condizione a far vincere i suoi compagni 6 gare su 6, sollevando il trofeo da campione sotto le note, ancora una volta, di Simply The Best.

Il resto è storia recente, da proprietario si gode l’era Crosby e una Stanley Cup vinta nel 2009, unico nell’impresa di vincere sia da giocatore che da proprietario, unico come unica è una carriera che oggi santifica chi arriva al mezzo secolo.

Non un gol, ma che gol, far nascere una fondazione che porta il suo nome e che aiuta chi ha a che fare con quel brutto male, che può e deve essere sconfitto.

Stanley+Cup+Finals+Pittsburgh+Penguins+v+Detroit+M0KgFoNmbP-l

SuperMario & Playitusa

Il 27 dicembre 2000 è una data indimenticabile, per l’hockey, per lo sport in generale, per chi crede nei miracoli e…per chi vi scrive. Quando alla domanda “perché ti piace lo sport” esistono risposte come “perché esiste uno come Lemieux” suscitando un po’ di incertezza e stupore in chi riceve la replica.

Quel 27 dicembre 2000 Mario Lemieux ritornava sul ghiaccio dopo la malattia dimostrando al figlio Austin che l’omino raffigurato tra le leggende della Mellon Arena è proprio il papà, contemporaneamente nell’emisfero opposto un papà sta perdendo la propria battaglia con la malattia, cosi al figlio non resta che trovare conforto nello sport e trovare un sorriso e una serenità nella Nhl, pensando e ripensando a quelle parole che in Canada dedicarono a SuperMario: “Non esiste montagna troppo alta che Lemieux non possa scalare“. Anche per questo, personalmente, grazie Magnifico, grazie di esistere e per ciò che ci hai regalato sul ghiaccio.

Buon compleanno per il mezzo secolo da leggenda, happy b’day Le Magnifique.

One thought on “Buon compleanno Lemieux, 50 anni da leggenda

  1. Grandissimo articolo!!!
    E naturalmente immenso superMario!!!
    Anzi, com’è che non hanno ancora fatto un film su di lui??

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