I Mavs festeggiano il ritorno alle Finals!

La fine è nota, per dirla con Holiday Hall. Anzi, era nota anche prima della partita. I Thunder per ribaltare l’andamento della serie avrebbero dovuto modificare molte cose nel loro gioco, ma abbiamo visto come la poca flessibilità e la poca capacità di trovare soluzioni alternative sia stata la maggiore differenza rispetto agli esperti Mavericks, i quali hanno dimostrato di avere una grande visione di gioco e di sapersi sempre adattare alle situazioni che gli si paravano davanti.

Il perfetto meccanismo architettato da coach Rick Carlisle ha proprio in questo il suo punto di forza, che non è un macchinario perfetto ma troppo uguale a se stesso, come spesso capita ai migliori sistemi, bensì un canovaccio flessibile da adattare volta per volta secondo le necessità, cosa che può essere molto pericolosa quando si hanno in squadra stelle egocentriche e viziate, ma diventa un’arma letale quando il gruppo ha come leaders persone di grande intelligenza tattica come Jason Kidd e Dirk Nowitzki.

Gli esperti texani hanno da subito trovato le giuste contromisure per Westbrook, ma nelle prime gare hanno subito Durant ed Harden, hanno però adattato meglio possibile la loro difesa, cambiando spesso la marcatura su Durant, lasciandogli punti ma con troppi tiri, poche penetrazioni e riuscendo regolarmente a limitarlo nei finali convulsi. In più in attacco hanno sempre saputo trovare il giocatore più adatto a punire la difesa avversaria, oltre ad un chirurgico Nowitzki infatti sono stati eretti ad eroi del momento, a seconda delle situazioni, i vari Terry, Kidd, Stojakovic, Chandler, Barea, Marion, perfino Stevenson.

Fra i giovani dell’Oklahoma invece il gioco è ruotato sempre troppo attorno a Westbrook e Durant, gli unici comprimari che hanno avuto momenti di gloria sono stati Harden e Ibaka, gli altri hanno dovuto attendere le briciole. L’unico esperimento interessante, l’unico colpo di coda di coach Brooks è stato il quintetto piccolo con Maynor in regia, due guardie, Durant ala ed il solo Collison come vero lungo. L’esperimento ha portato l’unica vittoria di questa serie, gara 2 a Dallas, ma è stato rispolverato pochissimo, vuoi perchè il solo Westbrook attaccava il ferro con continuità, e non è il caso di essere troppo perimetrali contro questi Mavs, vuoi per non punire troppo il buon Russell, uno dei perni del progetto futuro di Sam Presti, e cercare di recuperarlo al meglio. In questa serie la scelta non ha pagato affatto, vedremo se pagherà nel lungo periodo. Ad ogni buon conto nel finale di questa partita coach Brooks, che si vedeva sfilare dalle dita gara e serie, ha tentato pure questo esperimento, ma non ha avuto risultati degni di nota.

Questa gara 5 per tre quarti, come di consueto, ha vissuto all’insegna dell’equilibrio e delle difese che prevalevano sugli attacchi e, come di consueto, abbiamo visto una accurata circolazione di palla dei Mavericks contro dei Thunder che provavano a cavalcare le loro giovani ed atletiche stelle.

Dalla palla a due Westbrook e Durant hanno iniziato a martellare il canestro avversario, ma i vari Nowitzki, Chandler, Terry e Barea hanno rintuzzato ogni tentativo di allungo. Harden e poi, con l’ingresso di Maynor, Ibaka e Collison, hanno dato nuova linfa all’attacco dei Thunder, quindi Westbrook ha provato a rompere gli indugi, accelerando i ritmi. Dall’altra parte però è cominciata la monumentale partita offensiva di Shawn Marion, che ha tenuto i suoi a stretto contatto.

La prima metà della gara si è chiusa così sul 55 a 52 per Durant e compagni.

Westbrook ha deciso di continuare il suo show personale, penetrando con continuità e trovando il canestro più volte, ma gli esperti avversari hanno risposto al solito modo, facendo girare palla con pazienza e trovando l’uomo più libero per un tiro relativamente agevole, che fosse Nowitzki, Terry, Kidd ma anche Stevenson o Haywood.

L’ultimo quarto è stato un chiaro esempio per capire cosa sia accaduto in questa serie. I Thunder hanno lottato con grinta e carattere per provare ad allungare la serie, ma lo hanno fatto sempre appoggiandosi alle loro due stelle. Ad un tratto è anche entrato Maynor ed è stato riproposto il quintetto con lui, due guardie, Westbrook ed Harden, Durant come ala e Collison come centro, e c’è anche stato un deciso allungo nel punteggio, ma sempre facendo girare tutto il gioco attorno a Westbrook e Durant, anzi, ora che veniva proposto come realizzatore e non come iniziatore dell’azione puntando sul solo Westbrook.

In quasi un intero quarto, fino ai minuti conclusivi, abbiamo visto tirare quasi solo Russell, con Durant che ha messo un canestro e ne ha sbagliati due, di cui uno sbagliando una schiacciata per lui agevole, un solo tiro per Harden, canestro in penetrazione, ed una schiacciata dopo aver preso un rimbalzo offensivo per Collison.

Dall’altra parte i Mavericks, anche di fronte ad uno svantaggio che si ampliava, hanno proseguito con il loro gioco, facendo circolare palla e dividendo tiri e responsabilità secondo una logica ferrea.

Quando a 4′ e mezzo dalla conclusione Kevin Durant ha realizzato il canestro del +6 attaccando il ferro sembrava che i Thunder potessero davvero allungare la serie e tornare in Oklahoma, ma ancora una volta i Mavericks hanno stretto notevolmente le maglie difensive, hanno trovato il bandolo della matassa per affrontare il quintetto piccolo, hanno aumentato la pressione ed hanno completamente mandato nel pallone gli avversari, Westbrook in testa.

Negli ultimi 4′ e mezzo infatti i Thunder hanno realizzato solo un canestro con Durant e due tiri liberi con un Westbrook, sbagliando tutto quello che era possibile sbagliare, mentre gli esperti avversari trovavano a ripetizione il canestro con Nowitzki e, soprattutto, Marion, superando in tromba gli avversari e chiudendo sia la partita che la serie sul 100 a 96.

Ove i Thunder credessero che distanza che li separa dai Mavericks sia lieve, visto che in fin dei conti abbiamo assistito a 5 partite piuttosto equilibrate, sbaglierebbero completamente. Se nei finali prevale regolarmente la stessa squadra un motivo c’è, ed è dato appunto dalle enormi differenze nel gioco. In primo luogo i Thunder esagerano con le stesse soluzioni sia offensive che difensive, facilitando le contromisure avversarie, mentre i Mavericks sono in grado di trovare soluzioni alternative, sia nel gioco che negli uomini da cavalcare. Emblematica da questo punto di vista la prestazione dei rispettivi leaders offensivi. Russell Westbrook è stato il miglior realizzatore della gara, con 31 punti, ma ha tirato a canestro ben 28 volte su 82 tiri complessivi della sua squadra, troppi anche se li avesse effettuati un realizzatore puro come Bryant o Anthony, un numero enorme dato che è riferito a colui che dovrebbe iniziare l’azione e chiamare i giochi, Kevin Durant ha segnato 23 punti, ma ha avuto bisogno di ben 20 tiri. I due, messi insieme, hanno smazzato soli 7 assist. Nel finale, poi, hanno continuato ad attaccare come sempre hanno fatto, sbattendo contro avversari che sapevano cosa attendersi e sono affondati con i compagni.

I leaders offensivi dei Mavericks, Nowitzki ed oggi potremmo dire Marion, hanno realizzato entrambi 26 punti, ma hanno avuto bisogno di 15 tiri il primo e 17 il secondo, in larghi tratti di partita hanno lasciato spazio ai compagni, ma negli ultimi minuti hanno preso in mano la situazione, prendendosi tiri logici e trascinando i compagni alla vittoria.

Difficile a questo punto dire se sarà sufficiente la maturazione del coach e delle due stelle per far fare il salto di qualità ai Thunder o servirà qualche scambio importante, di sicuro per il momento hanno dimostrato di aver tantissimo da imparare dai loro avversari.

Rick Carlisle, l’allenatore dei Mavericks, pare credere che sia sufficiente fare esperienza:

“Il loro momento verrà, questo è il nostro momento!”.

Adesso i Mavericks, dopo 5 anni, torneranno in finale, dopo quella persa contro i Miami Heat quando ormai erano i grandi favoriti. Per ironia della sorte, nell’altra finale di conference gli stessi Miami Heat sono al momento in vantaggio sui Chicago Bulls. Una stagione molto buona e dei play off trionfali però non possono certo essere sufficienti ai texani, i quali potrebbero essere ad una delle ultime occasioni, se non l’ultima, per vincere qualcosa.

Non che giocatori, dirigenti e staff tecnico non ne siano consapevoli. Le dichiarazioni di Dirk Nowitzki, Marc Cuban (il pittoresco proprietario dei Mavericks) e di Rick Carlisle paiono effettuate con la carta carbone:

“Questa è una buona giornata, ma il nostro obiettivo è vincere, non abbiamo ancora fatto nulla, dobbiamo finire il lavoro!”

“Debbo ricordare a tutti che ancora non abbiamo fatto nulla!”

“Adesso è il nostro momento e dobbiamo fare il salto di qualità!”

L’unico obiettivo è l’anello che premia i vincitori, queste dichiarazioni solo poche settimane fa avrebbero fatto sorridere chiunque, scommetto che adesso dirigenti, allenatori e giocatori di Miami Heat e Chicago Bulls non stanno ridendo affatto.

8 thoughts on “Dopo 5 anni i Mavericks tornano in finale!

  1. complimenti vivissimi ai mavs.
    e’ vero, non si e’ vinto ancora nulla ma adesso e’ il ns. momento.
    pero’ ho un sassolino nella scarpa che devo togliermi: dove son finiti tutti quegli espertoni di basket usa che non pronosticavano dallas vincente ma addirittura eliminata facile da portland o asfaltata dai lakers???
    ora su alcuni forum leggo tanti commenti dove si afferma che gli heat (visto il vantaggio 3-1 con i bulls) con il trio son molto piu’ forti di dallas, e dallas come fara’ a marcare questo o quello, che le squadre dell’est son molto piu’ forti di quelle dell’ovest…… e cosi’ via.
    ma vi ricordo cari appassionati ed esperti di nba, che dallas ha qualcosa in piu’: sta vivendo il SUO momento, e dunque gloria e onore a DIRK AND C: per il titolo di conference e per…………….
    FORZA MAVS!!!!

  2. è verissimo, prima dei PO chiunque dava i Mavs perdenti, più per un fatto storico che per valutazioni obiettive, anche se c’è da dire che in RS Peja non stava mica giocando in questo modo e Barea era piuttosto discontinuo…il più grosso passo in avanti l’ha fatto però Kidd innalzando di parecchio il livello del suo gioco, specie in difesa con un’intensità pazzesca, come solo i campioni sanno fare…da lacustre auguro ai texani di vincere, perchè se lo meritano troppo per il basket splendido che stanno giocando!

  3. bell’articolo!
    io sono un anti mavs ma devo ammetterlo che ad oggi, dopo la fine di lakers celtics e spurs, sono l’unica squadra con S maiuscola. tante opzioni e voglia ancora di + se possibile.
    sui thunder avrei aggiunto solo una cosa che mista a cuore: MA CHE PLAYOFF HA FATTO COLLISON?
    ha limitato prima Zibo e poi Dirk. ecco se i thunder arrivassero ad avere la metà dell’esperienza e del mestiere di collison e se Priestie riesce a rinnovare gli altri come ha fatto con lui ( quasi impossibile) questi si cuccano la cucuzza e tutto il cucuzzaro per la prossima lega.

  4. E’ “l’anno dei Mavs” da almeno 8 anni. Sentirlo dire anche quest’anno mi fa sorridere.
    Non tanto perchè la squadra non stia giocando bene, anzi tutt’altro (non si eliminano i Lakers e i Thunders se non si gioca bene), ma più che altro perchè dall’altra parte ci saranno gli Heat.
    Miami sta giocando una superserie contro quella che è la squadra più futuribile e meglio assortita della lega (mancano forse dei tiratori di striscia), con un James capace di dominare qualsiasi aspetto del gioco, il solito Wade, e Bosh che stupra la difesa dei Bulls che pure presenta un roster più che decente tra i lunghi.
    Dallas non mi sembra la squadra giusta per fermare l’assalto della neonata trinità cestistica.
    Se vogliono combinare qualcosa dovranno puntare tutto su Wunderdirk e sperare che la mira non gli faccia difetto.

    Succederà quello che non doveva succedere, LeBron con l’anello al primo tentativo da quando ha preso la residenza in Florida. E l’anno prossimo sarà ancora “l’anno dei Mavs”.

  5. ragazzi…i mavs giocano un grande basket è vero.. ma io ho visto con che facilità lebron e wade hanno letterarlmente spazzato via chicago nell’ultimo quarto… io dico heat favoriti..serie 4 a 2

  6. Una cosa è dire “è l’anno dei Mavs” ad Ottobre, una cosa è dirlo dopo averli visti giocare 100 partite…

  7. ahahah l’anno dei mavs credo sia stato detto al max nel 2006 (solo dopo aver battuto gli spurs ai playoff) e nel 2007 per la grande regular season…che siano 8 anni che si dice che è l’anno dei mavs forse è successo solo a casa tua JIMIBECK…
    detto questo favoriti gli heat ma credo che il 90% che segue l’nba tiferà mavs sia perchè kidd,dirk,terry,peja ecc meritano l’anello più di chiunque altro nella lega assieme a nash tra i veterani, sia perchè james a parte essere un fenomeno del gioco è anche un fenomeno da baraccone e in questo senso ha rovinato anche wade che non era mai stato un pagliaccio da circo come il prescelto.

    Gusti personali per carità, poi che james sia il più forte della lega in questo momento pocchi dubbi

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