Rappresentata da Texas, Tennessee e Louisiana, la Southwest Division è uno dei raggruppamenti più interessanti della Western Conference ed uno dei più competitivi in assoluto.

La stagione scorsa tutte le franchigie hanno partecipato ai playoff, due di queste sono arrivate al secondo turno e i Rockets hanno sfidato i Golden State Warriors nell’atto conclusivo del tabellone occidentale.

Il talento straborda ed ogni squadra presenta motivi di interesse per il prossimo anno, dai Rockets del Barba ai solidissimi Grizzlies, dai nuovi Spurs di Aldridge ai Pelicans del Monociglio fino ai Mavericks, usciti malconci dalla free agency.

HOUSTON ROCKETS

2014-15 56-26; 2′ a Ovest.
Sconfitti alle Finali di Conference da Golden State Warriors (1-4)
Coach Kevin McHale
Starting Five Jones, Ariza, Howard, Harden, Beverley
Panchina Lawson, Motiejunas, Terry, Thornton, Brewer

hi-res-eb819dbbbdf35b3a8f9763318c10780b_crop_northPunti di forza: i Rockets si presentano ai blocchi di partenza con uno dei migliori roster in assoluto, e l’attacco è guidato dalla classe purissima di James Harden. Howard è una presenza minacciosa in area e il supporting cast si fa trovare pronto per punire i raddoppi.

Punti deboli: la difesa di Houston non è impeccabile. I veri problemi però sembrano essere l’atteggiamento e la mancanza di determinazione: DH12 anche negli scorsi PO si è fatto riconoscere per errori ed orrori, tecnici e comportamentali.

Previsione: la squadra si è migliorata sul mercato, non cedendo nessuno dei pezzi pregiati (a meno che non si voglia considerare tale Josh) e andando a prendere a prezzo di saldo Ty Lawson, già candidato al Sixth Man Award, che guiderà la second unit lasciando a Beverley e alla sua difesa il quintetto base.

La partenza di Smith lascia sul piatto percentuali scadenti (40% da due, 27% da tre e 51% ai liberi..) e minuti per Motiejunas e Terrence Jones: il prodotto di Kentucky, smaltiti i problemi fisici, rimane una presenza forte nel pitturato e a rimbalzo, mentre al tiro potrà approfittare della scarsa considerazione che le difese avranno per lui, alle prese con Harden, Lawson e Howard.

La corsa all’anello passerà per le sapienti mani di James Harden, determinato a guidare la squadra ed a prendersi il premio di MVP sfuggitogli per un soffio lo scorso anno.

Howard è l’altro giocatore di riferimento: nonostante gli ormai cronici limiti caratteriali e di salute difficilmente lo renderanno mai un franchise player, dopo una stagione di alti e bassi si è presentato ai playoff in forma smagliante chiudendo con cifre importanti, 16p-14.6r-2.3stpt.

Tante volte durante l’anno il buon Dwight è stato suo malgrado l’emblema dei Razzi, cui è sempre mancato lo slancio per il salto di qualità. Durante la Summer League, a Kevin McHale è stato chiesto cosa mancasse alla sua squadra per poter puntare definitivamente al titolo: “Everybody has to get 10 percent better on our team that’s not named James Harden”. Semplice, no? 56-26.

MEMPHIS GRIZZLIES

2014-15 55-27; 5′ a Ovest.
Sconfitti alle semifinali di Conference da Golden State Warriors (2-4)
Coach Dave Joerger
Starting Five Barnes, Randolph, Gasol, Lee, Conley
Panchina Allen, Green, Carter, Wright

Punti di forza: Marc Gasol è probabilmente il miglior centro della lega per la sua capacità di essere un fattore sia in attacco che in difesa e, con Zach Randolph, forma una frontline tra le più dure in circolazione. Mike Conley è ormai nel gotha delle point guard e tutta la squadra è matura e collaudata, famosa per la difesa dura che li rende indigesti a molti avversari (4’ per efficienza difensiva nella stagione 14/15).

Punti deboli: Memphis ama giocare a metà campo un basket old school basato sull’asse play-lungo, anacronistico in una lega che sta andando in direzione small ball e tiro da tre selvaggio. Dalla batteria di ali deve uscire una produzione adeguata in termini di punti al fine di togliere pressione ai tre capitani.

Previsione: Memphis viene da un’ottima annata in cui ha dato filo da torcere ai futuri campioni NBA, con un roster affiatato e di alto livello. Joerger ha ereditato una squadra prettamente difensiva ma non l’ha snaturata, andando a migliorarne il rendimento rendendola meno estrema.

I Grizzlies sembrano avere tutto per poter puntare alla vittoria finale: profondità, equilibrio attacco/difesa, go to guy(s), efficienza e i giocatori giusti nei ruoli nevralgici. Per l’anello servono un paio di nomi in grado di produrre punti e togliere pressione ai leader tecnici, in particolare a Mike Conley, mentre Brendan Wright, arrivato nella free agency, è il lungo che qualsiasi allenatore vorrebbe avere dalla panchina.

La squadra è matura e molti giocatori sono insieme da tanto, ma spesso il confine tra l’essere maturi e pronti e l’essere bolliti e a fine ciclo è labile. Riuscirà il loro gioco “old school” a resistere e ad essere competitivo fino in fondo laddove sembra che ci si stia muovendo nella direzione opposta, ossia gioco veloce e small ball? 56-26

SAN ANTONIO SPURS

2014-15 55-27. 6′ a Ovest
Sconfitti al primo turno dai Clippers (3-4)
Coach Gregg Popovich
Starting Five Leonard, Aldridge, Duncan, Green, Parker
Panchina West, Ginobili, Diaw, Mills, Fredette, Bonner, Anderson

635799546979589215-2015-10-08-LaMarcus-AldridgePunti di forza: la firma di Aldridge ha rilanciato ambizioni ed entusiasmo di una franchigia da 15 anni sulla cresta dell’onda e nessuna intenzione di abdicare. David West dalla panchina è un lusso che poche squadre possono permettersi e si può tranquillamente scommettere sulla forma fisica, la voglia e la classe dell’infinito Duncan.

Punti deboli: le debolezze per gli Spurs sembrano essere fondamentalmente due: la panchina e, strano a dirsi, Tony Parker. Il francese, a causa di una condizione fisica quasi mai accettabile, viene dalla stagione peggiore della sua carriera e la panchina non ha un’alternativa credibile nel reparto esterni, dal momento che Fredrette e McCallum sono scommesse e per Ginobili vale lo stesso discorso di Parker.
Previsione: San Antonio è stata la grande delusa dei playoffs 2015, sconfitta inattesa al primo turno dai Clips. Popovich e i suoi però non si sono persi d’animo, blindando subito Leonard e andando a prendere il pezzo pregiato del mercato, LaMarcus Aldridge in uscita da Portland.

Gli addii più o meno dolorosi di Splitter, Belinelli e Joseph sono stati rimpiazzati dal veterano David West, che pur di indossare la casacca dei texani ha lasciato sul piatto svariati bigliettoni, e dalle scommesse Fredette, McCallum e Anderson.

Mills è al rientro da un lungo infortunio e a lui si chiederanno tanti minuti in campo nell’ambito della gestione del minutaggio di Ginobili e Parker: insieme a Green, gran difensore e attaccante più che affidabile, dovranno garantire qualità e quantità per togliere pressione ai lunghi.

Popovich ha già dimostrato una grande capacità di reinventarsi, di cambiare e plasmare il suo gioco a seconda degli interpreti e probabilmente riuscirà a fare centro anche questa volta.

Questo dovrebbe essere l’ultimo anno del nucleo storico e le transizioni, specie quando sono così imponenti, non sono mai semplici. Leonard è pronto a guadagnarsi sul campo i gradi di capitano del nuovo corso ma la sensazione è che saranno ancora una volta i vecchi, in particolare Ginobili e Parker, a fare la differenza tra una stagione normale da 50 vittorie ed una stagione vincente.

Il ticchettio dell’orologio si fa sempre più pressante e, una volta tanto, anche in casa Spurs gli esperimenti potrebbero fallire. 54-28

DALLAS MAVERICKS

2014-15 50-32. 7’ Ovest
Sconfitti al primo turno dai Rockets (1-4)
Coach Rick Carlisle
Starting Five Parsons, Nowitzki, McGee, Matthews, Williams
Panchina Barea, Harris, Pachulia, Felton, Jenkins, Evans

5eTb7vjalQPunti di forza: la solidità sui due lati del campo del nuovo arrivato Matthews, il talento di Parsons chiamato alla stagione della consacrazione e Dirk Nowitzki sono i maggiori punti di interesse, oltre che di forza, della squadra di Cuban. La squadra è cambiata molto, cedendo il leader carismatico Chandler e del top scorer Ellis, ma il nuovo quintetto sembra equilibrato e Rick Carlisle ha già dimostrato di essere un ottimo allenatore.

Punti deboli: il DeAndre Jordan affair ha pesantemente condizionato la stagione dei Mavs, sia dal punto di vista tecnico e psicologico. Deron Williams, vecchio pallino di Cuban, arriva a Dallas con quasi 5 anni di ritardo e il reparto esterni non sembra propriamente all’altezza. Lo spot di centro verrà occupato dal veterano Zaza Pachulia e dal funambolico Javale McGee: nostalgia di Tyson?

Previsione: per la prima volta da quando c’è Cuban al timone, i Mavs hanno subito il mercato, con la sanguinosa non firma di Jordan e gli addii, più o meno attesi, di Chandler, Ellis e Rondo: il roster dei Mavs 15/16 è inferiore a quello dell’anno precedente.

La stagione scorsa, al netto della sconfitta con i Rox al primo turno e dei 114 incassati ogni sera, si è chiusa nel peggiore dei modi con l’epurazione di Rondo e storie tese tra molti compagni. Monta Ellis, inizialmente a suo agio negli schemi del sosia di Jim Carrey, ha preferito accasarsi ai Pacers a causa del brutto finale di stagione e della pessima convivenza con Rajon lasciando un vuoto realizzativo non indifferente.

Matthews è un giocatore solido, un moderno difensore/tiratore da 3 che aumenta il livello difensivo ma dipende troppo dagli altri in attacco, Parsons e Nowitzki sono ottimi realizzatori ma creano pochissimo per i compagni.

Harris e Barea altro non sono che affidabili backup per Deron, che però vede gli anni migliori nello specchietto retrovisore. Pachulia porterà rimbalzi, difesa e intimidazione ma è meno forte sia di Jordan che della versione acciaccata di Chandler, McGee alternerà provini per Shaqtin’a Fool ad azioni degne del gioco.

In attesa che Parsons prenda il timone sarà ancora Dirk il leader tecnico ed emotivo della squadra: i playoff sono un obiettivo complicato da raggiungere come poche altre volte nella storia recente della franchigia, se la vedranno con le emergenti Phoenix e Utah per l’ultimo posto, Kings permettendo. 44-38

NEW ORLEANS PELICANS

2014-15 45-37. 8′ a Ovest
Sconfitti al primo turno da Warriors (0-4)
Coach Alvin Gentry
Starting Five Pondexter, Davis, Asik, Evans, Gordon
Panchina Holiday, Cole, Cunninghan, Ajinca, Perkins, Gee

ap_223310314896Punti di forza: Anthony Davis. Il licenziamento di Monty Williams, nonostante risultati superiori alle aspettative, in favore di Alvin Gentry porterà nuovo entusiasmo e un modo di giocare diverso e più adatto agli interpreti. Holiday e Gordon, trovassero continuità, potrebbero essere i giocatori in più.

Punti deboli: le maggiori perplessità riguardano le condizioni di salute del supporting cast, in particolare di Jrue Holiday e Eric Gordon. In difesa, a sentire Gentry “la cosa più importante sarà lavorare sulle penetrazioni in palleggio; dobbiamo migliorare come squadra nelle rotazioni e nella protezione delle corsie”. Giovani e atletici, dovranno lavorare soprattutto sull’atteggiamento e l’attenzione.

Previsione : in estate Anthony Davis ha firmato il contratto che lo renderà il giocatore più ricco della storia della lega, 146M a partire dalla stagione 2016/17 e Alvin Gentry ha preso il posto del silurato Williams. Gentry, l’ultimo anno assistente di Kerr nella vittoriosa campagna Warriors, è conosciuto per la sua idea di gioco veloce e la creatività degli schemi offensivi, e avrà il compito di forgiare una squadra intorno al dominatore della prossima epoca, the Unibrow. Holiday e Gordon, se la salute li accompagnerà (137 gare saltate in coppia nelle ultime 2 due stagioni), sono ottimi giocatori con punti nelle mani e che possono sposarsi alla perfezione con lo stile di gioco di Davis, mentre Evans è chiamato alla stagione della verità.

Tyreke, ormai ventiseienne, deve decidere cosa fare della sua carriera, dal momento che dopo gli squilli iniziali, viaggia sulle stesse medie di quando aveva 20 anni, 17-6-6. Norris Cole ha dimostrato di essere già un veterano e sarà utile specialmente nei finali di partita e in generale quando sostituiranno la sfera a spicchi con la palla medica (sempre che rimanga sulle rive del Mississippi); Pondexter e Cunningham sono giocatori buoni con attitudine difensiva ma non sembrano possedere lo wow factor.

New Orleans si presenta ai blocchi di partenza con praticamente la stessa squadra dell’anno scorso ma maggior consapevolezza e con l’entusiasmo generato dalla sinergia allenatore/stella: con lo smembramento di Portland e le difficoltà di Dallas, i playoff e la successiva uscita al primo turno sono alla portata. 47-35

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