Qualcos’altro poteva andare storto?
Credo sia questa la domanda più opportuna da farsi quando si da un occhio alla passata stagione. Tutti i dubbi sulla possibilità di trovare una chimica di squadra, tutte le incertezze sulla tenuta fisica dei giocatori cardine, espressi nella Preview dello scorso anno, si sono puntualmente verificate.
E così, i Lakers si sono trovati a navigare in un mare in tempesta, esonerando dopo poche partite coach Brown, chiamando (discutibilmente, a mio avviso, ma ne parleremo più avanti) Mike D’Antoni, perdendo per strada per lunghi tratti Steve Nash sino al culmine dell’infortunio monstre di Kobe Bryant il 12 aprile di quest’anno, la rottura del tendine d’Achille che tanto ha fatto temere per il proseguo della sua carriera.
Ciliegina sulla torta, l’addio di Dwight Howard, bollato dal Mamba come un giocatore “non da Lakers”, accasatosi a Houston nonostante la ben più ricca offerta presentatagli dai gialloviola….
E quest’anno? Cosa ci aspetta?
Conference: Western Conference
Division: Pacific
Arrivi: Chris Kaman (Dallas), Jordan Farmar (Brooklyn), Nick Young (Philadelphia), Marcus Landry, Shawne Williams, Xavier Henry (New Orleans), Wesley Johnson (Phoenix).
Partenze: Dwight Howard (Houston), Metta World Peace (New York), Earl Clark (Cleveland), Chris Duhon (rilasciato), Devin Ebanks (Dallas), Andrew Goudelock (NBDL), Antwan Jamison (LA Clippers), Darius Johnson Odom (rilasciato), Darius Morris (rilasciato), Troy Murphy (Dallas).
Scelte al Draft: Elias Harris (Gonzaga), Ryan Kelly (Duke).
Probabile quintetto:
G – Steve Nash
G – Kobe Bryant
F – Nick Young
F – Pau Gasol
C – Chris Kaman
Roster:
Capo Allenatore: Mike D’Antoni (College – Marshall)
Assistenti Allenatori per lo sviluppo dei giocatori:
Mark Madsen (College – Stanford),
Larry Lewis (College – Morehouse)
Preparatore Atletico:
Gary Vitti (College – Southern Connecticut State, Utah)
Un’estate così non si vedeva da un po’, dalle parti di Santa Monica. I Lakers, abituati a grandi fasti e grandi giocatori, hanno dovuto giocoforza rinunciare a pezzi importanti del passato (Metta World Peace, tagliato via amnesty e accasatosi a New York), e al tassello principale della ricostruzione che si era pensata lo scorso anno. Si parla, ovviamente di Dwight Howard che, al termine di una “struggente” telenovela, ha deciso di partire per Houston, accettando un contratto meno ricco ma sposando un progetto che lo vorrebbe (Barba permettendo) al centro del nuovo team.
Partiamo proprio da Dwight: lo scorso anno, sfumato l’affare Chris Paul e arrivato il buon vecchio Steve Nash, i Lakers puntarono forte sull’ex stella dei Magic per farne il nuovo centro, ultimo di una lunga e decennale tradizione. Vuoi gli infortuni, vuoi soprattutto le spigolature caratteriali hanno limitato fortemente l’impatto del giocatore, che non è mai sembrato a suo agio nella canotta gialloviola.
Certo, l’ambiente era quello che era, destabilizzato dalla
morte di Jerry Buss ed incerto con il sistema di D’Antoni, e si può anche comprendere (fino ad un certo punto) le perplessità di un giocatore, da sempre abituato ad essere la “prima donna” , trovatosi improvvisamente accerchiato da due santoni come Kobe e Steve…
Se a quanto sopra aggiungiamo gli infortuni di un po’ tutti i Lakers che conta(va)no, da Pau Gasol a Metta a Nash, si capisce come le fortune dei Lakers siano state ben lontane da quelle delle ultime stagioni. Arrivare ad aprile ad arrancare per un ottavo, striminzito, posto nei playoffs è davvero cosa triste, ancor più triste se per arrivarci Kobe Bryant si è tirato talmente tanto da infortunarsi seriamente al tendine d’achille.
E’ stata la parola “Fine” ad una stagione maledetta, e deve considerarsi anche come la parola “Inizio” della regular season 2013/14: andato via Howard, e con l’incertezza circa le condizioni in cui tornerà Kobe (perchè tornerà, non vi sono dubbi al riguardo), LA ha deciso di non sposare la pazza idea di rinunciare proprio al Mamba tramite amnesty (per poi rifirmarlo nel luglio 2014), probabilmente perché sarebbe stato un autogol troppo grande da far digerire ai tifosi, preferendo invece utilizzare il diabolico strumento con il contratto di MWP, che così, per poco meno di 8 milioni di dollari, non graverà sul salary cap della stagione a venire.
Via Howard e via MWP, sono stati lasciati andare anche dei corollari che non erano più funzionali al progetto, se esiste ancora, ad oggi, un progetto: via Jamison, andato dai cugini Clippers, via Murphy, Duhon e Clark.
E oggi? Cosa ne è dei Lakers? A centro area, a rimpiazzare il corpaccione di Superman è arrivato il biondo Kaman, bel giocatore qualche anno fa proprio a LA (sponda Clips) ma in accentuata parola discendente da qualche anno a questa parte. Di certo la sua presenza non sarà un ingombro per Pau Gasol che si spera possa tornare ai livelli di un paio di stagioni fa.
Altro arrivo interessante è quello di Nick Young che, vista la partenza di World Peace, andrà ad occupare presumibilmente lo spot di ala piccola. Un ritorno della serie “a volte ritornano”, invece, quello di Jordan Farmar che, dopo aver cercato fortune a Brooklyn ma ormai ai margini del nuovo progetto russo, ha deciso di tornare per fare da cambio a Nash e Blake.
Non si tratta di nuovi altisonanti, ma purtroppo tant’è. Si vedrà se sapranno integrarsi nel sistema D’Antoni e soprattutto se questo “sistema” riuscirà a funzionare con un anno di “esperienza” in più sulle spalle. Rimane, a mio avviso, il forte dubbio che l’allenatore italo-americano non sia adatto per il parco giocatori presente a LA, tanto quest’anno quanto soprattutto l’anno scorso: non basta infatti la presenza di Steve Nash (peraltro bel lontano, per forza di cose, da quello visto proprio con D’Antoni a Phoenix) se a roster hai giocatori che non fanno della velocità il loro primissimo punto di forza.
In definitiva, la stagione ormai alle porte non offre grandi prospettive: pur escludendo il tanking, non nella tradizione gialloviola, non può attendersi dai Lakers un grande risultato. Sarà soddisfacente arrivare ai playoffs, pur consci che ad oggi, nella Western, di team ben superiori se ne contano su più di una mano.
Il grande interrogativo, e al tempo stesso la grande speranza, sarà il ritorno di Kobe: la riabilitazione sta proseguendo bene, almeno stando alle fonti ufficiali, e addirittura si è vociferato di un possibile debutto nella opening night. Un suo rientro in buone condizioni sarà senz’altro di grande impatto sul morale di un team che, prima o poi, dovrà affrontare il tema ricostruzione.
Un argomento che verrà probabilmente trattato la prossima estate, quando accanto ai grandi free agent che affolleranno il mercato, ci saranno soltanto i contratti di Nash, Sacre e del rookie Harris a gravare sulle casse gialloviola.
Laureato in Legge, appassionato di basket e fotografia, guardo la vita attraverso un obiettivo e con la palla a spicchi in mano…
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Mah, sarà inevitabilmente un anno di transizione con, poi, la possiblità di sfruttare i tanti contratti in scadenza per liberare spazio salariale e firmare uno o due free agent di peso (vedi Melo che ha già deciso di voler sondare il mercato nel 2014). E’ ancora presto per parlarne, ma credo che, tra un anno, potremmo vedere con questa maglia solo Nash, Kobe e Nick Young ed ho forti dubbi sul primo. La ricostruzione è appena partita e bisognerà azzeccare le mosse giuste se si vorrà subito riportare in auge il nome della squadra, ma sono fiducioso su Mitch che ci ha già abituato a grandi prodezze in passato.
Per quanto riguarda D’Antoni, ho sempre sostenuto che non sia un allenatore da Lakers, per quanto possa apprezzare il suo gioco e le sue idee. Se poi ci mettiamo questi giocatori, beh non vedo proprio come possa sviluppare il cosiddetto run’n’gun e c’è il rischio di vedere la panchina saltare molto presto.
Esatto… la mia grande perplessità è perché averlo scelto come capo allenatore con un parco giocatori del genere… per una volta le strategie dei Lakers, complice anche la decisione di Howard, sono state sballate.
ma sono l’unico che invece pensa che i PO siano alla loro portata?? vero che sono mal costruiti, kobe, l’8seconds e tutto il resto, pero di squadre “piu scarse” o almeno con cui giocarsela io ne vedo.. SULLA CARTA davanti ci sono okc, lac, hou, gsw, sas e mem… sempre sulla carta se la giocano con tt le altre…. e se per sbaglio un paio dei comprimari o un rookie becca la stagione giusta…
(“se” e i “sulla carta” non restano cmq concetti su cui fare una squadra, su quello son d’accordo..)
condivido tutto l’articolo. avrei solo posto l’accento sulla sciagurata, secondo me, perdita di clark che è stata l’unica nota positiva (peraltro fortunosa dato che ha giocato quando tutti erano rotti) della scorsa stagione.